Veltroni a Sinalunga, il coraggio di un discorso di sinistra

di Zelia Ruscitto
SINALUNGA. Chi si è trovato oggi (13 settembre) dalle 10,00 alle 12,00 all’interno del palazzetto dello sport a Sinalunga ha condiviso l’impressione di trovarsi di fronte un uomo che stava pronunciando parole importanti, di quelle che aprono un nuovo periodo della storia.

Il Walter Veltroni dei mesi scorsi, quello un po’ sottotono che cercava strade di confronto con il centrodestra, che parlava di stagione del dialogo e di riforme e che non convinceva gli elettori di sinistra più radicali, a Sinalunga non s’è visto.

Al suo posto un leader democratico deciso, pronto a dire cose che possono apparire inopportune perché facili alla retorica e perciò pericolose in bocca ad un politico; parole che “sanno di buono” al punto da rischiare di scivolare facilmente ed essere percepite come toni buonisti e per questo menzogneri.

Ma – sarà la voce ferma oppure quel gesticolare rassicurante che accompagna la voce o forse lo sforzo nell’esprimere la passione e la convinzione di ciò che si dice e la camicia celeste che, di conseguenza, si bagna copiosamente – l’atmosfera si scalda, i giovani seguono in religioso silenzio ogni parola e allora credere diventa un facile esercizio e la storia una compagna da sentirsi accanto.

L’occasione è la chiusura della scuola della politica “Globale locale” per i giovani del Partito Democratico. Una quattro giorni di incontri e di confronti a Cortona e Castiglion del Lago.

Veltroni parte da questa occasione per delineare quello che, nel suo disegno, dovrà essere il Pd: “una realtà aperta dove regna la libertà individuale, dove ci si sente parte di una grande identità che oggi rappresenta il 34% dell’elettorato”. “Il Pd non deve essere un mondo chiuso e neppure autonomo ma deve essere percepito come uno strumento utile ai cittadini e non a noi. Per questo la formazione politica deve essere il nostro pane quotidiano: non mero indottrinamento ma, anche in questo caso, partecipazione attiva”. “Dobbiamo avere il gusto di vivere dove vive la gente, sentire sulla pelle i loro problemi. Solo così potremo farcene carico davvero. I problemi non possono essere risolti dalla mentalità che li ha creati”.

Il segretario del nuovo partito batte sull’importanza della formazione politica e, da qui, l’importanza della formazione in generale.

Dal remoto passato dove “leggere e far di conto era l’unico modo per aprire gli occhi e tenere alta la testa di fronte al padrone” Veltroni passa al ricordo di Don Milani per il quale “lo studio era la carta migliore per guadagnare da sé un futuro diverso”. Oggi, le cose non vanno diversamente; la formazione resta un punto fondamentale a cui deve seguire lo sforzo di “rimettere in moto l’ascensore sociale da troppo tempo bloccato”.

“Per noi la scuola è il centro di ogni cosa – dice Veltroni criticando le scelte fatte dall’attuale Ministro dell’Istruzione, Gelmini – per la destra un costo da tagliare. Dopo gli otto miliardi di euro tagliati alla scuola pubblica e la proposta del maestro unico che porterà gli insegnanti a fare le guide turistiche, oggi la notizia che il Ministro ha deciso di ridurre le ore di studio e le materie di studio”.

Una scelta che deriva da una semplice osservazione secondo il leader democratico: “Per Berlusconi la scuola è la sua televisione”.

“La vera politica, quella alta – incalza il leader del Pd – ha poco o nulla a che fare con la furbizia, con la composizione e scomposizione delle alleanze, con la convenienza. La vera politica è passione, disinteresse, amore per il proprio Paese”.

Veltroni si rivolge poi ai giovani, numerosi in platea, ed assicura che il Partito Democratico non sarà una meteora ma “sarà il partito dei prossimi decenni. Se il tempo del “noi collettivo che schiacciava l’io” è passato possiamo dire che “l’io che schiaccia il noi” non ci appartiene”.

Forte il grido d'allarme sulla deriva morale dell'Italia – e del mondo – emerge dal palco del palazzetto di Sinalunga: “Il Paese è ridotto ad uno specchio rotto pieno di grandi energie e grandi incertezze”. Nel “deserto di valori – insiste Veltroni – l’unica cosa importante è correre a tutta velocità verso il proprio interesse. Non si considera il cammino ma il traguardo, non essere ma apparire”. Nel declino dei valori, nella solitudine in cui la gente è caduta, dentro e fuori dall’Italia si leggono notizie agghiaccianti di degrado e disperazione. “Bambini di 12 anni che fanno uso di cocaina – riferisce Veltroni – La destra adesso troverà una nuova legge per rafforzare le punizioni, magari metterà in galera i bambini. Io credo che la repressione non è l’unica soluzione. Occorre stroncare il traffico di droga che fanno la mafia e la camorra e questo non può essere fatto da persone che sono al Governo e che pensano che un mafioso sia un eroe”.

“Non c’è sicurezza senza politica dell’integrazione e della cittadinanza – dice Veltroni – Non si può pensare di schedare i bambini rom, di mettere in carcere clienti e prostitute, di mettere celle negli stadi”. Tutte decisioni, ha fatto capire Veltroni, che danno risposte apparenti e populiste e che "portano all’autunno della democrazia e della libertà”.

“C’è un tempo della storia che si misura lontano dai sondaggi. Martin Luter King ne è un esempio. Se avesse dovuto seguire i sondaggi non avrebbe mai proposto scuole miste di bianchi e neri, non avrebbe mai inseguito il suo sogno. Un sogno che ha portato, 45 anni dopo, all’elezione a presidente di Barak Obama. Non dobbiamo avere paura di essere – incalza il segretario del Pd – Ogni uomo è mio fratello e ogni cosa che lo tocca mi riguarda. Il contrario di quel “me ne frego” che sta tornando adesso”.

Forse ispirato dal quel King appena pronunciato, Veltroni ha voluto indicare alla platea il suo sogno, ha voluto indicare ciò che per lui vuol dire essere democratico:

“Se sono democratico mi riguarda quello che fa un operaio, o l’incertezza della giovane madre, l’angoscia di un giovane precario o il desiderio di un artigiano o di un imprenditore di realizzare il suo sogno d’impresa. Se sono un democratico mi interessa che un pensionato abbia una pensione dignitosa e che si senta vivo e attivo e mi interessa l’amore speciale di una famiglia che abbia all’interno un disabile. Questi uomini e queste donne sono miei fratelli e sorelle perché io riconosco l’importanza del noi. C’è un’Italia migliore che deve trovare il coraggio di sé”.

Tornando sull’attualità e sulla contrapposizione a 360° con la destra, Veltroni commenta l’episodio dell’8 settembre, che ha visto protagonista il Ministro La Russa. Partendo dalla duplice sconfitta dei regimi totalitaristi avvenuta nel secolo scorso Walter Veltroni dichiara: “Nel 1945 Berlino è stata liberata. Nello stesso anno anche l’Italia ha riconquistato la sua libertà persa 23 anni prima”. E’ seguita la lettura di una lettera scritta da un giovane ufficiale italiano di 23 anni che, prima di essere condannato a morte da un tribunale misto nazista-fascista scriveva ai suoi genitori. “Muoio innocente”. E’ questa la frase che sottolinea Veltroni leggendo la lettera. “Non si può mettere sullo stesso piano questo ragazzo ed i suoi carnefici. Rispetto per tutte le vittime, certo, ma la storia ha scritto chi ha torto e chi ha ragione. Bene ha fatto Fini a pronunciare parole inequivocabili rivolte al suo partito. Non può esserci equidistanza tra fascismo e antifascismo”.

Resta da indicare la seconda liberazione dal totalitarismo: quella segnata dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. Cadde, in quell'anno “il comunismo che aveva impedito anche con il sangue ogni forma di opposizione e di libertà”.

Una parentesi importante del discorso di Veltroni a Sinalunga è poi occupata dal pensiero ambientalista. “I disastri ambientali di questi tempi sono metafore non riconosciute della precarietà in cui ci troviamo a vivere. Proteggere l’ambiente è il primo comandamento che dobbiamo osservare se vogliamo assicurare la sopravvivenza della specie umana”.

Occorre “rottamare il petrolio e investire sulle fonti di energia rinnovabile. L’energia che sprigiona in un solo giorno il sole potrebbe coprire il fabbisogno energetico di un anno. Se saremo determinati potremo riuscire a cambiare le cose. Proprio come Kennedy che promise di arrivare sulla luna entro la fine del decennio e poi ci riuscì. Oggi, la nostra luna è la terra”.

L’analisi politica di Veltroni, come d’obbligo in una lezione conclusiva di una scuola politica, passa infine a schematizzare le distinzioni di base tra neo-conservatorismo e riformismo dei democratici:

Sono 3 i “bastioni del neo-conservatorismo” che devono essere smantellati. Primo tra tutti il concetto del territorio visto come chiuso, inviolabile, solo nostro e di nessun altro. Il secondo bastione è l’uso politico della religione sfociato negli ultimi anni in integralismo e fondamentalismo. Infine il terzo bastione quello del populismo dove le decisioni vengono prese rapidamente ma da uno solo mentre tutti gli altri non si domandano quali decisioni sono state prese: l’importante è prenderle.

“Il nostro concetto del territorio – dice Veltroni – è quello democratico delle autonomie e del federalismo, dei liberi comuni e delle municipalizzazioni a rete. Per noi la religione, quella cristiana, è quella in cui la croce non può essere trasformata in spada. Infine, non risponderemo al populismo di destra con un populismo di sinistra ma con una partecipazione democratica. Creeremo un nuovo circuito mediatico a cominciare da internet e lavoreremo su un multilateralismo efficace”.

Una parentesi “cinematografica”, tanto per non tenere in un angolo la passione di una vita. Veltroni affida il concetto di “noi”, come lo intende un democratico, a spezzoni del film “Into the wild”, storia di un ragazzo che, dopo la laurea, sfugge dal mondo e cerca un contatto diretto con la natura, in Alaska senza altri mezzi che la sua forza fisica ed il suo intelletto. Una esperienza estrema che gli fa capire, a poche ore dalla sua morte che “non c’è alcuna felicità se non condivisa”.

Una affermazione toccante, quasi ovvia eppure così inspiegabilmente forte da sentire quando viene mostrata senza fronzoli.

Una conclusione per un discorso degno di finire nella storia della politica italiana, fatto in un palazzetto di provincia, lontano dai circuiti istituzionali di rilievo, tra persone che non hanno bisogno di farsi convincere ma che già hanno fatto una scelta.

Veltroni non si risparmia certo per questo ed anzi, ispirato dall’entusiasmo dei giovani presenti, di quei politici della sua schiera seduti in prima fila – come l’amatissima Rosy Bindi – o mischiati alla gente sugli spalti – come il presidente della Regione Claudio Martini e il presidente delle terme di Chianciano Sirio Bussolotti – o anche in piedi in platea – come Dario Franceschini accompagnato da tutta la sua famiglia, gli onorevoli senesi Susanna Cenni e Franco Ceccuzzi – si lascia andare a parole “forti” di incitamento e di spinta verso una politica finalmente degna di questo nome, che risale la china dopo anni di oscurantismo.