Partenza a rilento nel primo giorno: 928 adesioni

SIENA. L’ad di Mediobanca Alberto Nagel ha confermato le proprie critiche alla proposta di Siena, definita “anomala”, e punta il dito contro il governo, ancora il principale azionista di Mps. Tale posizione altera gli equilibri dell’operazione, afferma. Nagel difende il fortino con le unghie e con i denti e spara bordate contro gli “assalitori”.
Per l’ad esiste il conflitto d’interessi sulla posizione del Tesoro: “In questa vicenda – dice – il governo ha molteplici ruoli: maggiore azionista, controllore di fatto del consiglio, utilizzatore del golden power. Questo ha fatto sì che diversi attori in Italia, direttamente o indirettamente, decidessero di sostenere questa operazione”. E giudica poco credibile che l’operazione sia stata orchestrata in piena autonomia dal vertice di Mps, poiché “la transazione è stata preparata e sostenuta da tutti i principali azionisti, governo compreso”.
Esiste poi, secondo Nagel, anche una serie di anomalie strutturali: l’assenza di un “premio” sull’offerta, considerata poco conveniente; il fatto che Mps sia “significativamente più piccolo” rispetto al target Mediobanca; la presenza degli stessi azionisti rilevanti su entrambi i fronti della trattativa. “Non siamo di fronte ad un’operazione amichevole, ma nemmeno ostile secondo la prassi delle classiche Opa: qui l’anomalia è l’incrocio delle partecipazioni, il valore della proposta e la relativa modesta taglia di Mps rispetto a Piazzetta Cuccia”.
Polemica anche la posizione sulla situazione del Monte dei Paschi: “Negli ultimi 20 anni Mps ha richiesto oltre 25 miliardi di euro di aumenti di capitale sotto forma di aiuti pubblici. Nell’ultimo decennio la quota di mercato è diminuita, le performance positive sono state sostenute dagli alti tassi di interesse, mentre la qualità dell’attivo resta un motivo di preoccupazione”.
Nagel ha quantificato in circa 460 milioni di euro — fino a 665 milioni in caso di mancata fusione — l’impatto negativo sull’utile netto di Mediobanca, senza benefici in termini di Dta, e ha avvertito che la transazione rischia di “indebolire Mediobanca” producendo “dissinergie” e “diluizione di valore”. La “guerra” continua.