Secondo appuntamento con "Cronache marziane: un alieno in Consiglio Comunale"
di Mauro Aurigi
SIENA. Nel Consiglio comunale del passato 28 febbraio, un altro mantra – oltre a quello dei referendum fascisti (vedi qui) – ha agitato le acque solitamente stagnanti della maggioranza sedicente di sinistra.
Si tratta dei requisiti di professionalità, esperienza e capacità che dovrebbero presiedere alla scelta delle nomine in enti e imprese pubbliche o para-pubbliche e che la (sempre) sedicente sinistra invoca con preoccupante passione e frequenza, come nella seduta in questione. Evidentemente in questo campo le cose non vanno bene, sennò perché quell’accorato e spesso ripetuto richiamo? Attenzione: non si è trattato di un’autocritica, come avrebbe potuto e dovuto essere perché sono settant’anni che quella maggioranza ha il totale monopolio degli incarichi della specie a Siena. No, sono saliti in cattedra in maniera così autoritaria e perentoria da far intendere che la violazione di quel sacro principio, evidentemente mai applicato, sia da attribuirsi non a loro, ma alla minoranza, ossia agli unici interlocutori che avevano davanti. Il tutto senza neanche arrossire per la vergogna. Come se gli incarichi a Mussari, Mancini, Profumo, Viola, Mansi e anche Querci e Pisaneschi – solo per citare i principali, ma l’elenco sarebbe lungo – nulla avessero a che fare con loro, e che dunque il baratro in cui è precipitata la Città e dal quale non risalirà mai più, fosse opera del destino cinico e baro o, peggio, della bieca malvagità dell’opposizione.
Insomma un modo come un altro per affumicare gli occhi dei loro elettori, evidentemente ritenuti poco più che ebeti. Ma anche per mettere le mani avanti quando sono in gioco cariche pubbliche da determinarsi col solo esame dei curriculum vitae stilati dagli stessi aspiranti (con i curriculum taroccati si può diventare ministri del PD, vedi Fedeli e vedremo se anche Madia). Infatti pochi giorni dopo, a sorpresa, il sindaco Valentini ha designato le cariche comunali per la Fondazione MPS. In assoluta solitudine. E ciò neanche un mese dopo aver richiesto la collaborazione del Consiglio comunale per rafforzare il traballante rapporto tra Città e Fondazione, e pochi giorni prima del Consiglio straordinario convocato su questo tema, quindi vanificandolo.
CECCUZZI FINALMENTE CONFESSA
Per capire quanto professionalità, esperienza e capacità fossero la costante stella polare del Pci-Pds-Ds-Pd ce lo dice il sito di Dagospia il 30.8.2013, mai smentito (vedi qui). Franchino Ceccuzzi, dalemiano d’acciaio e a lungo, troppo a lungo, dominus incontrastato della Città e forse anche guardia del corpo di Mussari visto che lo seguiva come l’ombra, così confessa ai pm senesi che lo interrogano nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta:
«Nel 2009 si decise di portare i componenti del consiglio di Mps da 10 a 12 per rispettare le proporzioni del consiglio regionale e di quello provinciale. I componenti del cda della Banca MPS indicati dalla Fondazione erano uno dell’opposizione, due dell’ex Margherita e tre dell’area ex Ds”.
E la professionalità-esperienza-capacità? Come sempre sparita dai loro radar. Solo una supercazzola.
Ma c’è di peggio. Chi non ricorda la regola ferrea vigente ai tempi della Prima Repubblica democristiana in fatto di assunzioni, promozioni e poltrone negli enti più o meno pubblici? Quattro alla Dc, tre al Pci, due al Psi e uno … bravo! Ecco, nelle nomine del Pci-Pds-Ds-Pd manca sempre quello bravo. E a quanto pare continua a mancare. Ma loro continuano ad arrogarsi il diritto di darci lezioni di etica e morale. E la Città continua a franare.