E c'è anche chi non s'è mai schiodato...
di Raffaella Zelia Ruscitto
SIENA. E Giunta fu! Adesso si può cominciare davvero a lavorare. Con fervore, anzi, per raddrizzare le cose che non vanno. Ammesso che ci siano cose che non vanno nella magnifica Siena! Eh già, perchè fino a lunedì scorso pareva che tutto fosse perfetto, che Siena brillasse come un gioiellino incastonato indegnamente in un mondo in piena crisi. Certo, tutto è migliorabile. Ma Siena è già una città tra le migliori d’Italia… indebitamento, Università, Mps e Fondazione a parte.
Poi, quasi timidamente, il segretario generale Cgil di Siena, Claudio Guggiari, diffonde la ferale notizia: in tutta la provincia si sono volatilizzati circa 2000 posti di lavoro. E si teme per altri. Qualcuno di questi individui che hanno perso il loro lavoro vive anche a Siena o solo nel contado? Ah, saperlo!
Comunque, non serve disperare. Adesso la squadra c’ è. Il Comune è a pieno regime.
I nomi degli assessori sono stati ufficializzati. All’insaputa dell’Italia dei Valori che, in una nota, si è molto lamentata di questa mancanza di “condivisione”. “Senza nulla a pretendere”, i dipietristi criticano questa scelta non partecipata dopo che, a discapito di qualche militante perso per strada – e pure di qualche voto – hanno sostenuto la coalizione del centrosinistra.
Ancora non sappiamo come l’ha presa Fiorino Iantorno, questa “assenza”. La sua. Dal Consiglio Comunale e dalla Giunta. La Federazione della Sinistra non è andata brillantemente a questa tornata elettorale e c’è chi, tra i comunisti, non ha preso bene (per niente) la mancanza di una rappresentanza nel consesso cittadino. Iantorno, che prima aveva criticato fermamente le scelte del Pd, si era poi lasciato convincere ed aveva aderito, assieme ai Comunisti Italiani, al progetto di Ceccuzzi. Per lui cosa si prospetta? Una domanda che resta senza risposta, al momento.
L’unico che pare uscire vincente dalla variegata coalizione ceccuzziana, tra i non di matrice piddiina, è il giovane Cannamela. Lui sì che i conti li ha saputi fare. Da giovane “scapigliato” e rivoluzionario alla Guevara ad assessore per la pace e la cooperazione internazionale. Il suo Sel si è portato a casa un consigliere comunale ed un assessore (lui stesso, come previsto da tempo). Niente male per una alleanza preelettorale costata solo qualche mal di pancia per gli elettori. “Si nasce incendiari e si muore pompieri”: una verità che, negli ultimi tempi aveva avuto qualche eccezione. Avevamo segnalato, infatti, come molti ultracinquantenni avessero dimostrato una netta intolleranza alla nuova politica e alla decadente società e si erano messi “dietro le barricate”. Notiamo, oggi, come un appena venticinquenne abbia già compiuto la sua parabola discendente e, diversamente da Guevara (che accettò un ministero solo temporaneamente, e solo dopo ben due rivoluzioni combattute e vinte a vantaggio esclusivo del popolo), abbia accettato di far parte dell’establishment (con la questione morale ancora tutta da risolvere), riponendo nell’armadio la sua divisa da rivoluzionario. Il suo era l’assessorato “garantito”, insiema a quello del vicesindaco uscente – e rientrante – Mauro Marzucchi. Una scrivania, la sua, che non ha subito alcun mutamento. Diversamente da quella occupata da Silvia Lazzeroni che, lasciate le deleghe all’ambiente e decentramento ha ottenuto quelle al personale e Istruzione.
Intanto sfatiamo il mito che siamo buone solo alle critiche verso questo nuovo sindaco e passiamo a dargli qualche merito. Il primo. Franco Ceccuzzi ha mantenuto la sua promessa del 50 e 50. Le donne occupano ruoli di pregio e possono far sentire la loro voce (Iddio voglia che lo facciano!). Diversamente da quello che accade sugli scranni del Consiglio Comunale dove posti riservati alle donne ce ne sono ben pochi. Solo tre, per la precisione. Roba da far impallidire – o arrossire – le elettrici. Comunque, meglio della precedente amministrazione dove, di donne, ce n’era una! (ndr: grazie ad una attenta lettrice mi posso correggere: i consiglieri donna erano due. Mi scuso!)
Il secondo. La composizione di questa giunta è stata dura, faticosa ed estenuante, ma poi è andata a posto (salvo IdV e PRC) . Fino alla sera prima c’è stato da lavorare. Pare che gli stessi membri certi della rosa dei prescelti non sapessero i nomi degli altri “poco certi”. E i poco certi, pare, fossero proprio i posti assegnati alle donne. Un vero rompicapo che, alla fine, ha trovato una sua soluzione. Quanto indolore lo sa solo lui. Ceccuzzi, intendiamo.
Il terzo. Non si potrà mai dire che il sindaco non premi i suoi più strenui sostenitori. Alessandro Mugnaioli, segretario comunale del Pd, siede al suo fianco nella Giunta. Lui che si è preso l’onere di attaccare gli avversari in campagna elettorale, prendendo su di sè anche le controffensive, adesso ha ottenuto le deleghe alle attività economiche, turismo, Polizia Municipale, Traffico, Protezione civile, trasporti e Infrastrutture. Un bel carico di responsabilità a fronte di un curriculum tipico di un politico…
Lo stesso dicasi per Luciano Cortonesi che, dagli scranni del Consiglio comunale, dove è rimasto seduto per 10 anni, adesso passa ad un più alto incarico, grazie alle delicate deleghe ai lavori pubblici.
Sulle signore in Giunta diciamo solo che ci fa piacere che ci siano. Salvo osservare che qualcuna ha davvero tanto, tanto da fare, ricoprendo diversi incarichi. Auguriamo loro di poter svolgere ogni compito attraverso una organizzazione votata più alla sincronia che alla armonia. Diversamente non crediamo sia possibile fare tutto.
Da questo quadro non si esce che constatando il “peso politico” dei membri di questa nuova Giunta. Quasi tutti con una carriera nei partiti che ha caratterizzato la loro esistenza; quasi tutti con incarichi ancora in atto nei gruppi di riferimento (il Pd, ovviamente surclassa gli altri). Salvo qualche eccezione quello che determina il successo – e quindi l’incarico – resta la tessera. Che non vuol dire che dovrà necessariamente mancare l’impegno o la capacità, ma la pura osservazione qualche timore lo mette. In un’epoca come la nostra, poi, in cui i politici danno prova di essere scarsamente preparati nelle questioni amministrative e molto di più in quelle “di casta”.
E infine, una osservazione attinente la “continuità” messa in atto da Franco Ceccuzzi rispetto all’epoca Cenni. Due assessori, qualche consigliere e, pare, anche il presidente del Consiglio Comunale. Già archiviata, dunque, la “rivoluzione dolce” e la “discontinuità” di cui si parlava solo qualche settimana fa. L’unica vera novità, alla fine, è proprio il sindaco (si fa per dire!).
E’ proprio vero: i grandi classici, come il Gattopardo, non tramontano mai.