BOLOGNA – Una immigrata del Centro di identificazione ed espulsione di Bologna ieri sera si è cucita le labbra con ago e filo per protestare contro il rigetto della sua richiesta di asilo politico. La donna – ha reso noto la direzione del Cie – è stata subito soccorsa e trasportata in ospedale dove è anche stata sottoposta a valutazione psichiatrica. Ma è risultato che la donna è nelle piene capacità di intendere e di volere e quindi non è stata accettata in regime di ricovero. Così è stata ricondotta nel Cie dove è assistita da personale medico e dal servizio di sostegno psicologico interno. La donna chiede di parlare con il magistrato e la sua richiesta è stata sottoposta all' Ufficio immigrazione di Bologna. Oggi, un altro ospite del Cie bolognese sottoposto nei giorni scorsi a visita psichiatrica, mentre si trovava in una struttura ospedaliera per essere valutato da una equipe medica, si è gettato dal piano ammezzato. L'uomo è stato ricoverato per una sospetta frattura alle gambe. La donna – magrebina sui 30 anni – é sempre con la bocca cucita e rifiuta ogni cura fino a quando non riuscirà a parlare con il magistrato. La cucitura consiste comunque in qualche punto e la donna è in grado di parlare e di bere. Ieri sera l' immigrata è stata trasportata al pronto soccorso dell' ospedale sant'Orsola ed è stata visitata dai medici e dal servizio psichiatrico. Ma, dato che è stata dichiarata capace di intendere e di volere e ha continuato a rifiutare ogni cura, i medici non hanno potuto toglierle il filo dalle labbra, perché si sarebbe trattato di una violazione della sua volontà. Così la donna è stata ricondotta al Cie.