"La disoccupazione mette a rischio la coesione sociale"

SIENA. La disoccupazione cresce ancora in Italia e in particolare la disoccupazione giovanile è salita al 43,7%; grado più alto dal 1977. Si tratta di livelli preoccupanti, che mettono a rischio la coesione sociale. Sorprende vedere che da parte del governo non si prospetti ancora un serio e preciso piano di interventi in economia, utile per la ripresa dell’occupazione. Eppure, che l’Italia ne abbia profonda necessità è sotto gli occhi di tutti. Per questo, resta difficile comprendere come la nuova compagine governativa si attarda a intervenire, con idonee riforme, nonostante venga sollecitata continuamente e da più parti, sia politiche che tecniche.
Non si può continuare a credere nei pronunciamenti di buona volontà e di promesse di impegno, quando si assiste, passivamente, come in questi giorni, a nuovi e ulteriori sfondamenti della spesa pubblica corrente.
E’ a tutti chiaro che l’Italia si trova in una condizione di stagnazione dell’economia, e non si può pensare che una politica di bassi tassi d’interesse possa bastare per dare avvio a una ripresa delle attività industriali. Così come appare illusorio credere, ancora oggi, che ai fini di una ripresa dell’occupazione possano servire i Centri di orientamento, o i corsi di formazione e lavoro, o le Agenzie provinciali o Regionali, quando le attività produttive chiudono i battenti e il ricorso alla Cassa Integrazione cresce costantemente, di mese in mese.
Questa particolare situazione congiunturale, di continua stagnazione e di evidente riduzione del PIL, è portatrice di significative “rotture” di equilibri all’interno dei nuclei familiari; i giovani, ormai, vengono sussidiati dalle pensioni dei componenti la famiglia. Tutto ciò altera ancora i forti squilibri già esistenti nella distribuzione del reddito tra le famiglie italiane, e rende sempre più fragile il concetto di coesione sociale.
Non esiste più un mercato del lavoro, e non si avverte neanche lontanamente, da parte del governo, la volontà e l’approssimarsi di progetti d’intervento mirati a ridare fiato all’economia. Il quadro generale appare davvero esasperante.
Quali interventi adottare per favorire la creazione di nuova occupazione? Occorre una forte riduzione del costo del lavoro, attraverso l’esenzione della parte contributiva per un periodo non inferiore a tre anni, per tutte le nuove assunzioni, per consentire alle aziende di poter dare alcune prime e significative risposte ai cambiamenti da introdurre all’interno dei processi produttivi. Un programma di esenzioni fiscali per le imprese che investono, e in particolare a quegli investimenti rivolti alle nuove tecnologie. Interventi legislativi per una sensibile riduzione del costo dell’energia (gas metano e elettricità), che da troppo tempo penalizza le industrie e le famiglie italiane.
La realizzazione di tali interventi sarà comunque capace di modificare l’attuale tendenza negativa, e potrà dare una prospettiva e una nuova speranza ai giovani e alle famiglie, il cui disagio è indubbiamente più forte e marcato di quanto le stesse statistiche siano in grado di evidenziare.
L’Italia ha una propria base produttiva a livello diffuso su gran parte dell’intero territorio; per ciò, convogliare risorse finanziarie e nuove competenze tecniche nella direzione prospettata potrà evitare, che una serie di errori, divengano portatori di disastri economici di vaste proporzioni.
La cura non risiede nell’aumentare il gravame fiscale, quale correttivo nella riduzione del deficit di bilancio: esperienze vissute di recente hanno insegnato che questa scelta fa cadere l’economia in una recessione ancora più grave. Molte altre tecniche d’intervento già sperimentate possono essere impiegate per risolvere i nuovi problemi.
E’ a tutti chiaro che l’Italia si trova in una condizione di stagnazione dell’economia, e non si può pensare che una politica di bassi tassi d’interesse possa bastare per dare avvio a una ripresa delle attività industriali. Così come appare illusorio credere, ancora oggi, che ai fini di una ripresa dell’occupazione possano servire i Centri di orientamento, o i corsi di formazione e lavoro, o le Agenzie provinciali o Regionali, quando le attività produttive chiudono i battenti e il ricorso alla Cassa Integrazione cresce costantemente, di mese in mese.
Questa particolare situazione congiunturale, di continua stagnazione e di evidente riduzione del PIL, è portatrice di significative “rotture” di equilibri all’interno dei nuclei familiari; i giovani, ormai, vengono sussidiati dalle pensioni dei componenti la famiglia. Tutto ciò altera ancora i forti squilibri già esistenti nella distribuzione del reddito tra le famiglie italiane, e rende sempre più fragile il concetto di coesione sociale.
Non esiste più un mercato del lavoro, e non si avverte neanche lontanamente, da parte del governo, la volontà e l’approssimarsi di progetti d’intervento mirati a ridare fiato all’economia. Il quadro generale appare davvero esasperante.
Quali interventi adottare per favorire la creazione di nuova occupazione? Occorre una forte riduzione del costo del lavoro, attraverso l’esenzione della parte contributiva per un periodo non inferiore a tre anni, per tutte le nuove assunzioni, per consentire alle aziende di poter dare alcune prime e significative risposte ai cambiamenti da introdurre all’interno dei processi produttivi. Un programma di esenzioni fiscali per le imprese che investono, e in particolare a quegli investimenti rivolti alle nuove tecnologie. Interventi legislativi per una sensibile riduzione del costo dell’energia (gas metano e elettricità), che da troppo tempo penalizza le industrie e le famiglie italiane.
La realizzazione di tali interventi sarà comunque capace di modificare l’attuale tendenza negativa, e potrà dare una prospettiva e una nuova speranza ai giovani e alle famiglie, il cui disagio è indubbiamente più forte e marcato di quanto le stesse statistiche siano in grado di evidenziare.
L’Italia ha una propria base produttiva a livello diffuso su gran parte dell’intero territorio; per ciò, convogliare risorse finanziarie e nuove competenze tecniche nella direzione prospettata potrà evitare, che una serie di errori, divengano portatori di disastri economici di vaste proporzioni.
La cura non risiede nell’aumentare il gravame fiscale, quale correttivo nella riduzione del deficit di bilancio: esperienze vissute di recente hanno insegnato che questa scelta fa cadere l’economia in una recessione ancora più grave. Molte altre tecniche d’intervento già sperimentate possono essere impiegate per risolvere i nuovi problemi.
Forza Italia – Siena