Il presidente di Banca Agci: "Giusto parlar male delle banche, ma le piccole non imbrogliano"
TORINO. Durante l’apertura di una filiale a Torino, il presidente di Banca Agci, Giorgio Brunelli, entra a gamba tesa sulle grandi banche. “Certi giudizi da cittadino, alla luce dei salvataggi delle banche e dei banchieri, li condivido. Si ha ragione a parlar male delle banche. Ma dobbiamo distinguere: nelle banche piccole che fanno operatività tradizionale, imbrogli non ce ne sono. Magari si commettono errori, ma c’è chiarezza e trasparenza. Non parliamo della banche come un sistema omogeneo”. Nel corso del suo intervento, Brunelli ha voluto ricordare come Banca Agci sia nata nel 2008 proprio per ricreare un circolo virtuoso tra raccolta e impieghi, specificando che il 70% viene reinvestito nel territorio di provenienza. Stando a quanto emerso da un’indagine presentata da Ispo ricerche di Renato Mannheimer in occasione dello sbarco a Torino della banca espressione del movimento cooperativo, la credibilità del sistema bancario è ai minimi storici. Oltre la metà dei torinesi (55%) non si fida della propria banca, mentre 4 su cinque (79%) affermano che il sistema bancario non è vicino alla clientela nei momenti di crisi. Banca Agci, espressione dell’Associazione Generale Cooperative Italiane, terza centrale cooperative dopo Concooperative e Lega Coop, ha 16 dipendenti e 2000 clienti per il 70% imprese. La raccolta ha raggiunto i 100 milioni e gli impieghi sono a quota 80 milioni. Formalizzata l’espansione in Piemonte, in programma ci sono nuovi passi: l’apertura di una filiale a Roma, dove già esiste un ufficio promotori, entro la primavera del 2015, e l’aumento di capitale entro l’anno per consentire maggiore operatività anche alla luce dei nuovi parametri di Basilea 3. ”Il nostro core tier 1 è al 32% – sottolinea il direttore generale Bruno Chiecchio – e c’è l’intenzione dei soci di aumentare ulteriormente le possibilità di espansione della banca”. Nel 2013, per il secondo anno consecutivo, il bilancio si è chiuso con un utile di 200 milioni. ”Avrebbe potuto essere di un milione – ha ammesso ancora Chiecchio – ma abbiamo preferito aumentare gli accantonamenti per coprirci da eventuali crediti incagliati, che sono comunque ad una percentuale minima, ovvero sotto l’1%”.