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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Per chi suona la Campana. Arbitropoli, "raccomandato" non parlarne?

di Enrico Campana
SIENA. Ma Arbitropoli è chiusa o no?
Il 4 gennaio (pag.22) la Gazzetta dello Sport indica i nomi dei 3 fischietti  di A presenti nelle intercettazioni della Procura di Reggio Calabria. E aggiunge: il presidente CIA (Luciano Tola) smentisce sospensioni e parla di “caso mediatico”., come aveva già detto il giorno precedente ai microfoni di Sky  felicitandosi  – guarda caso – con la Procura reggina “per aver fatto un lavoro egregio”. Infine, il quotidiano anticipa che Reggio Calabria lavora ancora all’indagine che a metà dicembre un dispaccio Ansa riteneva chiusa con l’avviso emesso dal pm Maria Luisa Miranda per 41 fra arbitri e commissari di campo di C e B per “abuso d’ufficio e frode in competizione”. E la giustizia del basket? Beh, questa dopo 3 mesi di indagini, 15 viaggi a Reggio Calabria, oltre un centinaio di interrogatori, ai primi  di dicembre precisa di aver concluso il suo lavoro con 34 condanne su 34 indagati. I conti non tornano, però, rispetto alla giustizia ordinaria, anche se  il Procuratore (Roberto Alabiso) in un’intervista fa capire di voler tenere gli occhi aperti: “Sì può riaprire – ha dichiarato – sulla base di nuovi documenti e intercettazioni”.
Domanda di fondo: le intercettazioni dei 3 fischietti illustri erano già nei verbali o appartengono a un secondo filone, più alto?
E’ certo che il presidente degli arbitri (Luciano Tola), avuti finalmente gli atti “reggini” – grazie alla sveglia impressa personalmente dal  presidente del CONI Gianni Petrucci, dopo mesi di sonnolenza – dopo un’attenta lettura ha pensato bene di informare, sembra allo scadere del 2009, il  “suo” Procuratore delle raccomandazioni in uscita ed entrata di alcuni suoi tesserati. Quindi, tecnicamente, non gli compete un provvedimento di sospensione dei fischietti, se non  previo un atto ufficiale da parte dell’organismo inquirente. Ma deve cautelarsi, avendo messo la sua firma in calce al varo del “Codice etico di autodisciplina per tutelare la disciplina degli iscritti”, pubblicato il 2 novembre 2006 dall’Aiap.  Quand’era insomma il presidente dell’assoarbitri. “E’ convinzione – si legge a proposito nel Codice – che all’arbitro non sia affidato il ruolo di gendarme inflessibile, bensì di custode del gioco e dello spirito delle sue regole, che egli è chiamato ad applicare con buon senso e salvaguardia della lealtà competitiva”. Gli arbitri hanno fatto una cosa da cavalieri del “Sacro Graal”, tanto da far arrossire la stessa Fip, che a una simile “charta” mai aveva pensato, e poi fingono indifferenza?  
A tre anni di distanza, invece, purtroppo sembra  proprio sia stato addirittura  “pizzicato” colui che adesso è a capo dell’organismo di tutela degli arbitri.  Più che mai non si poteva davvero tradire lo spirito del documento per una lieve debolezza tipicamente italiana, la raccomandazione…
La pubblicazione dei nomi di A è un fatto nuovo perché, appunto, tocca per la prima volta il campionato professionistico, quando Meneghin diceva che la A non è coinvolta. E se la Procura di Reggio Calabria continua il suo lavoro, con tutto quel che succede laggiù, forse non bisogna minimizzare. Un profilo basso sembra invece informare gli organismi del basket. Roberto Alabiso, partendo dal parallelo con la vicenda del calcio caos, fa ad esempio  notare che “i tempi della giustizia ordinaria sono ben più lunghi di quella sportiva, a costo di essere approssimativi”. Frase che lascia perplessi, soprattutto per la chiosa finale: “diverse sono le fattispecie, l’iter processuale, le teste dei magistrati (?) che lavorano su codici diversi: per questo le valutazioni possono essere difformi”.  Strano, nel calcio  succede tutto l’opposto: la giustizia sportiva mazzola più di quella ordinaria, anche se poi alla fine tutto tornerà come prima nella logica del paese del Gattopardo.
Ma vedere quei nomi di A sui giornali rappresenta una turbativa al campionato, oltre che alla stessa serenità dei fischietti nello svolgimento delle rispettive attività. Il “peccato”, ripeto, rientrerebbe fra raccomandazioni di vario genere, senza ipotesi di rilevanza penale. Ma bisogna fare sì o no i conti anche con la giustizia sportiva.?  Il fatto non riguarda non solo il basket, ma tutto lo sport. Il calcio – ripeto – ogni tanto si purga (poi magari ricomincia, ma almeno ci prova) e questa è una delle ragioni del suo successo: la sua “sovranità popolare”, dai tifosi e ai media senza distinzione di “coloritura”. E’ il minimo attendersi nuovamente da Gianni Petrucci un intervento chiaro e immediato. Non basta una sospensione dei 3 fischietti di A camuffata da turn-over, come il Cittadino ha anticipato martedì scorso, lette le designazioni per le gare del 9 e 10 gennaio, comportandosi come quando all’arrivo di un ospite inatteso si mette in tutta fretta la spazzatura sotto il tappeto.
La Gazzetta conferma ancora le 3 sospensioni (più le due dei campionati minori, e 5 non sono più una coincidenza), girava anche la notizia di  un comunicato stampa Fip, invece meglio far supporre machiavellicamente una normale turnazione. E far sapere che uno dei 3 è anche infortunato.
Ci auguriamo che il nostro bravo Procuratore Federale voglia riaffermare una linea di principio dello sport in generale, quello che chi sbaglia paga. Si atterrà  però strettamente ai reati penali  riscontrati dal pm reggino di “frode sportiva e abuso d’ufficio” ascritti a 41fra arbitri o salvaguarderà – come dovrebbe – la Magna Charta dello sport  italiano di cui il CONI è depositario e autorità vigilante?. Dov’è finito mai infatti il rispetto del primo comandamento, per tutti i tesserati, l’osservanza di “lealtà e correttezza”. Sia in campo che fuori.
Siamo di fronte a un  vero e proprio dibattito giurisprudenziale perché  tutti sostengono che il concetto di morale è  meno forte di un tempo. E conseguentemente  anche un rispetto “lasso” delle regole.
Adelante con juicio, dunque.
Fa bene Tola ad agire con prudenza, anche perché chiaramente incontrerà resistente all’interno del corpo federale oltre che di una certa èlite della propria associazione. La Gazzetta, come detto, fa addirittura il suo successore quale presidente dell’Aiap  il quale  avendo avuto in “dono” l’unto (codice etico) convocata a Napoli una riunione del direttivo andata deserta, come minimo avrebbe dovuto dimettersi cautelativamente e  convocare la stampa per un confronto.
Farà bene anche  il Basket-procuratore a esaminare eventuali aspetti  collaterali e reconditi, magari a darsi anche un minimo di coraggio per fare pulizia dentro la casa stessa del basket, se è vero che sarebbero infatti intercettati un dipendente della Federbasket, che fa l’arbitro nella A dilettanti e addirittura due presidenti di comitati regionali, due che hanno dato il voto a Dino Meneghin. E avviare così da magistrato probo il  processo strutturale del movimento di cui si parla da tempo, soprattutto per quanto riguarda i comitati regionali.  
Le sue decisioni, sia che opti per il “non possumus” o dia il “via libera” con i provvedimenti del caso, sono molto attese e delicate e provocheranno  comunque una discussione di principio che costringerà il basket ad deguarsi ai tempi, a essere meno leggero come ha già sancito un alto magistrato mesi fa. Questa discussione è già strisciante, i giornali non se ne occupano perché  – a parte i poco comprensibili machiavellismi del caso che scoraggiano i lettori – purtroppo il basket fa notizia solo quando conquista dei titoli, ma non oltre le 48 ore successive.  Ma è sotto tiro invece ogniqualvolta vengono fuori le sue magagne.
Abbiamo quindi sotto gli occhi i nomi di ben  3 arbitri di A con tanto di curricula e che gettone dopo gettone (mille euro per la A1 e 800 per Lega2)  avrebbero accumulato una  bella cifra sufficiente per acquistare un bell’appartamento. Inoltre, hanno guadagnato credito sociale, cariche e  premi, attenzioni Tv. Se – fino a prova contraria –  gli si concede la licenza di raccomandare, le gente si chiede due cose:
1) perché il calcio punisce severamente e il basket distribuisce  al massimo solo buffetti?
2) una raccomandazione non potrebbe essere il principio di una sorta di  “transazione “che finisce quasi sempre con favori da fare o da ricevere?
Staremo a vedere, il basket tifa certamente compatto per una donna coraggiosa,  la titolare dell’inchiesta di Reggio Calabria, una provvidenziale  “signora delle… pulizie”.
Concludo, dopo la lettura di tanti interventi moraleggianti, ricordando le famose parole di Flaubert quando fu accusato di fare di Madame Bovary un’eroina. Disse, il grande Gustavo, che “una morale senza verità suona falsa”. Prima la verità e poi la morale…
Avanti, dunque, con la verità.
Clicca qui per visionare il Codice etico dell'Aiap (Associazione Italiana Arbitri Pallacanestro)
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