Erneto Campanini: "Perchè ho partecipato"
SIENA. Ho partecipato alla manifestazione di Venerdi 7 novembre insieme a Laura Vigni e tanti altri militanti e simpatizzanti di Sinistra per Siena, per dimostrare che si possono fare delle iniziative con persone con idee politiche ben diverse dalle mie, ma che in determinati momenti possono riunirsi per il bene della città, denunciando forte e chiaro il nostro totale disappunto contro quello che ha subito e sta subendo la nostra città.
Uno scatto d’orgoglio reso necessario da un’amministrazione incapace di avere un progetto chiaro sulla città, un’amministrazione guidata da un Sindaco che più che governare lascia governare, restaurando gli ennesimi giochetti di partito e di spartizione di poltrone e poltroncine pur di rimanere attaccato al suo incarico, come un re senza scettro ma con un bel telefonino per farsi i selfie promotori di “benismo” e contare i “mi piace”. L
a realtà è però un’altra cosa, il “benismo” contrasta fortemente con quello che sta succedendo a Siena, MPS, Fondazione, l’ormai ex Novartis e i suoi dipendenti compresi quelli delle agenzie interinali che non si sà ancora che fine faranno; Università con debiti milionari; svendite di immobili pubblici per far quadrare il bilancio annuale; incremento evidente di fondi commerciali sfitti in centro ed extra-‐moenia ; Ospedale delle Scotte con dei reparti fatiscenti (in primis gli ambulatori); situazione viabilità e parcheggi irrisolte (es. Colonna di San Marco); crescita del degrado urbano con spazzatura non raccolta in vari punti della città; il centro storico tappezzato da colate di orribile asfalto al costo della pietra serena; esternalizzazioni a non finire in tutti i settori; appalti al massimo ribasso alle cooperative con condizioni lavorative indegne; centro storico usato come un fast food mordi e fuggi; una città non più a misura né di cittadino né di “turista che voglia scoprire qualcosa di più che salire sulla Torre del Mangia”, lo si fa arrivare paga 2 euro all’ora di parcheggio, lo si spenna per bene e riparte il pomeriggio; bollette fra le più care di Italia ( es. acquedotto del Fiora); finanziamenti per opere pubbliche di dubbia utilità (400 mila euro della ciclopedonale Isola d’arbia-‐Ponte a Tressa); nessun incentivo all’imprenditorialità giovanile; nuova emigrazione da parte dei nostri giovani; nepotismo e clienterismo di partito stratificato ad ogni livello lavorativo; politiche giovanili assenti; punti di forza come la Fortezza lasciati completamente inutilizzati; Cooperative ( di ogni colore) collegati a doppio manico alla politica; collegamenti con le altre città degne di un paesino di montagna ( ferrovia, Siena-‐Firenze, Siena-‐ Grosseto, ecc.); Mens Sana e Robur fallite e costrette a giocare in campetti di provincia.
Per tutte queste ragioni, e mi scuso se non sono riuscito ad elencarle tutte, era giusto essere presenti alla manifestazione, era un dire basta a tutto quello che ci ha preceduto e che si è incredibilmente restaurato nell’arco di un anno e mezzo. Siena non ha ancora però elaborato il lutto, non ha ancora capito bene quello che è successo. Lo si intuisce quando parli in contrada o nelle vie cittadine, quando ancora c’è qualcuno che difende una senesità che non esiste più e forse non è nemmeno mai esistita, ci si arrocca su chi ha ancora la casa della nonna da affittare a prezzi esorbitanti allo studente o straniero di turno, senza pensare minimamente che i prezzi in tutto il mondo occidentale sono crollati, oppure ci si difende pensando che siamo ancora tutti senesi e io la casa al cinese o al migrante non gliela do! Preferisco tenerla sfitta!…fò come mi pare! Il mondo è cambiato e anche la nostra città è cambiata. La differenza sostanziale con le altre città che hanno già da molti anni sofferto l’umiliazione dell’emigrazione, delle fabbriche chiuse, del lottare per rinascere ed emanciparsi Siena questo non lo ha mai affrontato, non ha mai avuto fondamentalmente questo bisogno, non ha mai toccato veramente il fondo ed ora si sente spaesata, senza strumenti un po’ come un cittino senza il babbo. Per cercare di risollevarsi però bisogna elaborare il lutto, capire il perché è successo questo, come è stato possibile, chi sono i responsabili, cosa non abbiamo fatto per impedirlo. Una volta aperto tutto il nostro armadio di fantasmi potremmo finalmente liberare noi stessi e Siena tutta. Da psicologo chiamo tutto questo “resilienza”, da politico vi dico che ho molti progetti per affrontare alcune problematiche prima esposte e sono disposto a condividerle con chiunque le voglia ascoltare, migliorare e criticare, ma non sono disposto a dare nessuna mano a tutti quei fantasmi del passato che cercano di cambiare vestito per risollevarsi personalmente. Non sono un duro e puro e credo che le persone nella vita possano davvero cambiare, ma in questo momento Siena per risollevarsi non ha bisogno di chi si è già sporcato ampiamente le mani, se amate la città fate un passo indietro e tante persone che non si sono mai fatte sentire si faranno avanti, altrimenti tutto sarà come prima, una città che non è riuscita a risalire quando era ancora in tempo per farlo, in balia del prossimo “selfie” su facebook.
Uno scatto d’orgoglio reso necessario da un’amministrazione incapace di avere un progetto chiaro sulla città, un’amministrazione guidata da un Sindaco che più che governare lascia governare, restaurando gli ennesimi giochetti di partito e di spartizione di poltrone e poltroncine pur di rimanere attaccato al suo incarico, come un re senza scettro ma con un bel telefonino per farsi i selfie promotori di “benismo” e contare i “mi piace”. L
a realtà è però un’altra cosa, il “benismo” contrasta fortemente con quello che sta succedendo a Siena, MPS, Fondazione, l’ormai ex Novartis e i suoi dipendenti compresi quelli delle agenzie interinali che non si sà ancora che fine faranno; Università con debiti milionari; svendite di immobili pubblici per far quadrare il bilancio annuale; incremento evidente di fondi commerciali sfitti in centro ed extra-‐moenia ; Ospedale delle Scotte con dei reparti fatiscenti (in primis gli ambulatori); situazione viabilità e parcheggi irrisolte (es. Colonna di San Marco); crescita del degrado urbano con spazzatura non raccolta in vari punti della città; il centro storico tappezzato da colate di orribile asfalto al costo della pietra serena; esternalizzazioni a non finire in tutti i settori; appalti al massimo ribasso alle cooperative con condizioni lavorative indegne; centro storico usato come un fast food mordi e fuggi; una città non più a misura né di cittadino né di “turista che voglia scoprire qualcosa di più che salire sulla Torre del Mangia”, lo si fa arrivare paga 2 euro all’ora di parcheggio, lo si spenna per bene e riparte il pomeriggio; bollette fra le più care di Italia ( es. acquedotto del Fiora); finanziamenti per opere pubbliche di dubbia utilità (400 mila euro della ciclopedonale Isola d’arbia-‐Ponte a Tressa); nessun incentivo all’imprenditorialità giovanile; nuova emigrazione da parte dei nostri giovani; nepotismo e clienterismo di partito stratificato ad ogni livello lavorativo; politiche giovanili assenti; punti di forza come la Fortezza lasciati completamente inutilizzati; Cooperative ( di ogni colore) collegati a doppio manico alla politica; collegamenti con le altre città degne di un paesino di montagna ( ferrovia, Siena-‐Firenze, Siena-‐ Grosseto, ecc.); Mens Sana e Robur fallite e costrette a giocare in campetti di provincia.
Per tutte queste ragioni, e mi scuso se non sono riuscito ad elencarle tutte, era giusto essere presenti alla manifestazione, era un dire basta a tutto quello che ci ha preceduto e che si è incredibilmente restaurato nell’arco di un anno e mezzo. Siena non ha ancora però elaborato il lutto, non ha ancora capito bene quello che è successo. Lo si intuisce quando parli in contrada o nelle vie cittadine, quando ancora c’è qualcuno che difende una senesità che non esiste più e forse non è nemmeno mai esistita, ci si arrocca su chi ha ancora la casa della nonna da affittare a prezzi esorbitanti allo studente o straniero di turno, senza pensare minimamente che i prezzi in tutto il mondo occidentale sono crollati, oppure ci si difende pensando che siamo ancora tutti senesi e io la casa al cinese o al migrante non gliela do! Preferisco tenerla sfitta!…fò come mi pare! Il mondo è cambiato e anche la nostra città è cambiata. La differenza sostanziale con le altre città che hanno già da molti anni sofferto l’umiliazione dell’emigrazione, delle fabbriche chiuse, del lottare per rinascere ed emanciparsi Siena questo non lo ha mai affrontato, non ha mai avuto fondamentalmente questo bisogno, non ha mai toccato veramente il fondo ed ora si sente spaesata, senza strumenti un po’ come un cittino senza il babbo. Per cercare di risollevarsi però bisogna elaborare il lutto, capire il perché è successo questo, come è stato possibile, chi sono i responsabili, cosa non abbiamo fatto per impedirlo. Una volta aperto tutto il nostro armadio di fantasmi potremmo finalmente liberare noi stessi e Siena tutta. Da psicologo chiamo tutto questo “resilienza”, da politico vi dico che ho molti progetti per affrontare alcune problematiche prima esposte e sono disposto a condividerle con chiunque le voglia ascoltare, migliorare e criticare, ma non sono disposto a dare nessuna mano a tutti quei fantasmi del passato che cercano di cambiare vestito per risollevarsi personalmente. Non sono un duro e puro e credo che le persone nella vita possano davvero cambiare, ma in questo momento Siena per risollevarsi non ha bisogno di chi si è già sporcato ampiamente le mani, se amate la città fate un passo indietro e tante persone che non si sono mai fatte sentire si faranno avanti, altrimenti tutto sarà come prima, una città che non è riuscita a risalire quando era ancora in tempo per farlo, in balia del prossimo “selfie” su facebook.
Ernesto Campanini (Sinistra per Siena, Siena si Muove, Rifondazione Comunista)