Le poco nobili affinità elettive fra il sindacato e il Monte
MASSA. Maggioranze bulgare nelle assemblee dei dipendenti Mps che hanno approvato il contratto di II livello partorito dall’accordo fra il Monte e il Sindacato. A Massa si è avuto addirittura un plebiscito: su un totale di 39 votanti, 37 sì, un astenuto e un solo voto contrario. Finalmente il Sindacato ha mostrato i muscoli?
Facciamo un passo indietro e ritorniamo alla madre di tutte le disgrazie, la vicenda Antonveneta.
Quale sia stata la funzione di uno dei maggiori sindacati montepaschini nel “Sistema Siena” lo illustra una fonte insospettabile. Franco Ceccuzzi – il dominus del Pci/Pd di Siena, partito che assieme alla Massoneria è stato il perno del c.d. “groviglio armonioso” – nel corso di un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera il 01.08.2013, dopo aver ammesso che la nomina dei vertici e le scelte strategiche del Monte dei Paschi di Siena hanno sempre avuto il placet dei Ds prima e del Pd poi, in particolare dei vari Bersani, Fassino e D’Alema, inaspettatamente tira in ballo un sindacato che avrebbe esercitato addirittura delle “ingerenze nel Monte”. Confida che il “sindacato bancario Fisac Cgil… ha espresso ben tre sindaci e ha avuto sempre un peso fortissimo all’interno di Mps”. E’ sorprendente che l’ex onorevole punti il dito sulle responsabilità di un sindacato che è una specie di alter ego del Pci/Pd, ma se teniamo conto, ad esempio, che Fabio Borghi, dopo essere stato segretario provinciale Cgil e per due anni nel consiglio della Fondazione Mps, si è assiso nel Cda del Monte dal 2003 al 2011, forse il buon Ceccuzzi non aveva tutti i torti.
Ma ci sono altre valutazioni che fanno riflettere.
Nella sua relazione al congresso regionale toscano della Fiba Cisl, svoltosi nel 2009, l’allora segretario regionale Roberto Pistonina fa un vero e proprio processo alla Sas di Complesso Fiba del Monte e pure a quelle delle altre sigle. Ecco le sue parole: “Ebbene a Siena questi errori sono stati tutti collezionati, uno dopo l’altro con un’aggravante: un’incomprensibile condivisione sindacale su un piano industriale che fin dall’inizio mostrava tutte le sue incognite. Il Sindacato ha il dovere, ancor prima del diritto, di pronunciarsi e denunciare, certamente dal proprio punto di vista, i rischi e i pericoli economici connessi ad un piano industriale, soprattutto in relazione alla sua sostenibilità sociale..
Il sindacato ha il dovere di non confondere il proprio ruolo con quello dell’Azienda mantenendo sempre una autonomia di giudizio. Uno sbilanciamento, in difesa del piano industriale, francamente inopportuno, fosse altro perché la prudenza. proprio in queste circostanze, diviene elemento d’intelligenza politica”.
La prudenza auspicata da Pistonina non sembra far parte del bagaglio culturale della Fisac Cgil, la quale l’indomani dell’annuncio dell’acquisizione di Antonveneta uscì con un comunicato che definire imbarazzante è eufemistico. Sotto il titolo“MPS: FISAC/CGIL, ANTONVENETA RISPOSTA A MALIZIOSE ACCUSE”, l’ANSA riferisce il seguente roboante annuncio di vittoria:
“Una crescita di grande valore: è la migliore risposta alle tante maliziose accuse del passato, si può crescere mantenendo forte il valore dell’autonomia e del radicamento territoriale”. Così – continua l’Agenzia – Giuseppe Minigrilli e Antonio Damiani, rispettivamente segretario generale della Fisac/Cgil Toscana e segretario generale Fisac Gruppo Monte dei Paschi, a 24 ore dall’annuncio dell’acquisizione di Banca Antonveneta da parte di Mps, tornano a valutare positivamente la scelta che “con coraggio” anche i sindacati hanno “condiviso”. Attraverso tale operazione, ricorda la Fisac in una nota, il Gruppo Mps rafforza ulteriormente il ruolo di terzo polo creditizio nazionale (35.000 dipendenti, 3.200 sportelli, 6.000.000 di clienti, 10% di quota mercato), con “coerenza” rispetto al piano industriale 2006-2009, mantenendo l’indipendenza “strategica” e riqualificando “quali-quantitativamente” la rete filiali. Damiani e Minigrilli, infine, concludono sottolineando “l’assoluta positività di un metodo di relazioni sindacali basato sul confronto e che ha permesso al Gruppo Mps di assumere una posizione di assoluto rilievo all’interno del settore creditizio e contemporaneamente di garantire integralmente i diritti dei lavoratori”.
Per il noto principio che “al peggio non c’è mai fine”, arrivò anche un comunicato unitario delle sigle sindacali bancarie della Cgil, Cisl e Uil, che assume oggi un sapore assai amaro: “Esprimiamo grande soddisfazione per l’operazione Antonveneta, che si inquadra perfettamente nelle strategie industriali del gruppo e che mette al riparo Mps da speculazioni finanziarie”. Mai previsione fu più azzeccata.
Pistonina continua a incalzare: “Una insopportabile sponsorizzazione sindacale sulla liberalizzazione del TFR finalizzato all’acquisto di azioni del Monte. Riporto testualmente la circolare unitaria del 30.1.09: “E’ una decisione condivisa e anzi da noi più volte sollecitata, in quanto consente ai lavoratori di poter usufruire a questo scopo di una quota di salario differito altrimenti utilizzabile solo per i fini previsti dalla legge. Iniziative di questo tenore denotano attenzione nei confronti dei dipendenti, al contempo agevolano un coinvolgimento di tipo collettivo rispetto alla proficua applicazione del Piano industriale 2008-11”. Ed ancora “sarà compito di queste OO.SS. garantire il mantenimento di tali livelli di responsabilizzazione non consentendo nessuna presa di distanza, in questo momento neppure ipotizzabile, rispetto ad un obbiettivo collettivamente condiviso”. Si fa davvero fatica a pensare che quel comunicato non sia stato scritto dall’azienda. Spia evidente dell’abuso del ruolo sindacale è l’uso ripetuto del termine “condiviso”, che non può non indicare l’orgogliosa rivendicazione, da parte del sindacato, del merito dell’acquisizione Antonveneta, al fianco e al pari dell’azienda.
Il sindacalista cislino continua: “Non si comprende il Sindacato. E’ forse compito del sindacato sostenere il piano industriale del Monte attraverso la liberalizzazione del TFR per acquistare quote del Monte?…Allora qualcuno mi deve spiegare perché si sollecita l’Azienda a svincolare l’intero TFR mettendolo a rischio, per acquistare quote Monte, mentre lo si nega per altre esigenze del dipendente”.
I colleghi che hanno seguito i preziosi e disinteressati consigli dei sindacati ringraziano per aver visto ridursi a zero l’equivalente dei loro TFR.
Pistonina poi conclude:“…nel silenzio generale dell’Organizzazione occorre che qualcuno dica basta, che vada oltre alle generali soffuse critiche che in questi mesi ed anni hanno animato il Monte. La Fiba Toscana non potrà essere accusata di silenzio compiacente”. Denuncia vibrante e impietosa sui mali del sindacato montepaschino, rimasta purtroppo lettera morta.
Che dire? Risulta a chiare lettere la corresponsabilità, per la sua parte, del gruppo dirigente dei sindacati nelle scelte suicide degli ex vertici del Monte. E allora come è possibile che lo stesso continui a rappresentare i lavoratori che di quelle decisioni sono vittime? Semplice, perché questi ultimi continuano a tributargli la loro fiducia. Il perché mi è ignoto, visto che tale comportamento fa vacillare i principi logici.
L’accordo succitato prevede sacrifici per i dipendenti ancora più accentuati rispetto al precedente, visto che la banca si è rifiutata di ricorrere al Fondo di solidarietà, eppure i dipendenti sono fieri di dare il loro contributo equo-solidale all’azienda. In compenso ricevono i ringraziamenti del presidente Massimo Tononi, per il quale “il nuovo accordo sindacale… dimostra lo spirito di sacrificio e di squadra dei nostri colleghi”.
Ed io che ho votato no e non ho nessuna intenzione di mostrarmi solidale?
Marco Sbarra
