di Silvana Biasutti
MONTALCINO. Chissà se qualche produttore di Brunello di Montalcino si ricorda di una serata di undici anni fa, al Teatro Studio Strehler, a Milano! Era il 2013 – anno del disabile – era dicembre e sul palcoscenico circolare del teatro spiccava, sapientemente illuminata, una piramide di bottiglie di Brunello di Montalcino, raccolte dall’omonimo Consorzio e donate dai produttori che avevano seguito un’iniziativa dedicata al mondo della solidarietà: un premio dedicato a un giornalista molto speciale, che aveva dedicato tutta la sua professionalità e un’attenzione particolare ai disabili, scrivendo e testimoniando (disabile lui stesso) per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica.
Ora che Bomprezzi ci ha lasciato e il suo impegno viene ricordato da personalità come il sindaco Pisapia e il presidente Renzi, e da tutto il mondo delle disabilità a cui egli ha dato voce e spazio, e ci si ripromette di dedicargli la riforma imminente del Terzo Settore (così ha dichiarato ieri Matteo Renzi), il ricordo di quella serata riscalda il cuore. Non bastasse l’allegria di Bomprezzi (che stava su una sedia a rotelle ma non amava l’espressione “costretto”), il suo vocione contando il numero delle bottiglie e dichiarando l’apprezzamento per quel vino prezioso, c’era il calore del teatro gremito di persone e personalità accorse a festeggiarlo, la presentazione brillante di Philippe Daverio e della Saluzzi, entrambi partecipi con slancio generoso, un buon numero di produttori (tra gli altri, Col d’Orcia, Altesino, Costanti, Fiorella Vannoni, Gualtiero Ghezzi) venuti a testimoniare personalmente la propria partecipazione e Alessandro Masi, punto di riferimento del volontariato senese.
Una serata impreziosita da un breve concerto con la sonata per sola mano sinistra di Alexandr Skrjabin – un pezzo scelto da Francesco Cefis, patologo emerito e personalità del Terzo Settore, per evidenti ragioni simboliche –; un concerto seguito da spettatori meno concentrati del solito perché attratti dalla presenza inconsueta delle luccicanti bottiglie di Brunello, di cui cercavano di distinguere le etichette.
Un finale di serata con gli addetti ai lavori e gli organizzatori che difendevano fisicamente il “malloppo” che Franco Bomprezzi si era aggiudicato dalla curiosità di un pubblico partecipe, ma troppo curioso del Brunello di Montalcino.