Il rischio sistemico è in calo, ma restano pericoli finanziari ed economici
di Red
SIENA. La chiusura delle borse europee del martedì è stata contrastata. Gli operatori non si sono fidati delle buone notizie provenienti dal fronte obbligazionario, con le aste di titoli pubblici (Spagna, Grecia, Italia) a buon fine. Le incertezze americane – legate sia al debito pubblico e alla lotta politica in atto tra repubblicani e democratici sia alla pubblicazione di dati economici negativi – hanno fatto tirare più di un freno a mano. A ciò si sono aggiunte le cattive notizie del rallentamento della locomotiva tedesca, il cui prodotto interno lordo ha avuto una deludente crescita dello 0,7% nel 2012 (+0,8% le stime). Cosa più grave, nel periodo ottobre-dicembre la prima economia d’Europa è entrata in recessione e ha perso lo 0,5%. Lo spread Bund/BTp è in leggera risalita a 269 punti base. Nonostante questo quadro negativo, Fitch si è lanciato verso una promozione del debito italiano: l’agenzia di rating ha rilevato come il “grande aggiustamento” dei conti pubblici attuato nel 2012 abbia portato il Paese “molto vicino alla stabilizzazione del debito pubblico”. Vero a metà: secondo i dati di via Nazionale il debito pubblico ha continuato la corsa sopra il tetto di 2000 miliardi, attestandosi a novembre 2012 a quota 2020,7 mld, essenzialmente dovuto al fabbisogno e all’andamento dei cambi. Banca d’Italia stima però che l’avanzo del settore statale dovrebbe aver portato il debito sotto quota 2 mila miliardi a dicembre. Entro il 15 febbraio un nuovo bollettino ci dirà tutto; tuttavia il detto famoso “Mal comune mezzo gaudio” ci ricorda che con la Germania nelle stesse condizioni degli altri partner europei le possibilità di vedere finalmente un’efficace politica economica e monetaria unitaria tra i paesi che compongono la Ue sono esponenzialmente aumentate. Bundesbank, la banca nazionale tedesca, ha rimpatriato una parte del suo tesoro aureo conservato all’estero, in USA, Francia, Gran Bretagna. Anche questa operazione ha innervosito i mercati.
Piazza Affari, nonostante i dati negativi sull’inflazione nel 2012, diffusi da Banca d’Italia, si è comportata meglio delle altre piazze europee con una chiusura in rialzo dello 0,4%. Montepaschi ha realizzato un buon +2,32 a euro 0,30, per nulla turbato dalle voci di interessamento su una possibile scalata dell’istituto di credito senese da parte di un investitore straniero. I report di Intermonte e di Credit Suisse hanno favorito i recuperi. In particolare la banca svizzera ritiene che il rally delle banche possa proseguire e lo hanno dimostrato con un aggiornamento dei rating e dei target dopo il recente rally di inizio anno e il forte calo dello spread verso 250 punti base. Gli analisti del Credit Suisse hanno sottolineato di riconoscere “una riduzione accelerata degli indicatori di rischio sistemico, visibile nel calo rendimenti dei titoli sovrani (100-150bps nell’ultimo mese) e nel migliore accesso al finanziamento wholesale: 10 miliardi di euro circa di emissione di debito da inizio anno”. Però lascia inalterato il proprio rating a Underperform. Il Target Price di Monte dei Paschi passa da 0.15 a 0.25 euro. Nonostante l’upgrade, il target price di MPS resta al di sotto dell’attuale prezzo fissato a 0,2960 euro.
Intanto i giorni passano e l’assemblea straordinaria del 25-26 gennaio si avvicina. Verrà fissata la delega al CdA per l’aumento di capitale per 4,5 miliardi di euro, che occorre per completare l’iter dei Monti bond. Sarà compresa l’operazione di richiedere allo Stato la conversione degli stessi in azioni ordinarie e il pagamento in azioni degli interessi nel caso non ci fosse copertura in denaro, esclusi quelli dei Tremonti bond. Che si devono pagare solo nel caso in cui la banca produca un utile, e quindi per il bilancio 2012 allo Stato non arriverà niente (magra consolazione per la Fondazione). Poiché il decreto attuativo del governo non è ancora stato pubblicato, il CdA si riserva diverse opzioni operative: ancora una volta gli azionisti firmeranno “al buio”. Con i Monti bond il governo italiano delega ad Alessandro Profumo senza condizioni la possibilità di disporre di MPS a suo piacimento con i soldi dei cittadini. In teoria, la delega sarebbe per l’azionista di maggioranza (la famiglia Agnelli – tanto perfare un esempio – con l’identica quota controlla la Fiat senza alcuna discussione), ma avendo ridotto la Fondazione in braghe di tela a Mancini non resta che accodarsi al vero plenipotenziario del potere nell’istituto di credito senese.
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