La Fondazione festeggia 30 anni e i vuoti di memoria

di Augusto Mattioli
SIENA. 2008: 5,7 miliardi. 2016: 421 milioni. Oggi 580 milioni. Dietro questi dati c’è la storia di un fallimento della gestione di un ente, la Fondazione Mps, che ha rischiato di chiudere, dopo scelte sbagliate della classe dirigente senese sulla Banca più antica del mondo. Una storia arcinota. Ma senza assunzioni di responsabilità.
I vertici di oggi della Fondazione hanno celebrato i trentanni della sua attività. Sottolineandone, come ha fatto il provveditore Marco Forte, la crescita, anche se lenta. Ovviamente la celebrazione si è fermata all’attualità.
“Auspico che gli storici – ha detto il presidente Carlo Rossi – sapranno ricostruire i dettagli di una stagione per certi versi ancora da decifrare”. Già, da decifrare. Non ci sarebbe bisogno di storici, che – magari tra trenta o quaranta anni – prendano in mano il dossier. I protagonisti di quella stagione, politici di maggioranza e di opposizione, amministratori vari, sono, per loro fortuna, in maggioranza ancora vivi e vegeti e potrebbero iniziare il cammino della chiarezza, che in questi anni non hanno percorso. Finora è stata una speranza vana.