La società da fine luglio è il primo azionista della banca
di Red
SIENA. Alla fine di luglio, chiuso l’aumento del capitale di 5 miliardi, la geografia dell’azionariato Monte dei Paschi ha rivelato la sorpresa di parlare l’inglese degli USA. Distratti dal Palio e dalle vicende sportive di calcio e basket i senesi, more solito, non se ne sono accorti. Ma la Consob ci racconta di uno York Capital Management di Denver (Colorado) che detiene il 5,025% del capitale, subito dietro i pattisti Fondazione MPS-Fintech Advisory-BTG Pactual che insieme valgono il 9%, ma che separati vedono Fintech seconda col 4,5%. A seguire UBS con il 2,617% e lo storico Axa con il 2,052%.
La particolare natura di York, che opera in Europa attraverso un ufficio con base a Londra, è quella del tipico “avvoltoio speculativo” almeno secondo la descrizione che ne dà Credit Suisse, che ne detiene una quota passiva di minoranza e che lo consiglia caldamente ai suoi clienti: “York è specializzata in transazioni associate a fusioni e acquisizioni, opportunità di ristrutturazione e distressed e investimenti azionari in società caratterizzate da situazioni speciali in occasione di svariati eventi, tra cui scorpori e scissioni aziendali, agitazioni degli azionisti e proxy contest, arbitraggi su bilanci e opportunità di consolidamento. L’approccio di York all’investimento event driven è di tipo opportunistico, con costruzione dei portafogli bottom-up, trade-by-trade, in funzione delle condizioni di mercato”.
Adesso gli occhi sono già puntati su una data apparentemente lontana, la fine dell’aprile 2015, quando si dovrà nominare il nuovo CdA e il nuovo presidente di MPS, alla scadenza del mandato triennale di Alessandro Profumo. Nessuna garanzia che all’appuntamento il patto di sindacato della Fondazione possa contare ancora sulla maggioranza, ed esprimere così il maggior numero di membri del nuoco Consiglio di Amministrazione. Teoricamente, il mercato libero e l’azionariato diffuso vagheggiati dal presidente per rimanere in sella all’istituto sulla via del risanamento potrebbero condurre la banca verso quello spezzatino che proprio Profumo negava con veemenza. Ma se ne uscirà dicendo che il suo compito è finito. La prima verifica l’avremo alla fine del prossimo gennaio, quando l’Abi dovrà eleggere il suo nuovo presidente, e le probabilità che vorrebbero Profumo al posto di Patuelli sono tantissime.
York Capital ha i mezzi finanziari per farlo e la necessità di creare valore da redistribuire ai propri clienti, che hanno così tanta fiducia nel fondatore della società James Dinan da farlo diventare, dal 1991 ad oggi, il 301esimo uomo più ricco degli Stati Uniti con un patrimonio di 2,2 miliardi di dollari. Un selfmademan dalla storia istruttiva “a capo di un impero che gestisce 19 miliardi di asset con il fondo di punta del gruppo che ha reso il 16% netto nel 2013”. Qui ci si balocca con le quote in mano all’associazionismo della Coop e ai giochetti di potere sulle nomine in Fondazione. E’ bene si comprenda che l’Edward Lewis interpretato da Richard Gere in Pretty Woman è soltanto un personaggio da film: non c’è in giro alcuna senesissima Vivian che possa redimerlo. James Dinan è persona che va al sodo.