Rosalba Parrini: "E' una pagina della storia, ispirata al 3 luglio del '44"
SIENA. (m. n.) Sono 15 stelle, e ognuna ha un nome, sono d’oro posate sulla piantina, che raffigura la provincia di Siena, a caratterizzare il drappellone del 2 luglio. “Li ho messe ad indicare i luoghi operativi delle brigate partigiane – spiega la pittrice Rosalba Parrini – Aquila Bianca, Simar, Raggruppamento Monte Amiata, Brigata Garibaldi S. Lavagnini, Brigata Garibaldi G. Boscaglia, che intervennero a fianco delle truppe alleate per liberare Siena”.
Come mai la scelta dei colori che vanno dal Rosso Valentino all’arancio?
“Sono i miei colori che preferisco,la mia scelta continua nella pittura”.
E le stelle?
“Le stellette sono le concentrazioni dei partigiani che erano sparse in tutta la provincia di Siena. sono state messe lì senza una denominazione precisa ma, ogni stelletta ha un nome. Non so dire qual’è la più importante …Sono nata nel ’46 non ho fatto in tempo!”.
“E’ una pagina di storia da ricordare, quella del 3 luglio 1944, quando Siena fu liberata – prosegue la pittrice -. Sulla destra del volto della Vergine, assorto, ma sereno, una colomba, simbolo di pace, ha abbandonato la gabbia dove era stata rinchiusa dalla tragedia della seconda guerra mondiale”.
Non mancano le teste dei dieci cavalli che “…si proiettano sulla piazza, dove la Torre del Mangia e il Palazzo comunale non hanno bisogno di particolari per delineare la consistenza” aggiunge. I barberi “…sembrano in attesa della corsa. Una corsa liberatoria, come il volo della colomba”.
A guidare lo spettatore nella lettura dei de segni che caratterizzano il cencio del due Luglio è un simbolismo elegante, dove la tessitura dei ricordi si esalta nel carattere narrativo dell’artista. Ogni tratto di colore, ogni linea creata da Rosalba Parrini agisce con forza codificando significati; così come la sua tavolozza cromatica, in grado di dare corpo a figure subito protagoniste.
Un’iconografia ben nota, ma ogni volta reinterpretata perché il Palio ha bisogno di tante voci per essere raccontato e, forse, quella dell’arte può essere l’unica in grado di svelarne l’enigma, dar spessore alla memoria e vita alle passioni. “Rendere visibile l’invisibile. Questa l’aspirazione della pittura” sottolinea la pittrice. L’anima senese e la cifra pittorica di Rosalba Parrini hanno reso possibile superare la barriera dove si infrangono le parole e creare, con la sua arte, un’opera che non è metafora della realtà, bensì si protende verso di essa liberandone l’energia. Tutta raccolta nell’interpretazione pittorica delle preghiere di Siena e del suo popolo da secoli indirizzate alla Madonna, sintetizzata in quella intuizione prospettica rappresentata da quel rosso nastro che delinea il drappellone. L’energia di un Palio per celebrare l’energia di chi ha combattuto per un’ideale di libertà, affinché l’Italia potesse vivere in un sistema democratico rifuggendo per sempre gli orrori di un conflitto e l’aberrazione di crimini generati dalla follia.
Come mai la scelta dei colori che vanno dal Rosso Valentino all’arancio?
“Sono i miei colori che preferisco,la mia scelta continua nella pittura”.
E le stelle?
“Le stellette sono le concentrazioni dei partigiani che erano sparse in tutta la provincia di Siena. sono state messe lì senza una denominazione precisa ma, ogni stelletta ha un nome. Non so dire qual’è la più importante …Sono nata nel ’46 non ho fatto in tempo!”.
“E’ una pagina di storia da ricordare, quella del 3 luglio 1944, quando Siena fu liberata – prosegue la pittrice -. Sulla destra del volto della Vergine, assorto, ma sereno, una colomba, simbolo di pace, ha abbandonato la gabbia dove era stata rinchiusa dalla tragedia della seconda guerra mondiale”.
Non mancano le teste dei dieci cavalli che “…si proiettano sulla piazza, dove la Torre del Mangia e il Palazzo comunale non hanno bisogno di particolari per delineare la consistenza” aggiunge. I barberi “…sembrano in attesa della corsa. Una corsa liberatoria, come il volo della colomba”.
A guidare lo spettatore nella lettura dei de segni che caratterizzano il cencio del due Luglio è un simbolismo elegante, dove la tessitura dei ricordi si esalta nel carattere narrativo dell’artista. Ogni tratto di colore, ogni linea creata da Rosalba Parrini agisce con forza codificando significati; così come la sua tavolozza cromatica, in grado di dare corpo a figure subito protagoniste.
Un’iconografia ben nota, ma ogni volta reinterpretata perché il Palio ha bisogno di tante voci per essere raccontato e, forse, quella dell’arte può essere l’unica in grado di svelarne l’enigma, dar spessore alla memoria e vita alle passioni. “Rendere visibile l’invisibile. Questa l’aspirazione della pittura” sottolinea la pittrice. L’anima senese e la cifra pittorica di Rosalba Parrini hanno reso possibile superare la barriera dove si infrangono le parole e creare, con la sua arte, un’opera che non è metafora della realtà, bensì si protende verso di essa liberandone l’energia. Tutta raccolta nell’interpretazione pittorica delle preghiere di Siena e del suo popolo da secoli indirizzate alla Madonna, sintetizzata in quella intuizione prospettica rappresentata da quel rosso nastro che delinea il drappellone. L’energia di un Palio per celebrare l’energia di chi ha combattuto per un’ideale di libertà, affinché l’Italia potesse vivere in un sistema democratico rifuggendo per sempre gli orrori di un conflitto e l’aberrazione di crimini generati dalla follia.