"Non mancarono i poteri, ma la volontà", dichiara il senatore
SIENA. Relegata dietro le quinte dalle dimissioni del papa e dall’affaire Finmeccanica, la questione Monte dei Paschi resta a sobbollire come lava, pronta a far emergere nuovi scenari ed intrecci forse impensabili per la fantasia, non per la realtà. Non passa giorno, infatti, che non ci siano novità importanti, che ampliano sempre di più l’inchiesta, ma nello stesso tempo la rinsaldano. Per la Procura una fatica improba, ma il trio delle meraviglie Nastasi-Natalini-Grosso non molla la presa. Sentito Pirondini, alle 17,30 Grosso e Nastasi si sono incamminati verso la vicina Rocca Salimbeni con l’intento di procurarsi nuovi documenti. Sono rimasti all’interno della banca per un’ora e mezza. Cos’hanno scovato non è dato saperlo. E intanto si attende il fatidico venerdì di Mussari, riconvocato in Procura.
Ci pensa Elio Lannutti – senatore e presidente di Adusbef – a buttare benzina sul fuoco, scatenando un attacco molto duro contro Draghi e Bankitalia, accusati di non essere intervenuti in tempi consoni nello scandalo Monte dei Paschi, pur conoscendo le gravissime condizioni della banca. In una nota riportata da Il Fatto Quotidiano, Lannutti afferma che alla Banca d’Italia “non mancano i poteri conferiti nell’esercizio della propria attività, ma la volontà dei vertici di porre fine a una gestione fraudolenta del credito e del risparmio”. Secondo il senatore, Mario Draghi non era intervenuto su Monte dei Paschi nonostante le ispezioni (gli ispettori erano stati a Siena in due occasioni per un totale di 6 mesi di verifiche), rilevassero gravissime anomalie di gestione” e rincara la dose dicendo che non sarebbe stato fatto per “non disturbare l’ex presidente Giuseppe Mussari, l’Abi, i partiti di riferimento e uno status quo, che avrebbe frustrato, rallentato e forse ostacolato, le sue avide ambizioni alla guida della Banca centrale europea”.
Lannutti chiede senza mezzi termini “le dimissioni del governatore Ignazio Visco e dell’intero direttorio” e smonta tutte le tesi secondo cui Bankitalia non aveva i mezzi per intervenire. Lo scandalo Mps, secondo il senatore, “è avvenuto per l’assoluta mancanza di controlli della Consob, per quanto attiene ai bilanci, ma soprattutto per la mancata vigilanza di Bankitalia, che nonostante le ispezioni rilevassero gravissime anomalie di gestione, non ha voluto procedere all’azzeramento del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, come aveva fatto in altri casi”.
“L’Adusbef seppur solitaria, non darà tregua ad un sepolcro imbiancato nauseante, continuerà a chiedere, anche con ulteriori esposti alle procure, l’accertamento delle verità dei fatti, per cercare di evitare in futuro, ulteriori crack bancari per omessa vigilanza di Bankitalia, addossati a lavoratori, risparmiatori, famiglie”, avverte il presidente dell’Adusbef. “Il governo di Mario Monti, aduso a comportarsi come Ponzio Pilato, ha l’opportunità di riscattare la sua ignavia, intervenendo con previste procedure per commissariare la Banca d’Italia”.
Tutti contro tutti. E vinca il migliore.
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