Folta platea all'incontro organizzato dal Fatto Quotidiano su invito degli studenti italiani in Inghilterra
di Viola Caon
LONDRA. Secondo il parere di alcuni esperti televisivi, le televisioni portano a Silvio Berlusconi il 5-6% dei suoi voti. Considerando che il PdL non ha mai preso più del 20% e in coalizione mai neanche il 40%, questo significa che probabilmente senza televisioni Berlusconi non avrebbe mai vinto una sola elezione.
“Senza televisioni, sarebbe in galera come tutti i suoi compagni che non sono sopravvissuti a Tangentopoli”. Durante il dibattito alla London Metropolitan University, Marco Travaglio non ha risparmiato colpi, come al solito, al Presidente del Consiglio.
Nel primo incontro organizzato dal Fatto Quotidiano a Londra, intitolato “Gli italiani sono migliori del loro primo ministro”, il giornalista ha condotto un interessante, acuto e spietato dialogo con la platea di italiani accorsa ad assistere.
Organizzato dagli studenti italiani dell’Università inglese, l’evento prendeva spunto dalla copertina dell’Economist che ha fatto il giro delle principali testate italiane la settimana scorsa: “L’uomo che ha fottuto un intero paese”, recitava il titolo in riferimento all’articolo principale. John Prideaux, autore dell’articolo, era anche lui presente alla discussione: “Sì, penso proprio che gli italiani siano migliori del loro primo ministro”, ha detto durante il suo intervento.
Ma Marco Travaglio ha sottolineato che non è scontato e che anzi da 17 anni a questa parte – ovvero per tutta la durata dell’era Berlusconi – si è diffusa l’idea che gli italiani non solo si meritino Berlusconi perché l’hanno eletto 3 volte su 5, ma che addirittura siano berlusconiani.
“Questa è assolutamente una bugia – dice Travaglio – Berlusconi non ha mai vinto con il 51% dei voti. Questo significa che solo una parte – e ristretta per giunta – degli italiani lo hanno scelto. Il resto, una parte consistente della popolazione, se l’è ritrovato tra capo e collo. Il giorno che il PD lo scopre siamo a cavallo!”
Colpa anche dell’opposizione dice Travaglio, che siccome non è stata capace di costituire un’alternativa per il paese si è messa a inventare un poco credibile berlusconismo light di sinistra. E ha perso. Come al solito Travaglio, che ultimamente è stato anche accusato di comunismo, ma che in realtà è noto per essere un moderato di destra, non vede particolari differenze tra destra e sinistra e anzi auspica che “caduto Berlusconi, si porti dietro anche l’opposizione di sua maestà che gli fa da contraltare come in un castello di carte”.
In realtà, dice Travaglio fortemente appoggiato da Prideaux, l’Italia ha moltissimi problemi, legati spesso solo in parte a Berlusconi. Norme precise su legittimo impedimento, ineleggibilità e incompatibilità, un’opposizione degna di questo nome e una stampa degna di questo nome sono le cose che mancano all’Italia secondo Travaglio perché l’Italia sia una democrazia.
“La stampa italiana è una vergogna per chiunque si voglia chiamare giornalista. Eccome se le televisioni hanno fatto la storia del nostro paese negli ultimi vent’anni!” dice. “La stampa ufficiale è tutta incastrata in una sorta di Truman Show: quello che c’è dentro lo spazio illuminato dalla televisione esiste, quello che è fuori no”.
Colpa anche di un’arretratezza ancora in Italia nell’uso della rete: la televisione è ancora nel nostro paese il mezzo principale di informazione e quello che si muove in rete è ancora lontano dall’essere fonte primaria di notizia.
Tuttavia, molti analisti politici hanno evidenziato l’importanza giocata nell’ultima tornata elettorale da face book.
“Gli italiani si stanno organizzando – ha detto Travaglio – Molto di queste elezioni è stato giocato sulla rete. Berlusconi sulla rete non esiste. In una delle sue ultime sparate contro Anno Zero ha detto che aveva visto la puntata registrata in VHS. Vi rendete conto?”
Oltre a questo ordine di problemi, John Prideaux ha anche messo in guardia la platea dal problema economico. “L’Italia ha un grosso problema nel settore economico – ha detto il giornalista dell’Economist – Il vostro paese al momento sta fondamentalmente perdendo tempo e rischia di finire come la Grecia”.
Dopo il discorso di Travaglio la platea si animata in un dibattito vivace e partecipato che si è conclusa con la nota di speranza per cui “speriamo di poter tornare in un’Italia migliore”, come ha detto un ragazzo dal pubblico.