
BRUEXELLES. La Commissione europea attende dall’Italia il piano di ristrutturazione bancaria dopo il via libera al decreto legge del governo per il sostegno di Mps con intervento pubblico.
Il decreto di per sé “è in linea” con le regole comunitarie, affermano fonti della Commissione Ue, in quanto è prevista la possibilità di procedere al salvataggio bancario in circostanze eccezionali e poi perché il decreto è stato varato dopo i contatti continui tenuti tra Roma e Bruxelles.
Fermo restando che per Mps ha chiesto una ricapitalizzazione precauzionale, servirà un piano di ristrutturazione, che soddisfi tre condizioni: dovrà garantire il ritorno alla sostenibilità dell’istituto, rispettare la direttiva sulle risoluzioni bancarie (cosiddetta direttiva ‘Brrd’), e la distribuzione degli oneri (burden sharing) di ristrutturazione tra azionisti e detentori di titoli subordinati. Per il momento attendono la notifica formale dell’Italia dell’intenzione a procedere su Mps per vie pubbliche invece che nel rispetto delle regole del cosiddetto ‘bail-in’, che impone ai privati (azionisti e correntisti) l’onere di risoluzione delle crisi di liquidità.
La presentazione del piano di ristrutturazione di Mps passa per la valutazione, da parte del supervisore unico (Ssm) della Bce, dell’ammontare necessario per colmare la carenza di capitale. Una volta conclusa l’operazione di conversione in azioni dei titoli subordinati (junior bond), detenuti dagli investitori istituzionali (vale a dire non i piccoli risparmiatori), si procederà al calcolo di quanto effettivamente manca per arrivare alla necessità di capitale stabilita. La differenza dovrà essere coperta dallo Stato.