
di Giulia Tacchetti
SIENA. Il 21 maggio, nella Sala Italo Calvino del S. Maria della Scala, la direttrice Chiara Valdambrini, il presidente Cristiano Leone, l’artista Jacob Hashimoto, la curatrice della mostra Raphaëlle Blanga e l’architetto Luca Molinari presentano la mostra Path to the Sky (dal 22/05 al 30/09) prodotta ed organizzata dalla Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, in collaborazione con la galleria Studio la Città e con il supporto di Immagine Studio.
Nel primo pomeriggio si apre il talk pubblico su “Santa Maria della Scala ed il suo futuro” dedicato alle architetture pubbliche del Complesso Museale. Protagonista l’architetto Molinari, in dialogo con i rappresentanti dei tre studi di architettura Odile Decq, Studio Lan di Umberto Napolitano e Hannes Peer, chiamati a partecipare al concorso di idee per sviluppare i tre distinti interventi da realizzare all’interno del Complesso Museale. Per primo interviene Cristiano Leone dichiarando che l’occasione della mostra di Hashimoto concretizza tutta una serie di azioni stabilite dalle amministrazioni. La prima decisione è quella di non accogliere più mostre “sconnesse” con il S. Marisa della Scala, ma di costruirle dall’interno con un senso profondo in dialogo con l’ambiente che le ospita. La direttrice Valdambrini sottolinea la difficoltà di realizzazione della mostra e per il numero di persone impiegate e come chiave di lettura di messaggi profondi . Interviene la curatrice Raphaëlle Blanga, chiamata dal Sindaco per una consulenza sulla programmazione di Arte Contemporanea per il Museo, che spiega il progetto espositivo, cioè una serie di opere dell’artista americano, provenienti dalla Galleria Studio la Città. Per primo descrive l’installazione site-specific dal titolo Path to the Sky, che dà il nome alla mostra, maestosa e leggera nei suoi 17 metri di altezza e 400 metri cubi di volume, che occupa lo spazio della “corticella”. La scultura fluttuante composta da migliaia di aquiloni fatti a mano in carta giapponese e bambù legati da fili sottili di dacron, invita a sollevare lo sguardo verso l’alto, potremmo dire dalla terra al cielo. La delicata cascata di piccoli aquiloni, che si spostano al più impercettibile movimento d’aria, unita alla sinfonia dei colori producono nel visitatore un forte senso di serenità, calma, occupando uno spazio antico, attraversato da pellegrini in cammino, con cui riescono a dialogare: dalla cura del corpo a quella dello spirito, dalla terra al cielo. Hashimoto si è immerso in questo ambiente per realizzare un’opera per il S. Maria, monumentale, di circa 3.000 aquiloni, omaggio a tutte le anime che sono passati per questi ambienti, creando un’ interconnessione con tutte le persone che hanno transitato e transitano per questi territori. Secondo la curatrice la “corticella” si presenta come un luogo in collegamento fra la parte antica (archeologica e conservativa) e quella più moderna con le esposizioni. L’opera di Iacob è una metafora di questo spazio, piccolo, di transito e di accoglienza. E’ un percorso nella nostra vita, dalla cura al cielo, tutti insieme, come i letti nelle grandi stanze del vecchio Spedale. Le altre opere dell’artista sono esposte nella “strada interna”, luogo connesso al precedente: l’erba, le nuvole, le onde compongono i quadri a muro realizzati con molteplici strati di aquiloni che si sovrappongono, per creare al contempo un’immagine densa ed ariosa , di paesaggio ed astrazione, tra pensiero e forma, tra l’artigianato ed il tecnico.
Dopo l’intervento dell’artista, che ripercorre il cammino del suo arrivo a Siena, il Presidente pone all’attenzione dei presenti un grosso problema, quello dell’architettura del S. Maria della Scala, dove ancora esistono spazi non ben identificati; si parla di 18.000 mq. da recuperare ed usufruire. Occorre prendere subito una decisione: a meno di cinquanta anni dal progetto dell’architetto Guido Canali per la riqualificazione del S. Maria della Scala non è stato fatto granchè. Noi ci siamo posti il problema di una vera riqualificazione e di trovare spazi per la comunità. Si occuperà di questa rigenerazione architettonica l’architetto Molinari a cui viene data la parola. Questi esordisce con dei numeri, che rendono immediatamente chiara la consistenza del problema: Parigi, una città di oltre 2 milioni di abitanti, ha il Centre Pompidou con i suoi 45.000 mq.; Siena, con circa 50.000 abitanti, ha il S. Maria della Scala con 38.000 mq.. Individuare gli obiettivi, le strategie, le attività, le risorse ed i soggetti coinvolti diventa urgente. Oggi si preferisce usare il termine masterplan, per indicare le linee guida per costruire progetti, per ridefinire le funzioni e le relazioni dello Spedale. Progettualità condivisa con altri tre studi, noti nel panorama architettonico: Odile Decq, Studio Lan di Umberto Napolitano e Hannes Peer. Ognuno di loro nel rispetto dell’identità del S.Maria della Scala presenterà tre visioni autonome in un unico disegno d’insieme. Non più il Deus ex machina, che risolve, ma una collaborazione, aprendosi ad una logica concreta, modulare, in cui tutti trovano uno spazio, o meglio un’accoglienza, la cifra di sempre del S.Maria della Scala, dai bambini, agli adulti, agli artisti. Sinteticamente sono due grandi linee guida, una fascia pubblica orizzontale: book shop (libri e gadgets), biglietteria. L’altra, in verticale, riguarda l’area museale, con mostre permanenti e non. Un’ area per Siena, per la comunità (eventi, festival) con un ingresso autonomo; un’altra area dedicata alle ricerche didattiche, alle innovazioni. Il piano strategico punta ad individuare macro ambiti spaziali e funzionali. Il museo oggi è una casa per la comunità, luogo di tutti, non solo di conservazione. L’architettura è un organismo vivente , cambia con noi, con i nostri desideri. Il S. Maria della Scala ha altre esigenze rispetto a 40 anni fa, è necessaria una rigenerazione non solo fisica, ma anche economica. E’ un esoscheletro funzionale, è una macchina urbana, dove tutti trovano accoglienza. Questa è la visione futura del grande complesso museale, che troverà un primo grosso ostacolo, il costo delle imprese e degli operai. Noi speriamo fortemente che tutte le amministrazioni partecipino, senza porre ostacoli e che numerosi siano gli sponsor del progetto.