Ma senza crescita economica il risanamento può rivelarsi impossibile

di Red
SIENA. Si avvicina finalmente il giorno dell’assemblea. E’ evidente che l’arrivo di un nuovo presidente del Monte dei Paschi, così poco o niente inserito nei meccanismi localistici del sistema di relazioni senese, è una novità positiva da sottolineare. I problemi, grandi, della sopravvivenza dell’istituto bancario Alessandro Profumo li conosce benissimo, ha già ricevuto le consegne da Giuseppe Mussari nell’incontro della scorsa settimana.
La permanenza legittima di un inquilino in Comune, espressione del potere che dal secondo dopoguerra governa ininterrottamente città e provincia, ha impedito che la rivoluzione nella governance di Rocca Salimbeni sia più profonda ed efficace. Si vedrà se il sindaco di Siena sopravviverà al trapasso “soft” dei poteri nelle stanze della banca. Abbiamo svolto considerazioni, nei giorni scorsi, di come tutto il nuovo consiglio di amministrazione di MPS sia chiaramente riferibile ai partiti locali e romani. Ma si tratta di persone nuove (a parte Dringoli e Turchi) e comunque dotate di curriculum personali di un certo livello e di idee proprie: non necessariamente saranno costretti a proseguire nel “malgoverno” che ha portato il Monte allo stato attuale in nome del PD. Smontata parzialmente la sudditanza alla politica, anche il contributo dei “vecchi consiglieri” come Turiddo Campaini di Unicoop o Frédéric Marie de Courtois d’Arcolliéres di Axa che vedranno la loro carica rinnovata, potrebbe trovare spazio.
Il 25 aprile non è festivo per la Borsa, alla quale sono arrivate buone notizie dall’Ungheria. L’atteggiamento di rifiuto del premier magiaro nei confronti della comunità finanziaria internazionale non ha portato nulla di buono al suo paese. Come sempre gli atteggiamenti estremisti, anche se possono pagare nelle urne elettorali, alla lunga non reggono davanti alla complessità delle relazioni dentro e fuori uno stato. Viktor Orban, dopo aver definito ricattatori Ue e Fmi, ha preso l’impegno di cambiare la recente legge sulla Banca centrale ungherese per assicurarne l’indipendenza dal potere politico. Così potranno ripartire gli aiuti più che mai indispensabili al popolo magiaro per affrontare una crisi paurosa che, ricordiamo, si è scaricata negativamente anche su Unicredit e Intesa, che hanno rilevanti interessi economici e finanziari a Budapest.
A Bruxelles, intanto, si alza forte una voce che Mario Monti non può ignorare. Dopo aver svolto un ruolo importantissimo nel sostenere il sistema bancario europeo, Mario Draghi, presidente della Bce, striglia i governi per la lentezza con cui stanno affrontando i cosiddetti “patti per la crescita”, senza i quali l’iniezione di liquidità della Banca centrale europea diventerebbe solo un palliativo per allungare l’agonia del malato Ue. Mercoledì le borse europee hanno voltato al rialzo, incassando con disinvoltura il dato negativo americano sugli ordini di beni durevoli a marzo diffuso nel pomeriggio.
L’indice FTSE MIB ha fatto il +2,92%, deliziosi i bancari in genere: B.P.Milano +9,31%, Ubi B. +8,31%, Unicredit +6,75%, B.Popolare +5,81%, B.Mps +4,63% (a euro 0,253), Mediobanca +1,68%, B.P.E.Romagna +2,85%. Non accenna a placarsi la querelle greca e il suo default.
Negli ultimi tempi si è parlato con insistenza della possibilità di un terzo bailout (termine tecnico che indica iniezione di liquidità per un soggetto a rischio fallimento) internazionale per salvare la Grecia. Potrebbe addirittura essere costretta a ritornare alla dracma. Che la crisi sia un pozzo senza fine dove i soliti noti riescono sempre a pescare bene?