Le promesse non contano nulla, l'ente europeo vuole vedere la sostanza
di Red
SIENA. Il tempo stringe e tutti gli interlocutori della crisi finanziaria stanno correndo ognuno per fare la propria parte. Ieri Banca d’Italia e Consob hanno fatto il necessario protocollo di intesa per scambio di informazioni sulle banche che emettono titoli di debito al pubblico, che andrà in vigore con il 1° luglio 2012. Gli analisti finanziari si spiegano la corsa al rialzo del titolo MPS con la prossima emissione di Co.Co.bond per una somma stimata intorno ai 700 milioni di euro che concorrerebbero a completare il quadro del rinforzo di capitale chiesto dall’Eba. +4,27% a euro 0,2245 è un ottimo viatico per Profumo e Viola, e buone notizie vengono anche dagli altri campi di intervento.
Biverbanca: ieri non si è deciso a chi vendere, ma pare che addirittura possano arrivare 230 milioni. Nonostante che al momento dell’acquisto (fine 2007) se ne fossero sborsati 399 e in seguito vi fossero aggiunte 13 filiali Antonveneta che andranno in omaggio alla Popolare di Vicenza o alla Cassa di Risparmio di Asti, il risultato deve essere considerato buono, visti i tempi. Nella corsa ai 200 sportelli Antonveneta, i rumors di mercato aggiungono a Deutsche Bank e Bnp Paribas l’interessamento di Credit Agricole. Però bisogna che le lettere d’intenti siano sul tavolo dell’Eba entro il 30 giugno per raggiungere lo scopo: le buone intenzioni non bastano più, la parola d’ordine è concretizzare.
Altrimenti c’è il famoso piano B, quello che prevede l’ingresso diretto nel capitale di MPS della riottosa Cassa Depositi e Prestiti governata da Franco Bassanini, che forse – avendo tanto avuto da Siena (due elezioni consecutive al Senato, per fare un esempio) – potrebbe essere più tempestivo nell’azione da perseguire. Dalla riunione della Bce è uscito fuori ben poco: Draghi si ferma, in attesa del Beige Book americano, che darà indicazioni sui prossimi movimenti della Fed negli USA, e in vista della riunione del 20 giugno. Per oggi in Europa la Bce si è limitata a lasciare i tassi invariati all’1%. E su questo il presidente Mario Draghi ha parlato, avvertendo di “un indebolimento dei tassi di crescita nel secondo trimestre” e annunciando l’estensione per tutto l’anno delle misure di liquidità a favore delle banche. Ora è certo che le misure di liquidità per le banche italiane non si sono tradotte in possibilità di liquidità da passare ad imprese e famiglie. Profumo e Viola combattono sul fronte Eba per salvare la banca da un improbo aumento di capitale. Contro le fondazioni presenti in Unicredit, il manager milanese non si preoccupò di salvare il potere di controllo che esse avevano, riducendole ai minimi termini in fatto di importanza e condizionamento della governance. Qui starebbe lavorando per mantenere l’attuale status quo: scherzi del destino. Ma il leader manager potrebbe rimanere in mezzo al guado come il premier italiano Monti, abilissimo a riempire di tasse gli italiani nella prima fase, ma insufficiente nell’affrontare il nodo della crescita economica, senza la quale non c’è futuro. Altrettanto è evidente che le manovre del tandem Profumo-Viola non si curano di trasferire alla clientela la liquidità che Draghi ha iniettato nelle banche. E senza sviluppo nel territorio – visto che nei territori dove tradizionalmente si crea in Italia lo sviluppo si stanno vendendo le filiali – se ne deduce (ma chissà!) che non ci saranno abbastanza commissioni per produrre utili nel bilancio MPS.
Inoltre c’è sempre la mina vagante dei Tremonti bond: se l’Eba pretendesse altri 2 miliardi di capitale temporaneo, cosa potrebbe fare il CdA di Rocca Salimbeni? Il denaro fresco prestato dal governo gode di uno status particolare, essendo equivalente al capitale proprio nel calcolo dei coefficienti patrimoniali. La banca si è ricapitalizzata senza alterare la struttura proprietaria, ma si dice che nel 2013 i soldi devono tornare indietro. Benché nella legge di conversione del decreto, del 2 gennaio 2009 n. 2, sia scritto – al contrario – che “il programma di interventi ha l’obbiettivo di terminare entro 10 anni”. I Tremonti bond sono condizionati da alcune clausole che hanno lo scopo di non rallentare il flusso del credito: che di fatto però è bloccato, l’hanno detto e scritto in tantissimi. Chissà se fra tre o quattro anni la Consob o la Magistratura vorranno controllare in proposito (DL 29 novembre 2008, n. 185, articolo 12, paragrafo 5, comma a). L’unica cosa che si può certamente definire positiva è che sul prestito MPS non ha pagato un euro di interessi, grazie all’ultimo, decisamente poco brillante, bilancio di Mussari. Per un ministro dell’Economia che all’esordio aveva dichiarato “E ora paghino i banchieri, non certo i poveri (10 maggio 2008)” non è certamente una bella soddisfazione: il banchiere senese non ha pagato, ma i poveri sì.