Considerazioni in... Viola sul futuro di Siena

di Red
SIENA. Ma quale effetto sorpresa nelle dimissioni di Fabrizio Viola?! Ci sorprendiamo noi di una stampa che non sa più leggere i segnali. Gli accordi con la fazione dalemiana che avevano permesso a Renzi di ottenere la segreteria del partito e, da lì, il posto di Enrico Letta – tu hai il potere politico, noi la gestione economica, in summa – sono saltati nei mesi scorsi un attimo prima che la presa dei renziani sul PD si facesse incontrovertibile e la posizione di D’Alema sul referendum costituzionale salisse di livello; chiaramente anche in MPS si è estesa la guerra per bande.
La banca senese viene guidata senza soluzione di continuità da un gruppo di potere all’interno del Partito Democratico, come ha direttamente confermato più volte Renzi. A Porta a porta (“in MPS ci ha messo bocca la sinistra non certo il PD”) qualche giorno fa. Negli strali lanciati già dalla fine di luglio via La Repubblica: “da Banca121 in poi certe scelte sono state un suicidio, voluto da una politica impicciona e incapace sia a livello territoriale che nazionale”. Crescendo rossiniano del presidente del Consiglio, crescendo dalemiano preoccupante (CGIL e ANPI che prendono posizione contro il premier), rischio di slittamento dell’aumento di capitale con la scusa dell’effetto referendum. Proprio a puntino l’intervento di Goldman Sachs, il soggetto che ha più interessi nel nuovo aumento di capitale di MPS, in cui si afferma che il NO al referendum sarebbe la bocciatura della ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni. Due insuccessi fatali per Matteo Renzi che porterebbero a un precoce tramonto politico.