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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Aurigi replica a Dallai…

...che si candida a servitore (e quindi eroe) del popolo

di Mauro Aurigi

SIENA. On.le Luigi Dallai, l’8 ottobre lei ha replicato con lodevole pacatezza (v. qui) ad un mio criticissimo intervento su di lei e il suo partito (v. qui): dunque tanto di cappello, sinceramente, a partire dal suo beneaugurante e accattivante incipit (un “Signor Aurigi buongiorno” che mi ha immediatamente ricordato la prima apparizione in pubblico di Papa Francesco). Purtroppo io non sono fatto della sua stessa pasta e spero di farla pentire per non avere dato ascolto a chi le sconsigliava di rispondermi, regola questa sempre prudentemente rispettata dai suoi pari, evidentemente a corto di argomenti. Ma siccome la cosa di cui si parla  – il declino della Città – è drammatica, la più grave da alcuni secoli a questa parte (lo tengano presente coloro che si lamentano della lunghezza dei miei interventi), io non posso violentare il mio dna costruito in una famiglia operaia socialista d’antan e nella rudezza dialettica della contrada. A cominciare dal fatto che già alla terza riga del suo intervento, lei dichiara: sono al servizio alla comunità senese (….) Tutto sono fuori che un tiranno o un uomo di destra”, che poi fa l’eco a quanto da lei scritto altrove: “il Partito democratico, un partito fatto da persone al servizio della comunità”. Ci vuole del coraggio, visto com’è stata “servita” quella senese.

ANCHE I MODERNI MANDARINI CINESI AL SERVIZIO DEL POPOLO

Fatto questo che mi convince sempre di più che lei e il suo partito non sappiate più, se mai l’avete saputo, cosa sia la destra e cosa la sinistra. Ogni volta che sento un politicante dire “sono al servizio del popolo” – lo dicevano e lo dicono, appunto, tutti i tiranni della storia e dell’attualità – mi viene da ridere. La cosa infatti mi richiama sempre alla mente un’enorme scritta di vernice rossa, leggibile da un centinaio di metri, apparsa nei mitici anni ’60 della contestazione giovanile sull’architrave del più transitato sottopasso ferroviario di Bari: SERVIRE IL POPOLO. Si trattava dei cosiddetti maoisti, un movimento sedicente di sinistra estrema (ma picchiavano giustamente come fascisti), che volevano trasferire in Italia l’esperienza cinese (della Cina di allora!). Ovviamente loro si auto-collocavano, come lei Dallai, dalla parte del tiranno, ossia tra i “serventi” non tra i “serviti”. Un mesetto dopo, improvvisamente, le migliaia di automobilisti che tutti i giorni passavano sotto quella grande arcata poterono leggere, sotto la prima, una seconda, minuscola ma chiarissima scritta rossa: IL POPOLO SI SERVE DA SOLO. La cosa, anche se poteva apparire come la felice battuta di un buontempone, a me apparve allora ed appare ancora oggi come la più straordinaria sintesi della contrapposizione tra destra e sinistra. Infatti, checché la scritta grande e urlante volesse far intendere, nella realtà il modello cui inneggiava era quello di destra estrema rappresentato da una società di poveri “servita”, appunto, da un pugno di privilegiati “serventi”, i ricchi mandarini oscurantisti guidati dall’imperatore della Cina sedicente comunista. La seconda, sommessa, icastica scritta invece evocava il concetto della sinistra estrema, quello della sovranità popolare o del populus sibi princeps, il popolo principe di se stesso, locuzioni che stanno all’origine del pensiero politico occidentale, coniate nel Trecento (Ambrogio Lorenzetti, sempre citato a sproposito, docet) da giuristi umanisti delle università comunali, ma ribaditi più di recente dai seguenti noti “estremisti” di sinistra:

–          J.J.Rousseau: “Non abbiamo bisogno di buoni politici, ma di buoni cittadini” (e detto tra di noi, chiunque pensi che siano i buoni politici a fare i buoni cittadini è di destra, mentre è di sinistra chi pensa l’opposto);

–          Berthold Brecht: “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi“;

–          J.F. Kennedy: “Non domandatevi cosa il governo può fare per voi, ma domandatevi cosa voi potete fare per la Nazione“.


BARCHE E VIGNETI NEI SOGNI “POPOLARI” DEL PD

Prima di andare avanti voglio spiegarle quale fosse la logica fondamentale della moderna sinistra (prima di essa la sinistra era rappresentata dai liberali) sin dal suo primo apparire nella seconda metà dell’800. E mi riferisco per l’esattezza alla sinistra italiana incarnata dai socialisti dell’epoca  Prampolini, Massarenti, Turati, Kuliscioff ecc., ossia prima dell’avvento nel 1921 di un bolscevico Pci. Non si lavorava allora per mandare al governo gli intellettuali in rappresentanza del partito affinché si facessero leggi a sostegno delle masse derelitte, cosa che sarebbe stata a metà strada tra Robin Hood e cristianesimo. No, l’obiettivo fondamentale di quella sinistra era l’emancipazione di quelle masse o, meglio, fare del popolo (del popolo, non della plebe) la classe dirigente. Questo è entrato nel mio personale dna per avere avuto un nonno operaio, figlio di un prete spretato. Mio nonno, ex anarchico ma portò per tutta la vita il fiocco nero, fu tra i fondatori alla fine dell’800 della federazione senese del Partito dei Lavoratori, come allora si chiamava il Psi. E ci voglio mettere anche l’esperienza della democrazia di contrada che deriva direttamente da quella dell’antico Comune, oggi anch’essa inquinata dalla casta del potere senese. E ci voglio mettere anche l’aver capito come i governi popolari (senza leader alcuno!) della gloriosa Repubblica senese siano stati la causa prima della ricchezza pubblica giunta sino a noi: Banca, Università, Ospedale e Arte per citare le principali e senza voler contare lo straordinario lascito in materia di ricchezza morale. Particolare esilarante: il Pci-Pds-DS-Pd ha cercato abusivamente di apparire come l’artefice di quella ricchezza cittadina,  proprio mentre la stava spolpando.
Oggi basta un’occhiata: la classe dirigente generata dalla cosiddetta sinistra di Dallai non è fatta di popolo, ma di Napolitano (da oltre 60 anni al vertice del sistema politico), di D’Alema (barche e vigneti) o di Violante (favori politici e aziendali a Berlusconi come dal celeberrimo filmato su YouTube) e di centinaia d’altri con in testa Renzi, tutti più o meno in combutta con Berlusconi e Verdini.

MA COS’E’ LA DESTRA, COS’E’ LA SINISTRA
Ma per spiegare meglio quale sia il significato ancora attualissimo della diade destra-sinistra, è opportuno ricordare che quei termini entrarono in uso alla fine del Settecento perché nell’Assemblea rivoluzionaria francese i repubblicani più radicali sedevano a sinistra e quelli più moderati a destra. Dopodiché, da allora  e fino ai giorni nostri:

–   a destra sta l’assolutismo regio, la tirannia, il centralismo statale, la volontà che scende dall’alto, i governati controllati dai governanti, il governo forte con i deboli debole con i forti, la sfiducia verso l’autogoverno popolare e quindi il convincimento che solo il potere saldamente nelle mani di pochi (o di uno solo) possa garantire la serena esistenza del popolo. In sintesi: a destra sta la società organizzata verticalmente.

     –    a sinistra invece sta la repubblica, la democrazia, l’autogoverno locale, la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati (quindi i cittadini, comunque abbiano votato, tutti all’opposizione rispetto al governo), il governo forte coi forti e debole coi deboli, il governo dei molti (o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet, ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato) e quindi l’ottimismo verso la capacità del popolo di autogovernarsi. In sintesi: a sinistra sta la società organizzata orizzontalmente.

Per cui, schematizzando, si può dire che quanto più una situazione è democratica e repubblicana, quanto più il potere è decentrato e diffuso, quanto più la volontà sale dal basso e quanti più sono quelli che governano, tanto più quella è una situazione di sinistra. Viceversa per la destra.

Poiché non esiste altra distinzione logica tra destra e sinistra che questa, se ci si riflette si capisce che il nostro Paese è retto da una cultura politica destrorsa in ogni suo comparto istituzionale. Insomma in Italia oggi c’è una sinistra formale, ma una sinistra reale non c’è (forse non c’è mai stata) e, come lei Dallai, molti si considerano di sinistra ma in realtà sono di destra e viceversa.


A SINISTRA SI PRODUCE RICCHEZZA A DESTRA LA SI CONSUMA

Per cui, secondo la griglia di cui sopra, il regime sedicente comunista dell’URSS, per mezzo secolo preso a modello dal Pci, era in realtà un regime di destra brutale del tutto affine a quello nazista. Dall’altro canto, gli Svizzeri vivono invece nel regime più di sinistra del pianeta dal momento che in quel Paese tutto, dall’entità delle pensioni (la massima non può superare di tre volte la minima) all’altezza dei minareti islamici o alla percentuale di immigrazione ammessa, viene deciso con referendum popolari. Sì proprio gli Svizzeri, quelli che la sedicente sinistra italiana definisce spesso “fascisti e xenofobi”. Si ignora evidentemente che il fascismo è stato inventato e allevato in Italia e che fu la levatrice del nazismo, mentre la Svizzera non è mai stata fascista. E si ignora che gli immigrati in Svizzera sono il 50% della popolazione residente di cui il 30% naturalizzati, ossia cittadini a tutti gli effetti. Ciononostante dal paese che ci è fisicamente vicino più di ogni altro e che ha immigrati più di ogni altro non ci arrivano mai notizie di problemi con l’immigrazione, mentre in Italia col solo 7% di immigrati … ma gli xenofobi sono loro, non noi.

Ciò ci spiega anche che ‒ e questa è una regola senza eccezioni nella storia e nell’attualità ‒ nei regimi ad alta democrazia, ossia in quelli più di sinistra, si gode un’alta qualità della vita: vedi la Grecia classica e l’Italia dei liberi comuni e vedi anche l’odierno Occidente nei confronti del resto del mondo e vedi la Svizzera ed i paesi del nord Europa, tutti ad alto livello democratico rispetto a quelli meridionali (in Danimarca hanno fatto 8 referendum, uno per ogni passo dell’integrazione europea, noi neanche uno). Viceversa nei paesi a bassa o inesistente democrazia, ossia di destra, domina l’arretratezza e il sottosviluppo economico, sociale e culturale: vedi l’ex URSS o le altre dittature passate o vigenti e vedi anche l’Italia dei nostri tempi a partire dal decisionismo craxiano in poi (la crisi attuale in Italia in realtà è cominciata dagli anni ’80 ed è stata soprattutto crisi di democrazia, per questo ha le attuali spaventose dimensioni).

SIENA DEVE SCROLLARSI DI DOSSO IL VOSTRO GIOGO

E con la sedicente sinistra – in realtà una destra abilmente camuffata – da sempre al governo comunale, provinciale, regionale e nell’ultimo ventennio  per 7 anni anche nazionale, Siena, che era una delle città più ricche d’Italia, ha fatto la fine, che sempre si fa, come spero di avere dimostrato sopra, sotto i regimi di destra: è diventata poverissima e il peggio deve ancora arrivare.

Ecco, caro Dallai, perché vi combatto insieme ai vostri sodali berlusconiani. Arrivare alla condanna e punizione dei responsabili, secondo lei, significa solo guardare al passato invece che al futuro. Ma lo capisce che se non si condannano i responsabili della mala gestio del passato anche gli amministratori del suo futuro, certi dell’immunità e protetti dal potere del suo partito, continueranno a fare quello che hanno fatto i loro predecessori? Non lo capisce che punire chi ha malversato nel passato e molto più utile che limitarsi a pensare al futuro, e ciò proprio nell’interesse del “futuro” a cui lei pensa?
Lei mi ha confermato ancora una volta la necessità assoluta che tutto questo potere “tirannico” vi sia tolto per restituirlo al popolo, se non si vuole che voi continuiate, com’è nel dna dei tiranni, a spolpare anche il poco che c’è rimasto, quel poco che invece ci serve per ripartire e per riparare ai danni della vostra avidità di potere e denaro.
aSe l’editore di questo quotidiano confermerà la paziente benevolenza sinora usatami, tornerò sul suo intervento dell’8 ottobre, così denso di altri stimolanti spunti.

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