Il progetto presentato da Acea Ambiente srl non piace ai comunisti che vogliono parlarne con la cittadinanza
CHIUSI. Il Partito Comunista, giovedi 19 settembre alle ore 21.00, presso la sala conferenze San Francesco in Via Paolozzi, 6 a Chiusi città, con la propria iniziativa pubblica, aperta a tutta la cittadinanza vuole spiegare i “perchè” della propria ferma contrarietà al progetto inerente la realizzazione di un impianto di recupero fanghi biologici (80.000 tonn/annue) di risulta dal trattamento (depurazione) delle acque reflue urbane, mediante un processo termo-chimico (cd. “carbonizzazione idrotermale”), presentato dalla società ACEA Ambiente srl, da realizzarsi a Chiusi.
I motivi sono sostanzialmente due – il primo sanitario/ambientale, il secondo politico – qui sintetizzati, che analizzeremo insieme ed a fondo nel corso della serata:
1. Il processo dell a “carbonizzazione idrotermale” – finalizzato alla generazione di frazione solida hydrochar, utilizzata sia come combustibile (“lignite green”) sia come ammendante – anche (ma non solo) a causa della provenienza varia delle potenziali 80.000 t/a di fanghi biologici di risulta dalla depurazione delle acque reflue, causerà effetti genotossicologici, fitotossicologici, sanitari, biologici, ambientali assai critici, a danno della salute della popolazione circostante e dell’ambiente limitrofo.
2. Noi del Partito Comunista siamo sì – come elemento fondativo, potremo dire istituzionalmente – per il lavoro, per la dignità del lavoro e per il diritto al lavoro: ma deve trattarsi di lavoro “buono”, anzi “ottimo”, mai in contrapposizione o in conflitto nè con la salute della popolazione nè con quella degli stessi lavoratori, e nemmeno contro l’ambiente, l’ecosistema ed il territorio circostante. Il progetto
ACEA è ad alto contenuto di capitale ed a basso contenuto di lavoro: quanti lavoratori “nuovi” saranno occupati effettivamente nel carbonizzatore? Ma, contestualmente, quante attività del tessuto produttivo locale, collegate alle vere eccellenze caratteristiche della zona, subiranno perdite di fatturato – e quindi di personale – a causa della presenza nelle vicinanze di un’industria classificata come “insalubre di 1^ classe” in base alle direttive Seveso? Il saldo sarà zero o a perdita per l’occupazione? E la perdita, brutale ma innegabile e per il medesimo motivo, del valore degli immobili di civile abitazione, non conta nulla?