SIENA.Da un gruppo di docenti dell’IIS Sarrocchi riceviamo e pubblichiamo.
“Sarebbe giusto, entrando in classe, dedicare attenzione costante al valore che la PACE deve avere nella vita di ogni essere umano e a qualsiasi latitudine, ma ciò si rende oggi addirittura indispensabile: come possiamo tacere, tra di noi e con studenti e studentesse, se l’anno scolastico è iniziato in uno scenario europeo e mediorientale ulteriormente compromesso?
Il Collegio Docenti è innanzitutto una comunità educante, chiamata tra l’altro a un rinnovato impegno per l’Educazione Civica: se non vogliamo che tale richiamo si esaurisca nella mera compilazione di un monte ore in una griglia, non possiamo tacere.
In questa sede e nelle classi vorremmo esprimere la nostra solidarietà alla popolazione ucraina, che dentro la nostra Europa vive in stato di guerra ormai da troppi anni, e dichiarare la nostra dolorosa indignazione per ciò che sta avvenendo in Palestina sotto i nostri occhi.
La PACE, per essere davvero tale, non può che affondare le proprie radici nella giustizia sociale, economica e politica, nel rifiuto delle persistenti logiche coloniali equindi in quello di ogni discriminazione e gerarchia tra i popoli. Se la nostra missione educativa mira a formare cittadini attivi e critici, essa ci deve spingere a uscire dall’indifferenza e dall’individualismo, a promuovere il senso di comunità coinvolgendo le studentesse e gli studenti, incoraggiandoli a ritrovare il senso del bene comune, della pace e della giustizia, che sono valori fondamentali per la vita,oltre che per la sopravvivenza, di ciascuno di noi.P
er questo motivo oggi sentiamo il bisogno di fermarci e di riflettere insieme in particolare sulla drammatica situazione che ormai da anni vivono la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, territori già provati dalla progressiva occupazione, deportazione e segregazione compiute ai danni della popolazione palestinese. E se ora assistiamo anche alla distruzione materiale e morale della Striscia, ciò è stato possibile non solo per la potenza militare dello Stato di Israele, ma anche per quella sostanziale indifferenza dell’Occidente, non priva tuttavia di interessi economici e geo-politici, e per il mancato rispetto delle norme del Diritto Internazionale.
Sarà la Storia a stabilire se lo sterminio del popolo palestinese sia stato o no un genocidio: il massacro indiscriminato di civili inermi ha generato una crisi umanitaria, che ne assume di fatto i contorni, quali che siano le ragioni politiche o militari addotte, tutte comunque in contrasto con il Diritto Internazionale.
Che cosa ne sarà di quel Diritto Internazionale che abbiamo faticosamente costruito dopo la tragedia delle due guerre mondiali e di cui siamo andati tanto fieri? Quali sono le responsabilità dell’Occidente e del suo recente passato coloniale? Che cosa produrranno domani, per tutti noi, l’odio, l’ingiustizia e il disprezzo per la vita umana cui oggi assistiamo? Si tratta di temi concreti e importanti sui quali ci si dovrebbe impegnare a scuola se si vuole stare dalla parte di chi ha detto “non in mio nome” e ha fatto quanto poteva per opporsi.
Vogliamo richiamare la nostra comunità educante ad aprire le finestre della scuola e a guardare anche fuori di esse, oltre le LIM e le pagine dei libri, insieme alle studentesse e agli studenti per insegnare loro che davvero “la Storia siamo noi”. Con questo documento:
– condanniamo fermamente ogni forma di violenza perpetrata nei confronti di un popolo inerme, ribadendo che nulla può giustificare la strage di civili innocenti
– esprimiamo solidarietà verso le vittime colpite da questa tragedia- chiediamo con forza il rispetto del Diritto Internazionale, l’immediata cessazione delle ostilità e la ricerca di soluzioni pacifiche che pongano al centro la dignità e i diritti fondamentali di ogni essere umano- rivendichiamo il dovere morale ed educativo di testimoniare la complessità dei fatti, affinché le nuove generazioni comprendano che la vita umana è sacra e che il silenzio davanti all’ingiustizia equivale a complicità
– auspichiamo che questi principi trovino applicazione concreta nella prassi didattica del nostro Istituto.
Si tratta di una presa di coscienza umana e civile, oltre che politica nel senso più alto del termine: di fronte alla barbarie, anche restare in silenzio è una scelta politica, ma in un senso tragico, che tanta Storia ha già condannato.






