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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Via Vivaldi: una storia infinita

Lettera aperta alle istituzioni di un abitante della strada

SIENA. Ill.mi Signori Valentini Bruno, Sindaco del Comune di Siena, Mancuso Fulvio, Vice Sindaco del Comune di Siena, Balani Mauro, Ferretti Anna, Maggi Stefano, Mazzini Paolo, Pallai Sonia, Tafani Leonardo, Tarquini Tiziana, Vannozzi Francesca, Assessori del Comune di Siena. Ronchi Mario, Presidente del Consiglio Comunale di Siena, Rinaldi Cesare, Comandante della Polizia Municipale di Siena

e p. c. S. E. Dott. Armando Gradone, Prefetto dell’Ufficio Territoriale del Governo di Siena,  al Signor Romolo Lenzi Presidente della Consulta n. 3 , Spett.le Redazione de • La Nazione • Il Corriere di Siena • Il Cittadino on Line • Il Santo • L’Eretico

Premessa

Il ricorrere alla “tattica della decantazione”, ritenendo che certe pratiche possano poi trovare con il tempo una loro logica sistemazione o dare la parvenza di risolvere addirittura i problemi trasferendo gli stessi da un’area ad un’altra viciniora della città, è solo una pura utopia, perché – soprattutto in particolari circostanze – per poter governare gli accadimenti occorre saper dimostrare coraggio e determinazione delle proprie azioni; meglio quindi affrontare le questioni alla radice e poterle definire sin dalla loro fase iniziale con la dovuta risolutezza in modo che non diventino poi delle vere e proprie criticità endemiche.
E’ di tutta evidenza che essere amministratori, specialmente della res publica, o svolgere incarichi professionali a qualsiasi livello di responsabilità non è oggi, senza alcun dubbio, una cosa semplice né invidiabile, perché a beneficio del bene comune devono essere assunte talora non solo decisioni controcorrente/lesive di grossi interessi di parte, ma occorre al tempo stesso possedere quei necessari requisiti di professionalità e di competenza in più settori che non tutti possono rivendicare, atteso che si presentano quotidiamente difficoltà gestionali/operative/organizzative che, con tutta la buona volontà, non possono essere purtroppo sbrigate con la sola abilità individuale, ma necessitano di un inevitabile ricorso a valenti collaboratori ed a strutture efficienti ed efficaci.
Questa amara constatazione ci porta ad osservare che qualsiasi decisione assunta, per essere attuata ed affinchè possa dimostrare una sua validità, ha bisogno di un adeguato monitoraggio e sollecito controllo per apportare, se del caso, gli opportuni interventi correttivi.

Se vogliamo allora evitare il rischio di scivolare in un completo disinteresse e, di conseguenza, nella piena anarchia, riteniamo che questo modo di agire valga nella generalità dei casi, ma – a maggior ragione – sia indispensabile per la osservanza delle regole e per il rispetto di ordinanze, disposizioni di legge, ecc. che non dovrebbero mai essere lasciate ovviamente alla libertà di interpretazione e/o di estemporanee e discutibili iniziative.

Quanto sopra premesso ci induce ad affrontare, per l’ennesima volta, la questione di Via Antonio Vivaldi, una questione che alle persone adulte potremmo illustrare come una “storia infinita”, mentre ai nostri cittini raccontare come la famosa “novella dello Stento”, quella novella che in tempi – ahimè – ormai lontani i nostri cari genitori, abbracciandoci e facendoci amorevolmente sedere sulle loro gambe, ci narravano spesso intorno al focolare domestico.

Analisi del contesto de quo

Tante volte, ed oggi più che mai pervasi da una commistione di profondo senso di costernazione e di rabbia, abbiamo rappresentato con ogni mezzo e forma la situazione di estrema criticità in cui versa ormai da troppi anni questo popoloso quartiere (ca. 300 abitazioni ed importanti strutture pubbliche a fondo valle come asilo nido, scuola materna, circolo tennis, palazzetto dello sport, attività motorie varie e con un numero di auto parcheggiate che può oscillare ogni giorno tra le 130/140 unità) sito nella immediata periferia del centro storico, subito fuori Porta Pispini.
Ben consapevoli che la concessione di importanti insediamenti avrebbe provocato con il trascorrere degli anni dei rischi latenti, in tempi non sospetti ci siamo premurati di richiamare subito l’attenzione delle competenti funzioni non solo sulle difficoltà che sarebbero potute impattate in termini di congestione del traffico e della sosta selvaggia, ciò che poi è in realtà accaduto, ma ci eravamo anche permessi di far rilevare una costante incuria delle aree verdi (nonostante in proposito esistano precise ordinanze del Sindaco), dell’avvenuto taglio di alcuni alberi pericolanti ad alto fusto (alcuni dei quali tuttora presenti come purtroppo è stato dimostrato in questi ultimi giorni per la tragedia sfiorata presso l’asilo nido comunale “Le Biciancole”) senza che sia stato provveduto al previsto reimpianto di altrettante piante autoctone, di un fondo stradale consunto e pieno di profonde buche per il quale viene riscontrata una scarsa manutenzione.
Sarebbe davvero interessante se gli addetti ai lavori ci potessero poi cortesemente aiutare a dirimere quei legittimi dubbi in merito alla scriteriata serie di interventi urbanistici realizzati nella zona, ovvero se sia stato tenuto conto di talune disposizioni di legge quali quella del 24 marzo 1989 n. 122 (c.d. Legge Tonioli) volta a salvaguardare un equilibrato rapporto tra le abitazioni ed i parcheggi, nonché l’altra dell’8 luglio 1986 n. 349 sulla eventuale deturpazione dell’impatto ambientale.
Per non parlare, inoltre, delle caratteristiche dimensionali di Via Vivaldi, la cui larghezza – in alcuni punti ben al di sotto dei sei metri previsti dal vigente codice della strada – non dovrebbe consentire quel doppio senso di circolazione che costringe invece, ad un totale flusso medio giornaliero veicolare in entrata ed in uscita che oscilla intorno a mille mezzi, di scambiarsi se non utilizzando una specie di marciapiedi che definire tali è un eufemismo proprio perché impraticabili per gli stessi pedoni.
Non riusciamo più ad elencare, tanto è elevato, il numero di esposti/petizioni presentati dagli abitanti di questa area, i vari articoli di protesta pubblicati dai maggiori quotidiani nella cronaca locale, i tavoli di lavoro inconcludenti, le commissioni/rappresentanti/referenti della strada che si sono avvicendati in questo difficile compito, le riunioni pubbliche sollecitate, le telefonate per la richiesta di intervento avanzate alla Polizia Municipale, le documentazioni fotografiche fornite e, ultimamente, un puntuale servizio televisivo di cui si è interessata una emittente locale.
Come si può notare si tratta di un’intensa e ripetuta attività che non ha finora sortito, nostro malgrado, alcun positivo effetto.

Quello che sorprende (non più di tanto però) e rammarica maggiormente è il fatto che Via Antonio Vivaldi avrebbe dovuto avere un occhio di riguardo, tenuto conto che questa zona è stata nel tempo abitata, frequentata, transitata e quindi ben conosciuta da tanti alti esponenti che si sono avvicendati in palazzo pubblico (sindaci, vice sindaci, assessori, consiglieri, presidenti del consiglio comunale) senza che nessuno di essi abbia mai preso a cuore la risoluzione del problema, anzi in taluni casi sono stati essi stessi che hanno contribuito ad aggravare una servitù che riguarda una via classificata tutt’oggi come “strada vicinale o privata di uso pubblico” o “strada urbana di quartiere di uso pubblico”.
Si tratta di un pluriannoso problema mal sopportato dai numerosi residenti, non certo “dormienti” o “silenti”, i quali, dimostrando – al contrario – sempre uno spirito collaborativo e non polemico, hanno più volte sottolineato come il lasciare le cose in tale indeterminatezza potesse contribuire non poco a mettere perfino in cattiva luce la nostra città dal momento che strutture pubbliche come il palazzetto della Virtus ed il circolo tennis La Racchetta ospitano, durante un intero anno, numerose gare regionali e nazionali con squadre provenienti da altre città; compagini costrette a raggiungere con fatica impianti ubicati, come già detto, a fondo valle che, in occasione di incontri di particolare richiamo, soffrono di una insufficiente area destinata alla sosta veicolare.
Non parliamo poi delle incresciose situazioni in cui questa strada è rimasta bloccata dal transito dei mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco, della Misericordia e della Pubblica Assistenza i cui barellieri sono stati spesso costretti a veri e propri esercizi di prestigio tra le auto in sosta per trasportare i chiedenti aiuto dalle loro abitazioni all’interno delle ambulanze, nonché dal servizio svolto dai mezzi ecologici e dai scuolabus.         Sulla questione ci sarebbero da scrivere ancora tante altre pagine, ma preferiamo fermarci qui consapevoli che certi messaggi dovrebbero essere più che sufficienti per scuotere la sensibilità dei nostri amministratori, i quali, alla luce di una sintesi delle più evidenti criticità incombenti su Via Vivaldi, peraltro correlate ad un inconcepibile e pluriennale “montante” di mala gestio, di cui la stessa amministrazione comunale ha gravissime responsabilità, dovrebbero sentirsi più che mai obbligati ad intervenire con soluzioni risolutive.    Anzi, allo stato dei fatti, dovrebbe essere provato un senso di vergogna per gli impegni assunti e non mantenuti così come quello di cui ci aveva assicurato l’assessore Stefano Maggi – prima in Consiglio comunale il 30 aprile 2014 e poi nel corso di una riunione pubblica il 17 febbraio 2016 alla presenza di alcuni membri della Giunta – volto ad una convocazione urgente di un’assemblea nel corso della quale illustrare, esaminare, approfondire e concordare, con tutti i diretti interessati (ovvero gli abitanti), un “fumoso” progetto di viabilità e della sosta da tempo studiato ed annunciato, ma che è rimasto ancora dimenticato in qualche cassetto degli uffici tecnici comunali.    La superficilità di analisi dimostrata nell’affrontare questa gravissima situazione e dei rischi latenti ad essa correlati, ci porta ad osservare come la “civiltà dell’indifferenza” o di un “assordante silenzio” di chi è al vertice di certi organismi e comunque propria dell’epoca in cui viviamo, pare quanto mai adattabile al comportamento assunto dall’amministrazione comunale di Siena al caso di specie, un caso che si sta protraendo da tempo immemorabile e che, con tutta la buona volontà, è diventato intollerabile.
Sappiamo che certe pratiche civiche, soprattutto quando presentano aspetti di indubbia farraginosità, sono sottoposte all’osservanza di un inevitabile iter burocratico; tuttavia, quando si è di fronte però ad una questione ereditata da così troppi anni, riteniamo che sia giunto davvero il momento di dover trovare ogni tempestiva soluzione possibile che assuma connotati di indifferibilità.
Ad ogni buon conto, alla luce di questo grave stato di cose ci domandiamo spesso che senso possano ancora avere le seppur rare riunioni pubbliche, convocate dalla Consulta n. 3 che ha sostituito la Circoscrizione n. 3, per esaminare i non pochi e variegati problemi che interessano una così vasta area territoriale di competenza se tale organismo non riesce poi a svolgere una puntuale e costante azione di quelle funzioni che le sono state conferite. Tanto per non farci mancare nulla, non possiamo infine dimenticare il disagio sopportato per quasi un anno da tutti gli abitanti residenti nell’area fuori Porta Pispini e dai commercianti che qui svolgono la propria attività, un disagio dovuto alla imprevista ed improvvisa frana accaduta alla fine del mese di febbraio 2016 lungo un’importante arteria di scorrimento quale è Via Baldassare Peruzzi; a puro titolo di cronaca preme peraltro significare che l’impresa edile esecutrice dei lavori non ha ancora completato l’opera di consolidamento del tratto sinistrato.

Considerazioni conclusive

Ci pare opportuno terminare questo non certo breve ma necessario intervento con una serie di amare riflessioni del tutto personali.
Siamo ormai giunti alla vigilia di un periodo dell’anno, per noi senesi particolarmente atteso, in cui l’area in esame e tutte le zone limitrofe verranno ulteriormente congestionate da un incredibile flusso veicolare a causa delle prossime carriere di luglio e di agosto e di altre feste che si svolgeranno durante l’estate nelle contrade, nelle piazze, lungo le strade; una serie di manifestazioni di grande richiamo e fascino che impatteranno in modo inevitabile sulla viabilità e sulla sosta selvaggia con il solito insufficiente controllo da parte del Comune.
E’ ovvio che l’uso delle biciclette elettriche aiuterà ben poco ad attenuare tali inconvenienti dovuti, per buona misura, alla granitica maleducazione ed alla crescente inciviltà delle persone.   Una volta trascorso questo intenso periodo estivo ci troveremo di fronte ad una fase in cui inizieranno ad affilarsi ulteriormente le armi in previsione della prossima campagna elettorale per le elezioni amministrative e politiche.
Per una consolidata esperienza, siamo certi che i vari candidati Sindaci non solo saranno impegnati nei tradizionali comizi, ma si ingegneranno ad organizzare anche strategiche passeggiate nelle zone della città che hanno fin qui manifestato le maggiori criticità al fine di raccogliere più preferenze possibili, salutando e stringendo magari mani a destra e a manca a tutti i passanti, promettendo loro, una volta eletti, soluzioni che apparivano impraticabili.
Poi, quando saranno entrati in possesso del Palazzo, come d’incanto tali personaggi – presi indubbiamente da impegni cogenti – si defileranno e non troveranno più il tempo né di ricevere né di rispondere alle istanze dei cittadini che hanno in precedenza artatamente illuso.
Con tutta onestà vorremo augurarci di poter essere prontamente smentiti, ma siamo certi che accadrà invece proprio così. Non essendo dotati di certe qualità, non vogliamo in questa sede apparire dei saccenti, né sembrare dei moralisti, né tanto meno dispensare insegnamenti a chicchessia, ma è bene rammentare a tutti che la fiducia, la stima, il rispetto, la considerazione e la credibilità non si guadagnano solo a parole e con un eccesso di protagonismo e di visibilità (miserie queste ultime proprie del nostro tempo), ma tali valori si acquisiscono soprattutto con i fatti concretizzati, con la coerenza delle proprie idee e non venendo mai meno alle aspettative delle tante persone che ogni giorno ci giudicano e che credono di poter fare affidamento sulle promesse dichiarate.
La giostra dello storico Palio di Siena ci insegna che i patti verbali raggiunti tra le dirigenze delle contrade alla vigilia della carriera, nonché quelli concordati con un semplice labiale poi tra i fantini alla mossa negli attimi frenetici che precedono la corsa, contano molto più di un contratto scritto; per questo motivo da senesi ci rimane molto difficile accettare il fatto che quanto viene promesso dai personaggi pubblici che hanno responsabilità amministrative di una comunità non trova quasi mai una conferma od un’applicazione pratica.
Dalle pagine ingiallite che raccontano le esperienze maturate durante la nostra modesta avventura della vita terrena, ci viene spesso suggerito che sarebbe opportuno non dare mai le cose per acquisite o per scontate per chissà quale recondito merito ereditato, in taluni casi, dalla conoscenza diretta o collaborazione prestata a personaggi prestigiosi o blasonati.
Il clima di un crescente e diffuso malcontento che si avverte in città e che si alza di continuo da ogni dove da diverse categorie di cittadini – riteniamo non dovuto solo ad una prolungata serie di gravi disattenzioni e/o inadempienze amministrative, ma frutto per buona misura di uno stato d’animo correlabile ai danni irreparabili che impatteranno sicuramente sulle future generazioni della nostra comunità, danni di cui, però, nessuno si è voluto ancora assumere in modo esplicito la genitorialità – può essere un segnale premonitore molto significativo che un giorno, più o meno prossimo, ciascuno di noi possa avvertire con più forza il dovere di reagire ed essere obbligato a deporre nel segreto dell’urna la scheda elettorale con la dovuta ed obiettiva ponderazione sugli accadimenti verificatesi, non facendoci in questo caso influenzare da un’atavica passione sentimentale che potrebbe averci avvicinato per qualche precedente motivazione ad un determinato simbolo.
Non è indubbiamente compito di poco conto il saper leggere nel pensiero degli altri, sebbene possiamo affermare che in un mondo falso e pieno di contraddizioni, possa rivelarsi una linfa vitale per un terreno già fertile la presenza di una generalizzata e smaniosa sete di successo.
Siccome esistono, però, tante persone “libere”, mai arroccate sulle posizioni di certi apparati assai abili nell’ammaestrare e quindi una categoria sociale non assoggetata a particolari obblighi di riconoscenza, qualcuno dotato di miopia politica potrebbe rischiare in futuro di imbattersi in qualche amara sorpresa e, provando un ammissibile ed incredulo smarrimento, trovarsi poi in seria difficoltà, perché non più avvezzo ormai da tempo ad un radicale ed imprevisto cambio di rotta.
Se quel qualcuno ritenesse di poter continuare a ruzzare con la pazienza delle gente, deve ricordare – come recitano vecchi e saggi adagi popolari – che “il gioco è bello quando dura poco”; ma quando, però, il gioco è durato fin troppo e supera ogni limite di tollerenza può succedere che “il troppo ……..  stroppi!!!”.
Cordiali saluti.

Paolo Piochi

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