SIENA. Alcuni giorni fa Enrico Mentana ha condotto il dibattito “molto atteso” tra Renzi e Zagrebelsky, in materia di referendum. L’incontro ha avuto un esito interessante. Renzi conferma il suo profondo convincimento di voler procedere alla riforma costituzionale dando vita a un nuovo senato di non eletti, senza preoccuparsi troppo degli effetti che ciò potrà causare. I componenti del senato infatti non sarebbero più espressione della volontà popolare ma nominati, attingendo da sindaci e consiglieri regionali.
Il testo della riforma viene difeso da Renzi con vivace dialettica d’urto, ma le argomentazioni non sono adeguate al grande significato e ai valori della Carta costituzionale, che non può e non deve sottrarre al popolo l’esercizio del voto democratico.
L’esperto costituzionalista Zagrebelsky ha sviluppato, al contrario e in modo coerente, una pungente analisi sui rischi e sui limiti di una riforma così pasticciata, prefigurando in concreto l’impossibilità di un corretto funzionamento del nuovo senato, con il rischio che funzioni come un’anatra zoppa. Lo stesso, ha ipotizzato, altresì, come questa riforma, combinata con la riforma della legge elettorale, possa prefigurare teoriche derive autoritarie, dal momento che il partito che conquisterà il 25% dei voti si vedrà assegnare il 51% dei seggi in parlamento.
La nuova legge elettorale, infatti, consentirà al partito che otterrà il cosiddetto premio di maggioranza di governare indisturbato per tutta la legislatura, senza che le minoranze in parlamento abbiano la possibilità di incidere sulle attività parlamentari.
Sui temi sollevati da Zagrebelsky si è incentrato il dibattito, che ha raggiunto anche toni piuttosto accesi, per spiegare i motivi a sostegno del NO.
E ciò non perché Zagrebelsky ami mantenere le cose così come sono, una società persa nel sonno; no! La riforma costituzionale deve essere portata avanti ma il presidente Renzi non può ignorare le positive osservazioni critiche che vengono rivolte alla futura composizione del nuovo senato. Tale riforma, affiancata alla proposta di legge elettorale, che assegna un così elevato premio di maggioranza, pone importanti interrogativi sulle garanzie democratiche.
Queste le ragioni del NO sul referendum. I sostenitori del NO, pur favorevoli alle riforme, non desiderano che si giunga ad una modifica della Costituzione in modo così palesemente pasticciato e vogliono evitare soprattutto che il nuovo testo di riforma, qualora approvato, possa dare vita a un senato non rappresentativo della volontà popolare.
CIRCOLO SENA CIVITAS