Una osservazione in 10 punti. "Siena ha bisogno di un progetto radicalmente diverso: integrato nella città, attento a chi la abita, capace di redistribuire ricchezza, potere e responsabilità"

SIENA. Il Piano Strategico del Turismo 2024–2030, appena adottato, è un documento tecnicamente ordinato, ma nella sostanza si rivela autoreferenziale e conservatore. Non affronta con serietà le vere sfide urbane, sociali e ambientali che Siena ha davanti.
Il Movimento Per Siena presenta una critica politica in dieci punti.
1. Ideologia mascherata da neutralità
Il linguaggio è infarcito di termini tecnocratici – “eco-destinazione”, “cabina di regia”, “co-creazione”, “benessere comunitario”, “sistema integrato di stakeholder” – utili solo a celare l’assenza di scelte coraggiose. Si invoca partecipazione e sostenibilità senza affrontare le condizioni reali per renderle concrete. È un consenso artificiale, senza conflitto, mentre la città resta ferma.
2. Partecipazione finta, potere concentrato
Si cita un ampio numero di soggetti consultati, ma il potere resta nelle mani del Comune, che controlla la regia. La partecipazione, descritta come “virtuosa”, è in realtà rituale e priva di vera dialettica. Una governance di facciata.
3. Nessuna analisi strutturale
Il piano riporta dati (oltre un milione di presenze nel 2022) ma non valuta l’impatto su caro-affitti, precarietà lavorativa, vivibilità del centro. Si condanna il turismo “mordi e fuggi” senza proporre regole o strumenti concreti. Nessuna responsabilità assunta.
4. Le questioni cruciali restano fuori
Si parla di destagionalizzazione senza ridurre i picchi stagionali; si riconosce il boom degli affitti turistici senza prevedere regolazioni; si cita la congestione da bus senza introdurre limiti. L’“eco-destinazione” resta uno slogan.
5. Assenza di visione urbana e sociale
Il turismo è trattato come comparto isolato, senza connessioni con temi decisivi: spopolamento del centro, giovani e studenti, lavoro povero, emergenza abitativa. Si insiste sull’“attrattività” ignorando chi vive a Siena.
6. Privatizzazione mascherata
La DMO (Destination Management Organization) pubblico-privata viene presentata come innovazione, ma è di fatto una cessione di potere a soggetti privati, senza garanzie di trasparenza o controllo democratico. Le decisioni rischiano di passare nelle mani di pochi.
7. Analisi dei rischi senza azioni
Si elencano “rischi globali” – crisi climatica, polarizzazione sociale, disinformazione – senza tradurli in misure operative. Nessuna azione incisiva su ambiente, tecnologia, lavoro. È consapevolezza simulata.
8. Sostenibilità di facciata
Il richiamo agli standard GSTC (Global Sustainable Tourism Council) sembra più un’etichetta che un impegno reale. Mancano obiettivi ambientali misurabili, vincoli e indicatori seri. È greenwashing istituzionale.
9. Cultura ridotta a cornice turistica
La produzione culturale contemporanea è assente. La cultura è usata come scenografia per il turismo, senza spazio per ricerca, creatività e autonomia. Il patrimonio vivo della città resta invisibile.
10. Documento rassicurante, non strategico
Non è un piano di trasformazione, ma un esercizio di gestione dell’esistente: niente scelte impopolari, niente visione, niente rottura. Un testo pensato per non disturbare.
In sintesi
Il Piano Strategico del Turismo 2024–2030 è:
- burocratico nella forma,
- conservatore nei contenuti,
- ideologico nel linguaggio,
- inconsistente nelle proposte,
- irrilevante per chi cerca giustizia urbana, ambientale e sociale.
Siena ha bisogno di un progetto radicalmente diverso: integrato nella città, attento a chi la abita, capace di redistribuire ricchezza, potere e responsabilità.
Serve un piano che non tema il conflitto e scelga il futuro. Questo non lo è.
Per Siena