Mentre la Magistratura è al lavoro sono a rischio gli stipendi di febbraio

SIENA. Università di Siena. Tutto tace. Salvo che sul blog del professor Giovanni Grasso che, nell’ultimo intervento di oggi (17 gennaio) parla di responsabilità; quelle penali e civili – che sono seguite dalla magistratura e che dovrebbero portare all’individuazione delle responsabilità del mega dissesto universitario – e quelle etiche ed accademiche, che dovrebbero essere non richieste ma riconosciute da quanti, responsabili di una istituzione pubblica, sono stati spettatori – o peggio corresponsabili – di un danno.
Di un grave danno. Fatto ai dipendenti che, da quello che scrive il professor Grasso, rischiano di non vedersi pagato lo stipendio di febbraio. Si legge su “Il senso della misura”: “Il pagamento degli stipendi di gennaio è stato possibile anticipando 5 milioni del Fondo di Finanziamento ordinario, ma per febbraio già non c’è garanzia di questo, mentre la Banca MPS non ha ancora concesso (e non si sa se e quando lo farà) l’anticipazione di cassa richiesta di 20 milioni di euro e resta in alto mare la vendita della certosa di Pontignano”.
Cosa accade all’Università di Siena? E soprattutto: a che punto è l’indagine che dovrebbe chiarire le responsabilità del buoco dell’ateneo? E quella inerente la nomina del neo rettore Riccaboni?
A farsi queste domande – nel campo dell’agone politico – pare siano solo le liste civiche ed il cosiddetto “terzo polo” – come indicato giustamente anche dal professor Grasso.
La Lega Nord non ha mai smesso di chiedere il nome dei responsabili ed anzi, in questa fase di transizione necessaria per portare a termine le indagini della Magistratura – aveva chiesto a gran voce il commissariamento dell’istituzione. Una proposta che, ovviamente, non ha trovato nessun sostenitore.
Anche a vederla dal punto di vista più cinico (le prossime elezioni del sindaco di Siena) questa storia ha troppi silenzi non giustificatio. In tempo di campagna elettorale, un bacino di voti “di rispetto” come quello dell’Università resta dunque orfano dei partiti di maggioranza. Dei partiti di sinistra, aggiungeremmo. Ovvero di quelli che, per loro natura, dovrebbero occuparsi della difesa dei diritti dei lavoratori.
Tutto tace. Ed il silenzio si fa assordante. Imbarazzante, per chi ha ancora la capacità di arrossire. Putroppo sono in pochi per fare opinione.
Ed in questo silenzio si alzano le voci dei dipendenti dell’Università. Di quelli che, fino ad ora, si sono visti presentare il conto di una cena alla quale, in pratica, non sono stati neppure invitati.
E la rabbia si è concretizzata nei blog, spazi liberi della rete che non vengono toccati dal potere – o solo marginalmente sfruttati e presto smascherati dagli stessi utenti. Basta fare due passi tra Facebook o sui blog del Fratello Illuminato o dell’Eretico _ il Santo è andato in ferie e speriamo che torni presto – per leggere lo sconforto e la voglia di rivalsa di coloro che, con ansia, ogni giorno si recano a lavoro. Quelli che un lavoro ce l’hanno ancora.
Dunque protagonisti, finalmente, sono coloro i quali si sono visti decurtare dalla busta paga 100 euro e che temono di non arrivare a 1000 euro totali alla prossima. Ci sono anche quelli che temono che questo mese non avranno il piacere di vederla una busta paga e che commentano con rabbia le decisioni – e peggio anche le non decisioni – prese dal nuovo Consiglio di amministrazione.
Scrive anche su questo Grasso: “I vertici dell’Ateneo, Rettore e Direttore Amministrativo, affrontano con eccessiva lentezza le decisioni che invece appaiono improcrastinabili, senza dimostrare una qualsiasi strategia. Il piano di risanamento, diventato obbligatorio con l’approvazione del DdL Gelmini, che era stato già stilato da Focardi-Barretta e approvato dal Consiglio di Amministrazione, ha subìto uno stop e circolano voci di una riscrittura. Ma intanto il tempo passa ed il piano è quasi ormai scaduto, visto che le finanze dell’Ateneo sono sull’orlo del crollo definitivo, con un bilancio di previsione per il 2011 in dissesto per oltre 38 mlioni di euro”.
La città pare attendere, limitandosi a commentare, disgustata, l’affossamento di una secolare istituzione, espressione stessa della storia senese.
Ma forse quest’ultima osservazione non è poi tanto vera se si registrano rumors sempre più insistenti circa una mobilitazione della società civile intorno a temi di grande interesse. Dall’Università alle prossime amministrative. Due aspetti, ci pare, di una stessa medaglia.
Associazioni, liste civiche e “terzo Polo” – ma anche PdL e Lega si sono seduti a quel tavolo – paiono cercare punti in comune per avviare un dialogo aperto. Per sovvertire quello che, all’inizio, pareva essere un esito scontato di queste imminenti elezioni.
Anche a sinistra ci sono movimenti degni di nota. L’IdV, si intende: quel gruppo di irriducibili che, ancora oggi, sostiene la non trattativa su certi temi di carattere etico. Base indispensabile per la nascita di una coalizione di centrosinistra. Quella stessa IdV che potrebbe essere la causa di una reazione all’interno dei riformisti che hanno dovuto scendere in campo per difendere la candidatura di coalizione di Franco Ceccuzzi.
La politica ha ancora bisogno di tempo per “trovare un equilibrio”. La cosa spiacevole è che, forse, per l’Università tutto questo tempo non c’è.
R.Z.R.