Il coordinatore regionale è critico in particolare sulla responsabilità della Regione Toscana

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FIRENZE. Con un articolo che sarà pubblicato domani su “Il Giornale della Toscana” il coordinatore regionale del PdL, on. Massimo Parisi, interviene sulla crisi del Monte dei Paschi di Siena e sul piano industriale, all’indomani dello sciopero. Parisi mette l’accento sul preoccupante silenzio che sta circondando la vicenda, nonostante la sua centralità per la vita economica e sociale della nostra Regione: “Inutile discuterne. Inutile scioperare: sulle sorti di quella che è la prima banca toscana, che in questa regione detiene circa il 20% del mercato con oltre 500 filiali e rilevanti partecipazioni (per dirne una il Monte dei Paschi è il principale azionista privato di FidiToscana), non è alle viste un dibattito pubblico non dico sulle responsabilità del passato, ma neanche sulle strategie per il futuro”.
Parisi è critico in particolare sulla responsabilità della Regione Toscana: “Ci saremmo aspettati che di fronte ad una problematica che coinvolge un così grande numero di persone il presidente Rossi, mobilitasse uno straccio di assessore al lavoro. Un silenzio ancora più grave se si pensa che la Fondazione ha conseguito nel 2011 una perdita di oltre 300 milioni di euro. Stupisce come le parole del ministro dell’Economia su Repubblica del 23 luglio siano cadute nel vuoto pneumatico del dibattito politico regionale: eppure l’attacco alla Fondazione era senza precedenti. Un colpo da ko, su cui si potrebbe anche concordare se non fosse che suona singolare una bacchettata di questo tipo nei confronti della sola Fondazione e non della Banca, i cui vertici per anni hanno operato in un intreccio indissolubile con i vertici della città, del partito egemone, a cominciare dal sindaco ‘breve’, quel Franco Ceccuzzi che prima di fare il sindaco è stato parlamentare e segretario del pd. È di tutta evidenza poi che la Fondazione ha esercitato il suo ruolo semmai subendo le scelte della Banca. La tesi contraria – che pure sarebbe logica dato il ruolo di azionista di controllo – è francamente insostenibile se anche di Siena si conoscesse soltanto il Palio”.
Parisi entra anche nelle dinamiche del piano industriale ed esprime dubbi sulla essenzialità della prevista riduzione del personale (4.600 esuberi): “Che senso ha incaponirsi su un provvedimento (quello del taglio del personale) la cui incisività appare tutto sommato non decisiva? La quantificazione dei risparmi ottenibili è tutto sommato modesta a fronte di un piano industriale che si propone di restituire i Monti Bond (3,9 miliardi di euro) e conseguire al 2015 utili vicini ai 700 milioni di euro”. Il piano industriale prevede anche una significativa contrazione degli impieghi cioè del denaro prestato alla clientela: “Considerato che in Toscana la quota complessiva di mercato detenuta attualmente dal Monte dei Paschi supera il 20%, la questione ha forse una sua consistenza sociale ed economica anche per la nostra regione. Ed è strano che dal fronte politico e magari da chi fino a ieri protestava giustamente per la contrazione del credito alle piccole e medie aziende non si sia alzata una qualche voce, magari anche solo per chiedere qualche chiarimento”. A preoccupare sono anche le ripercussioni di una eventuale non tenuta del piano sul fronte degli assetti proprietari:
“Anche questa eventualità ha forse una qualche ricaduta locale dal momento che per come è messa la Fondazione e per il valore attuale delle azioni, la possibilità che la banca perda definitivamente ogni riferimento locale è conseguenza non auspicabile ma possibile”.