La storia di una mobilitazione sfuggita all'attenzione

SIENA. L’apertura del cantiere per la costruzione di villette nell’area di rispetto del Palazzo dei Diavoli è un caso su cui potrebbe esercitarsi l’indignazione civica. Giustamente, Raffaella Zelia Ruscitto scrive che l’impegno collettivo è la migliore ricetta per non permettere abusi di potere che, sommandosi gli uni agli altri, provocano disastri. Si augura che sempre più gente senta il bisogno di uscire dal silenzio, non limitandosi a demandare attraverso il voto la gestione degli interessi comuni. In questo senso, anche una vicenda che potrebbe sembrare “minore” rispetto ad una Siena che affonda, offre ampi motivi per opporsi all’ esercizio senza limiti del potere di decidere su un bene pubblico.
Un commento anonimo alla mia nota sulla mobilitazione contro l’ampliamento di Ampugnano (Cittadinoonline 20/3/2013) accusa Italia Nostra di essersi opposta ad una “opera pubblica” come quella, mentre avrebbe taciuto sulla lottizzazione a ridosso di Palazzo dei Diavoli. Intanto, mi chiedo se il progetto Ampugnano fosse definibile come di pubblica utilità, e se il consenso che ha raccolto non sia stato dovuto a un eccesso di fiducia nei portavoce delle istituzioni, un po’ come è successo per l’operazione Antonveneta del MPS…. Poi, mi dispiace che un fatto sia del tutto sfuggito al lettore “Fra”: per iniziativa della sezione senese di Italia Nostra la speculazione di Palazzo dei Diavoli è diventata uno scandalo. Oltre una ventina di articoli sul Corriere di Siena –come quello iniziale del 17 giugno 2012 (“L’assedio del cantiere sullo storico Palazzo dei Diavoli”), hanno descritto le iniziative prese nei confronti dell’ente direttamente interessato al progetto, ossia la Società Esecutori di Pie Disposizioni, oltre che della Soprintendenza e del Comune.
In risposta a un appello di Mauro Barni, sempre sul Corriere di Siena (20/7/2012) Augusto Mazzini si chiedeva perché il silenzio avesse accompagnato la destinazione edificatoria di quest’area, “l’unica da cui si può percepire per intero, con la giusta calma, la figura straordinaria e ambigua del Palazzo dei Diavoli”. Non si era saputo niente –diceva – dell’asta con cui le Pie Disposizioni avevano accorpato al monumento, divenuto loro proprietà per lascito testamentario, l’area rimasta libera intorno. E “che bisogno hanno, oggi, le Pie Disposizioni di realizzare, proprio lì, degli alloggi, per quanto gentilmente progettati?… Chi aveva, ed ha, la possibilità o il dovere di sovrintendere alla opportunità o meno di simili operazioni, perché non lo ha fatto? Perché tutto risultava in regola rispetto alle spesso ottuse norme di stretta competenza?”. Subito dopo, Mauro Barni ha definito “Incredibile l’indifferenza e il giustificazionismo sulla lottizzazione di Palazzo Diavoli” (Corriere di Siena 24/7/2012).
Mentre si stava predisponendo il cantiere, qualche altra voce si faceva sentire: Riccardo Pagliantini con un articolo sul Corriere di Siena del 10 luglio 2012, “Palazzo dei Diavoli. Nuove case, l’assedio delle Pie Disposizioni”; la Lega Nord sul Cittadinoonline del 13 settembre 2012, “LA Lega chiede il blocco del cantiere di Palazzo dei Diavoli. Presentata un’interrogazione al ministro Ornaghi”, Laura Vigni sul Corriere di Siena del 20/7/2012, “Serviva più interesse per un edificio storico. E il paesaggio in questo modo viene distrutto”; ancora Laura Vigni su Siena Free dell’11/9/2012, “Quale sarà il futuro di Palazzo Diavoli?”.
Il 13 agosto 2012, nel corso di un affollato incontro all’Hotel Jolly, organizzato da Italia Nostra Siena (presidente Lucilla Tozzi) e dall’ARAS (presidente Vinicio Serino), sono intervenuti Mario Ascheri, Mauro Barni, e lo storico della via Francigena Renato Stopani. Da poco sono arrivate anche proteste del “popolo francigeno”, ossia persone ed enti interessati agli itinerari della via Francigena (Corriere di Siena, 7 e 18 gennaio 2013, 13 marzo 2013), che chiedono, in alternativa, la realizzazione di un centro di prima accoglienza per i pellegrini.
Di recente, dopo aver individuato documenti che comprovano l’esistenza di un vincolo nell’area, Italia Nostra è tornata all’attacco con un esposto alla Procura della Repubblica di Siena, “dopo vari mesi trascorsi nel tentativo di richiamare le istituzioni alle proprie responsabilità…preso atto dell’insensibilità e della scarsa attenzione dimostrate”. L’istanza è stata indirizzata anche al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, alla Direzione Generale per i beni Culturali della Toscana, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Siena e Grosseto, al Commissario Laudanna, per l’inibizione, preceduta da sospensione, dell’intervento edilizio sul terreno del Palazzo dei Diavoli (Corriere di Siena, 9/2/2013). Ma purtroppo è vero quanto afferma il lettore “Fra”. ossia che la Soprintendenza, mentre nega l’autorizzazione alla copertura mobile di un giardino, può semplicemente chiudere gli occhi di fronte allo scempio di un edificio storico. Per non parlare della pervicacia delle Pie Disposizioni nel difendere la rispondenza delle costruzioni a fini “sociali”, invece di onorare gli obblighi statutari nei confronti della tutela del suo patrimonio monumentale.
Si può consultare il sito www.italianostrasiena.wordpress.com
Silvia Tozzi