Intesa S. Paolo traccia le linee-guida?
di Red – foto di Corrado De Serio
SIENA. Il 30 maggio, con il titolo MPS a 0,199 euro sembrava di essere tornati all’8 di gennaio e che 5 mesi e un nuovo consiglio di amministrazione, con la novità della figura dell’ad prima inesistente, fossero passati inutilmente. Vero è che il giovedì c’è stato un piccolo recupero, superando con+1,26% quella soglia psicologica dei venti centesimi che tanto vuol dire per il morale dei senesi.
Ma non si può nascondere il fatto che il 5 marzo 2012 l’azione valeva 0,4240 prima che il Tesoro autorizzasse (7 marzo) la Fondazione a dare il via alla svendita del 15% che ne ha segnato il tramonto definitivo. E lì si esaurì anche l’effetto Profumo sul Monte. I mercati hanno pesato la banca senese ed evidentemente hanno trovato molti motivi per non sostenere la quotazione del titolo. E’ evidente che in giro c’è poca fiducia sul piano industriale dell’ad Fabrizio Viola, che deve vedere la luce in tempi stretti e senza risultati concreti già arrivati.
E lasciamo perdere i problemi della città: ormai il cordone ombelicale è stato reciso, siamo ritornati una città normale, le disgrazie del bilancio consuntivo e del sindaco non interessano la borsa perché certi avvenimenti non sono in grado di incidere o modificare il percorso di Rocca Salimbeni.
Intanto, mentre la direzione sindacale unitaria nella banca stenta a comprendere la situazione del gruppo e i tagli che si stanno preparando, si stanno muovendo le strutture sindacali periferiche che hanno capito, come avevamo già riferito, che banca Intesa San Paolo sta facendo da apripista a quello che succederà all’interno di MPS. E’ il caso del volantino unitario delle segreterie di Firenze che – dopo l’incipit “Le OOSS di Intesa San Paolo hanno confermato la mobilitazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo, con l’avvio delle procedure di legge per lo sciopero contro l’intransigenza aziendale che mostra indisponibilità ad illustrare le modifiche al Piano d’Impresa; ANNUNCIA la chiusura di 1.000 filiali; MINACCIA pesanti interventi su ferie, ex festività, straordinari, taglio di salario attraverso riduzione di giornate lavorative.” – mette in guardia i montepaschini sul pericolo di una guerra “tra poveri” ovvero tra dipendenti delle due aziende bancarie per accaparrarsi la clientela, mentre sul posto di lavoro li attende una drastica riduzione di stipendio a causa dei contratti di solidarietà.
In Intesa Sanpaolo i rapporti azienda-sindacati sono pressoché nulli e la procedura di conciliazione presso l’Abi è stata annullata. La certezza è la volontà di procedere alla chiusura di ben 1000 filiali (che nel precedente piano industriale di Corrado Passera era di soli 400 sportelli), riservando il personale in esubero alla lettura della legge in approvazione alle Camere, che vale anche per gli esodati (la cosiddetta riforma Fornero). Ma chiusura sportelli e esodo dei dipendenti non sono negoziabili secondo l’azienda: e considerato che quelli che rimarranno in servizio già da luglio avranno l’orario di lavoro dilatato anche al sabato e il taglio delle retribuzioni attraverso la riduzione delle giornate lavorative, non c’è bisogno che a Siena ci si domandi cosa vogliano fare in Direzione generale…
L’apripista Intesa sta preparando una strada fin troppo chiara. Viola, come Profumo, passa per essere un abile e deciso TAGLIATORE di teste. Chi ne guadagnerà sarà – come sempre – il valore del titolo: da che mondo è mondo, i tagli al personale, che corrispondono quasi sempre a un aumento degli utili per i soci di una impresa, sono ben visti dagli analisti finanziari e dai loro clienti investitori.