Il segretario della Fiom Cgil chiede di "

di Augusto Mattioli
SIENA. Massimo Landini, segretario nazionale della Fiom Cgil a margine di dell’assemblea dei delegati metalmeccanici della provincia di Siena ha affermato a propostio della Libia: “Quello che preoccupa che si continui ad utilizzare lo strumento della guerra una logica alla quiale siamo sostanzialmente contro. Per cui chiediamo la immediata cessazione dei bombardamenti e che venga dato spazio al negoziato e alla politica perché questi sono gli strumenti per risolvere i problemi”. Secondo il sindacalista “la cultura che porta alla guerra credo sia anche figlia del sistema economico che abbiamo di fronte. Se ci riflettiamo un attimo tutte le volte che c’è una guerra parliamo di paesi nei quali c’è il petrolio e dove in fondo il controllo dell’energia diventa un punto che porta addirittura alla guerra. E allo stesso tempo si rende evidente come il consumo di energia che è necessario per mantenere un modello di sviluppo come questo, sta mettendo a rischio l’esistenza stessa e la prospettiva del mondo. Perché a volte ci sono livelli di inquinamento, se pensiamo ad esempio alle centrali nucleari, che non sono controllabili”. Landini ha sostenuto che “in questo caso c’è un problema di fondo che è quello di rimettere al centro il lavoro, i diritti delle persone e la democrazia. Quindi occorre ripensare la qualità del modello di sviluppo perchè siamo di fronte ad un modello fondato su un sacco di ingiustizie, su una precarietà e su una svalorizzazione del lavoro che non hanno precedenti”.
SIENA. Massimo Landini, segretario nazionale della Fiom Cgil a margine di dell’assemblea dei delegati metalmeccanici della provincia di Siena ha affermato a propostio della Libia: “Quello che preoccupa che si continui ad utilizzare lo strumento della guerra una logica alla quiale siamo sostanzialmente contro. Per cui chiediamo la immediata cessazione dei bombardamenti e che venga dato spazio al negoziato e alla politica perché questi sono gli strumenti per risolvere i problemi”. Secondo il sindacalista “la cultura che porta alla guerra credo sia anche figlia del sistema economico che abbiamo di fronte. Se ci riflettiamo un attimo tutte le volte che c’è una guerra parliamo di paesi nei quali c’è il petrolio e dove in fondo il controllo dell’energia diventa un punto che porta addirittura alla guerra. E allo stesso tempo si rende evidente come il consumo di energia che è necessario per mantenere un modello di sviluppo come questo, sta mettendo a rischio l’esistenza stessa e la prospettiva del mondo. Perché a volte ci sono livelli di inquinamento, se pensiamo ad esempio alle centrali nucleari, che non sono controllabili”. Landini ha sostenuto che “in questo caso c’è un problema di fondo che è quello di rimettere al centro il lavoro, i diritti delle persone e la democrazia. Quindi occorre ripensare la qualità del modello di sviluppo perchè siamo di fronte ad un modello fondato su un sacco di ingiustizie, su una precarietà e su una svalorizzazione del lavoro che non hanno precedenti”.