SIENA. Non c’è assemblea della nostra Banca, a partire dal 2011/12, dove io non abbia ragionato, auspicato e richiesto l’intervento dello Stato per risolvere la grave crisi in cui è rotolata in modo lento, progressivo e costante fino all’attuale depauperamento, che è iniziato – giova sempre ricordarlo – già prima dell’acquisto della “121”, è proseguita con l’improvvida e non obbligatoria trasformazione in SpA, con la quotazione in borsa conseguente ma altrettanto non obbligatoria e col colpo di grazia dell’acquisto di Antonveneta, mentre – sia ricordato – Mario Draghi era Governatore della Banca d’Italia. Ripeterò fino all’infinito che la privatizzazione del Monte e la sua desenizzazione corrispondono ad un disegno antico non riuscito negli anni trenta nemmeno ai fascisti, ma perseguito ai nostri tempi col sistematico, temporale adattamento a vicende e scenari finanziari intercambiabili e pur sempre motivati a togliere una grande banca dalle mani di una piccola città. Senza questa premessa non si possono leggere e comprendere tutte le azioni sostanzialmente ostili, fiscalistiche, al limite – direi – usuraie, comunque estremamente vessatorie mai praticate da Bruxelles, in accordo con Francoforte, ad altre banche, ad esempio quelle tedesche, nella UE. E prima ancora il diabolico disegno anti Monte è stato pensato e avviato a Roma, dove Ministri, faccendieri e Parlamentari hanno nome e cognome , per chi non li vorrà mai assolvere. Va da sé che tanto diabolica trama anti Monte non si sarebbe potuta realizzare se, come ha detto un vecchio militante comunista, a Siena non ci fossero stati infami cavalli di troia al vertice della banca e del partito di maggioranza relativa.
Dunque, l’intervento seppure temporaneo dello Stato è imminente. La conferma è venuta il 27 marzo scorso dalle due Lady di ferro dell’Europa : capo della Vigilanza di BCE l’una, Commissario alla Concorrenza l’altra. Hanno detto ormai libera la strada dell’intervento statale : “MPS è solvibile, altrimenti non staremmo discutendo sulla ricapitalizzazione precauzionale” che è “nelle fasi finali dei colloqui con la Commissione UE per il piano di salvataggio”. Questo è stato detto nel corso di una conferenza stampa a Francoforte, sottolineando che una decisione “ci sarà presto” e che, relativamente al piano messo a punto dall’A.D. Marco Morelli, “la questione sulla solvibilità dell’Istituto rappresenta il punto di partenza ed è un tema già risolto”. Spero che sia vero. Domando, intanto, se è stato reso noto il ‘verdetto’ dell’ispezione della BCE sui crediti dell’Istituto che, da notizie di stampa, si è chiusa a Febbraio scorso. Per rimanere sempre sul tema dell’intervento dello Stato dall’attuale 4 al 70% del pacchetto azionario, concordo ancora oggi col Presedente della Regione, Enrico Rossi: sia quando ha chiesto anche lui (e pochi più) l’intervento pubblico per salvare il Monte, sia quando ha osservato che si è atteso fin troppo tempo prima dell’auspicato intervento del Governo, facendo pagare un prezzo alto alla Banca con la fuga dei correntisti che a gennaio 2017 hanno portato via depositi per 14 mld di euro, quindi recando danno anche ai nostri territori. Ora che lo Stato si è deciso – e non farà mai tanto quanto il Monte ha fatto in passato salvando, risanando o incorporando Banche anche di importanza nazionale per conto del Tesoro e di Bankit , o addossandosi la gestione delle Esattorie siciliane – ora dicevo che lo Stato sta per restituirci aiuto e per diventare azionista di assoluta maggioranza, credo che si debba concedere un’apertura di speranza nella rinascita del MPS e , quindi, si debba prudentemente dare fiducia, al management attualmente impegnato in questa dura prova. Nello stesso tempo, è doveroso attestare che a questo punto di ripartenza si è giunti grazie soprattutto al sacrificio anche economico, alla responsabile iniziativa, alla professionalità e allo spirito d’indomita appartenenza dei Dipendenti di ogni ordine e grado specialmente quelli che operano sulla difficile linea del mercato. E’ ora che smettano di pagare e di rischiare soprattutto loro.
Prima di concludere vorrei sapere a che punto è la liberazione del Monte dalla zavorra dei Crediti deteriorati; se, quando e in quali termini s’intende raccontarceli come auspicato dal Presidente ABI Antonio Patuelli e anche pensando alla risposta datami dal Dr. Viola in una precedente assemblea Soci circa la loro consistenza senese del 30%; anch’io vorrei sapere cosa intende fare l’Istituto dopo la sentenza di appello che ha dato totale ragione ai colleghi transitati in “Fruendo”.
Se per il terrorismo mediatico in molti anche ex dipendenti (magari taluni in quest’aula) hanno ritirato i loro depositi, io affermo che, rimasto da 23.000 a due azioni soltanto e poche migliaia di euro di risparmi nei conti di deposito, mai ho tolto e mai toglierò dal Monte alcunché, mi costasse la perdita totale purché in cambio della salvezza dell’Istituto. Devo dire che mi preoccupa la rilevante incertezza più volte ricordata negli interventi di stamani circa la continuità aziendale. Prendo atto con soddisfazione del dichiarato rientro attuale nei parametri di liquidità. “Bilancio”, “calo”, “trend negativo”, “decremento”, “crediti deteriorati NPL” ecc.., seppure “sono e saranno in massima attenzione”, chiusura in rosso con -3.680 miliardi di euro, questo susseguirsi di preoccupazioni nella relazione dell’Amministratore Delegato non mi lascia tranquillo. Se questo 2017 è l’anno della transizione per riprendersi, mi auguro che il piano di ristrutturazione (della serie se ne è perso il conto) per la ricapitalizzazione precauzionale corrisponda all’”equilibrio delle istanze delle controparti europee, italiane e montepaschine”. Sono d’accordo anch’io nel guardare avanti.
Nella sua prima partecipazione all’assemblea del Monte Beppe Grillo si rivolse al Dott. Profumo dicendogli: “io mi ricordo bene quando eri casellante”. Cosa dovrebbe dire ora il comico genovese dato che Alessandro Profumo è diventato capo, penso “con baffi, anzi baffini”, di tutti i treni italiani. Lascia il Monte, lo mettono alle Ferrovie e pensare che aveva detto di rinunciare a incarichi pubblici per dedicarsi ai suoi affari. Battute a parte, sono d’accordo anch’io nel promuovere l’azione di responsabilità indicata da Falaschi. Vado a concludere dicendo che non è mio costume parlare degli assenti, ma questa volta hanno passato la parte: ricordo brevemente che Profumo, rispondendomi in assemblea MPS, affermò che “se lo spread si abbassa il Monte dei Paschi si salverà da sé”. Lo spread si è abbassato ma il Monte, dopo ben otto aumenti di capitale, ha bisogno dell’intervento dello Stato. E pensare che Viola, a mia precisa domanda, dichiarò che il settimo sarebbe stato l’ultimo aumento di capitale; invece c’è stato quello del dicembre-gennaio scorsi che non ha raggiunto l’obiettivo. Viola e Profumo hanno dichiarato di aver trovato, 12 mesi dopo la loro presenza ai vertici del Monte, in cassaforte del D.G., ciò che invece era stato regolarmente, a suo tempo, iscritto al protocollo della posta in arrivo. Ci hanno fatto credere entrambi i surricordati che il debito fosse coperto da un credito di 27 miliardi di euro in titoli di Stato e invece si trattava dell’affaire Alessandria e Santorini. Poi, recentemente, a “Radio 24” il Dott. Profumo ha detto – udite, udite – “ho salvato il Monte, non l’ho fatto fallire perché se no veniva commissariata l’Italia”. Con tutto il rispetto, anche se sono assenti, io mi sento preso in giro come gli altri azionasti piccoli e grandi e come tutta Siena.
Condivido di dover guardare avanti. Auspico l’entrata in funzione, quanto prima, della Commissione Parlamentare che ha i poteri della magistratura, contrariamente a quella conclusasi in Regione di valore esclusivamente etico-politico. Ho solo paura che, con lo scioglimento delle Camere nel 2018, non si faccia in tempo a concluderne i lavori. Sarebbe un regalo troppo clamoroso alla conseguente prescrizione?
Pier Paolo Fiorenzani
