Non è più il tempo delle chiacchiere
di Red – foto di Nemo
SIENA. I commenti di tutta la comunità finanziaria italiana riportano tutti che gli stress test dell’Eba hanno bocciato la gestione di MPS, sia quella di Mussari e Vigni che quella del Tandem Profumo-Viola. Si sono tutti accorti che senza i Monti bond non si va da nessuna parte. Sembra che nessuno noti analogie tra il caso Montepaschi e Dexia; la banca franco-belga-lussemburghese è in corso di salvataggio con la nazionalizzazione ed è stata parcheggiata in un capitolo speciale dall’Eba. Quella italiana, per il vizio tutto nostro del non dire chiare le cose, è rimandata fino all’arrivo degli “aiuti di Stato” che le permetteranno di portare il Core Tier 1 dall’insufficiente 8,85% al più solido 10,8%: bastano i 3,4 miliardi offerti da Grilli.
Di fatto sono la stessa cosa, ma le cause originarie sono leggermente diverse. Dexia soffre esclusivamente della cattiva gestione finanziaria del suo board sotto forma di finanza spericolata; MPS soffre dell’adesione incontrollata alla finanza conservativa dei titoli di Stato italiani. Cioè Rocca Salimbeni si è indebitata in BTp prestando soldi allo Stato. Il debitore ringrazia e invece di nazionalizzare formalmente il creditore divenuto “cattivo” in base alle norme bancarie europee, ritorna una parte dei soldi con l’operazione Bond e ci fa anche una bella figura. Ma di fatto è la stessa cosa. Ora lo Stato è amministrato da governanti; i governanti sono politici; i politici governano anche la banca. Sarebbe semplice e logico che il governo Monti si ricomprasse i 27 miliardi di titoli che Profumo ha detto di avere in portafoglio e smettesse di farsi bello con i quattrini altrui. Sono loro, politici e banchieri ad aver messo insieme questi titoli svillaneggiando tutte le buone regole finanziarie anche a livello penale per omesso controllo.
MPS sarebbe la banca più attiva d’Europa (sempre al netto dei crediti inesigibili che la politica ha concesso agli amici incapienti, un altro libro da scrivere fatto di Verdini e di Amato e tanto altro), e senza ancora aver toccato un euro di costi aziendali che sono tutti da sforbiciare, e con mano pesante: niente titoli tossici sono stati trovati nel forziere. Chiaro che gli altri istituti immediatamente avanzerebbero simil richiesta alle loro autorità nazionali anche senza averne ragione, con l’effetto caosfacilmente immaginabile. Solo che a quel punto si dovrebbero dichiarare le responsabilità: come si sia arrivati a questa situazione? E questo è ciò che i politici non vogliono, meglio dare sempre la colpa alla crisi mondiale. Tanto Barack Obama, che aveva vinto le elezioni 4 anni fa promettendo di regolamentare i mercati finanziari, in tutto questo tempo non ha fatto nulla: perché dovrebbe sporcarsi le mani la politica italiana contro un “potere forte”? Che guarda caso, con Monti, Passera e Grilli ha occupato le poltrone più importanti del governo attualmente in carica.
MPS si nazionalizza senza dirlo, spostando le conseguenze delle malefatte sui dipendenti e i cittadini (giova ricordare che la cattiva gestione colpisce i clienti che hanno mutui e imprese che hanno difficoltà a creare posti di lavoro). I politici, si sa, vanno e vengono. Un giorno sull’altare, un giorno ripiegati su se stessi nella polvere, ma sempre pronti a essere riciclati in qualche consiglio di amministrazione. Incalzato dagli avvenimenti e dall’opinione pubblica senese, il PD locale si è fatto vivo con un documento all’apparenza durissimo, completo di assunzione di responsabilità politica (ma non gestionale) del sistema Siena. Peccato che – senza l’adesione del segretario nazionale Bersani ed il conseguente movimento delle pedine che veramente contano – in tempi rapidissimi è destinato a rimanere lettera morta. Tanto che Dalla Riva e la Direzione Generale non stanno perdendo tempo, così che sembra che al Centro Operativo siano già partite le richieste di adesione dei dipendenti al nuovo ramo di attività che si dovrebbe chiamare Link (e che finirà nelle mani di Bassilichi, ça va sans dire?) per mettere in moto quel “Progetto Zero Backoffice” preparato con la consulenza di Value Partner che i sindacati avevano illustrato ai lavoratori con la comunicazione del 24 settembre. E come sempre sono partiti dal basso. Cioè dai dipendenti più indifesi…