"Non cadano dalle nuvole". Comune e Provincia sapevano tutto sulla Fondazione

SIENA. L’occasione, nella sala calda e confortevole dell’Hotel degli Ulivi, era quella giusta. Al convegno organizzato dall’associazione Confronti, Gabriello Mancini, presidente della Fondazione Mps, attorniato dagli amici della ex-Margherita, ha approfittato di una garbata domanda diretta del moderatore Cesare Peruzzi per togliersi diversi sassolini dalle scarpe.
Ed è stato di una chiarezza assoluta. “I Consigli comunale e provinciale erano al corrente della situazione, conoscevano esattamente la capacità finanziaria della Fondazione e ci hanno ordinato lo stesso di procedere sulla strada dell’aumento di capitale nella scorsa primavera. Tutto perché nelle loro intenzioni si doveva salvaguardare la non scalabilità della banca a tutti i costi. Chi non era d’accordo se ne poteva andare a casa”.
E il soldato Mancini è rimasto in trincea a eseguire gli ordini. “Non toccava alla Deputazione stabilire se la non scalabilità si doveva ottenere col 50,1% o con una quota minore come il 30%. Loro sapevano che avremmo dovuto fare i debiti, per sostenere la nostra parte, e insieme al consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi ci hanno assicurato che in cinque anni ci avrebbero garantito 1 miliardo di utili solo per la Fondazione per sostenere l’investimento”. Prosegue il presidente di Palazzo Sansedoni: “Così noi abbiamo fatto un debito da pagare in sei anni, e al momento attuale le prime rate sono state pagate in anticipo sulle scadenze. Noi dipendiamo dagli utili della banca e – vista la situazione attuale – ci siamo attivati per reperire le risorse necessarie per fare fronte agli impegni con l’aiuto dell’advisor Mediobanca per le difficoltà provenienti dal valore a ribasso del titolo MPS, e anche per delineare gli scenari futuri e le strategie opportune”.
Senza fare direttamente nomi e cognomi, Gabriello Mancini ha richiamato alle proprie responsabilità tutti gli attori della vicenda, compresi i singoli consiglieri comunali sia di maggioranza che di opposizione, esprimendo sconcerto verso coloro che sembrano cadere dalle nuvole e affermano di essere stati all’oscuro di tutto. Anche le forze politiche che, pur partecipando alla maggioranza consiliare, non esprimevano “propri rappresentanti” all’interno della Fondazione non potevano non sapere tutto quello che si doveva sapere: questo è il succo dell’intervento. In mezzo a qualche applauso si è sentita parzialmente dissonante solo la voce di Fiorenzani, ex amministratore margheritino del Comune, forse per una “excusatio non petita”.
Riguardo all’intervento ipotizzato della Cassa Depositi e Prestiti, Mancini ha confermato le trattative in corso, aggiungendo che sarà decisiva la giornata di lunedì, in quanto nella manovra che presenterà Monti ci dovrebbero essere le modifiche ai vincoli attuali, che rendano possibile all’Ente – guidato da Franco Bassanini – impegnarsi nella partecipazione al capitale delle Fondazioni e delle banche, rispetto alla normativa vigente. Poi il presidente della Fondazione si è soffermato sulla situazione finanziaria degli enti locali, che hanno mutui in essere che contano sulle erogazioni di Palazzo Sansedoni per il pagamento delle rate. Mancini ha assicurato che la Fondazione continuerà a fare la sua parte, garantendo, pur con evidenti difficoltà, che “le rate verranno onorate”.
La tavola rotonda odierna era stata organizzata per parlare dell’innovazione in Toscana dall’associazione “Confronti”, con apprezzabili interventi di diversi relatori, ma è indubbio che l’attenzione dei presenti era rivolta tutta alle parole che avrebbe pronunciato il presidente della Fondazione, che, per una volta, non si è fatto attendere. Complice l’atmosfera amica, ci è sembrato anche abbastanza rasserenato per il fatto che negli ultimi giorni il titolo MPS è risalito in borsa, tornando verso quel valore che “protegge” dall’escussione del “covenant” da parte di Mediobanca e Credit Suisse. Certo che non ci sembra gran cosa avere Mediobanca in casa col doppio ruolo di creditore e consigliere. Ma in Italia il conflitto di interessi è roba ormai corrente.