ROMA. Dal 1° gennaio 2016, l’azzardo morale dei banchieri, i crac bancari e l’omessa vigilanza delle banche centrali, saranno addossati a risparmiatori e depositanti tramite lo sciagurato meccanismo del bail in, un esproprio criminale del risparmio ideato da Bce, Troika e Cleptocrazia europea. Una sciagura per gli incolpevoli azionisti, quel parco buoi tagliato fuori dai patti di sindacato nella gestione delle banche, per obbligazionisti e depositanti rei di foraggiare col loro sudato risparmio la smodata avidità dei banchieri.
Stamattina infatti, alla riapertura degli sportelli, Carichieti, Banca Marche, Cariferrara e Popolare Etruria, le quattro vecchie banche i cui dissesti sono avvenuti con il concorso del distratto controllore non ci saranno più, anche se la loro operatività sarà salva e gli sportelli aperti. Al posto dei quattro istituti dissestati ci saranno anzitutto quattro «bridge bank», banche-ponte che conterranno le parti «buone» degli istituti, sostituiti da un’unica «bad bank» appositamente in cui confluiranno i crediti deteriorati dei quattro istituti. Sia le banche «buone» sia quella «cattiva» saranno gestite da un fondo, con una procedura-lampo, quel fondo di risoluzione, attivato il 16 novembre dall’autorità di risoluzione, che nel nostro Paese è Bankitalia tramite un’unità ad hoc e separata dalle altre, quella Banca d’Italia di proprietà delle banche socie che tramite un sistema di porte girevoli tra vigilanti e vigilati, è stata accusata di strizzare l’occhio a banche amiche, come la Popolare di Vicenza, a danno di banche con i conti in ordine ad hoc commissariate.
Al fondo contribuiscono tutte le banche del sistema, proporzionalmente all’entità dei depositi con alcuni aggiustamenti in base ai rischi. Per il 2015, la contribuzione prevista era di 600 milioni. Con l’avvio del piano di risoluzione da parte dell’autorità e con l’ok del ministero dell’Economia (in queste ore è atteso il via libera di Bruxelles) al fondo serviranno molti più denari. Adusbef e Federconsumatori valuteranno se la direttiva Brrd recepita dal Governo, non contrasti con l’art. 47 della Costituzione a tutela del risparmio e del diritto inalienabile di risparmiatori e depositanti già atavicamente vessati da alti costi di gestione di un conto corrente, pari in Italia a 318 euro, contro una media UE di 114.
Elio Lannutti (Adusbef) Rosario Trefiletti (Federconsumatori)