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SIENA. Tanti anni fa mentre giocava l’Open d’Italia sull’Ugolino di Firenze all’arrivo di un temporale si rifugiò sotto un albero e venne sfiorato da un fulmine. Fui testimone per la Gazzetta dello Sport di quell’attimo carico davvero di elettricità maligna che fortunatamente non sfociò in tragedia. Ho pensato spesso che quel fatto l’avesse terrorizzato, colpito dentro, ma forse è solo una fantasticheria di cronista. Quella gara nella quale era il grande favorito non la vinse lui bensì Bernard Langer, e pur nella sua grandezza non è mai riuscito a vincere l’appuntamento italiano al quale teneva molto, e fu memorabile il suo congedo con una sfuriata senza precedenti con i giudici quando nel ’93 a Gardagolf venne squalificato per gioco lento.
Severiano Ballesteros era uno che aveva i pugni in tasca, fin da quando sulla spiaggia di San Sebastiano colpiva i sassi con un bastone. Visto che la cosa gli piaceva si trovò immediatamente a suo agio quando colpì per la prima volta la pallina con una mazza vera, nel circolo golfistico locale, guadagnandosi le prime pesetas come caddie. Sarebbe diventato milionario.
E’ un giorno di quelli che vorremmo cancellare dal calendario, “Seve”, il genio del golf, il Goya ombroso di questo sport che anche quando voleva sorridere aggrottava la fronte, si è spento alle 2 di notte fra il 6 e il 7 maggio nella sua casa di Pedrena, la cittadina galiziana dove era nato.
Aveva solo 54 anni, ha lottato per più di due anni da quando nell’ottobre del 2008 perse conoscenza all’aeroporto di Madrid e seppe di avere un tumore. Era convinto di poter tornare in campo, ma nonostante fosse stato operato dai migliori specialisti, il male ha ripreso ad attaccarlo. Così come lui attaccava i green e i maestri del golf, americani e inglesi, facendo della Spagna una potenza di questo sport in seguito divenuto popolarissimo, forte di una tradizione e anche un’interessantissima economia che l’Italia vorrebbe imitare. Penso che qualche nuovo club gli dedicherà un percorso, e che verrà ricordato ai primi di giugno nell’Open d’Italia, magari un incentivo in più per Matteo Manassero che aveva solo 3 anni quando il padre lo portò alla famosa gara di Gardagolf dove si vuole che il grande spagnolo gli abbia trasmesso il suo genio.
Il nuovo golden boy mondiale in effetti, ha sempre ritenuto quel bel regalo del padre come l’inizio della sua passione per questo sport nel quale da tre anni ha cominciato a mietere successi e ad abbassare record di precocità. Nel British Amateur, il mondiale sotto i 21 anni, Manassero si fece conoscere stracciando un inglese che aveva 5 anni più di lui, e da quel momento i giornalisti inglesi lo battezzarono senza indugi, per il talento e il fisico molto simile, ben piantato, bacino largo, il nuovo Ballesteros. Fino a quando, a conferma che gli astri stavano lavorando per una successione epocale, a 17 anni e 188 giorni tolse il primato al suo idolo che aveva vinto la sua prima gara professionistico a 17 anni e 200 giorni.
Il presidente della FIG Franco Chimenti l’ha salutato con “grande commozione” ringraziandolo per aver annullato le distanze fra il golf europeo e quello americano e grato per aver preconizzato a Manassero – fin da quando era bambino – un futuro da campione, oltre che “aver mantenuto un rapporto di intensa amicizia con il golf italiano del quale gli saremo sempre grati”.