di Red
SIENA. Il repentino passaggio dalla presidenza di Monte dei Paschi alla poltrona di amministratore dell’Eni per Alessandro Profumo pensiamo convincerà anche gli ormai pochi senesi rimasti, tra quelli che si abbeveravano incondizionatamente alla fonte delle Feste dell’Unità (ormai defunte, a Siena…), che il manager genovese non era quello che sconfiggeva la “casta”, ma – come abbiamo sempre affermato – la continuazione del potere della stessa. Che si limitava solo a tagliare i viveri ai suoi scherani che avevano sbagliato e a proteggere quelli che mantenevano il silenzio tombale su diciassette anni (1995-2012) di malefatte ai danni della banca, della città, dei dipendenti e della dignità collettiva di un popolo.
Una “promozione” immeritata per un uomo che non ha rispettato alcuna delle promesse pubbliche fatte sul risanamento di MPS, non ha concluso alcuna delle opzioni (nazionalizzazione, spacchettamento degli asset, matrimonio con banca italiana, vendita in toto a compratore straniero), che erano state messe sul tavolo. Ha solo provveduto a lasciare nell’ombra talvolta con successo (titolari dei crediti inesigibili) talvolta meno (la famosa cassaforte con i documenti di Vigni sui derivati), tutte le tracce degli scandali che avrebbero potuto travolgere quella nomeklatura che – partita proprio da Siena con le elezioni in Parlamento di Giuliano Amato e Franco Bassanini – attraverso la dinastia Berlinguer fino ai minuscoli segretari di sezione ha firmato tutte le pagine del tracollo di Siena, dilapidando secoli di chiara costruzione del bene comune.
Perciò, visto che questa “casta” si sente come il Marchese del Grillo del ventunesimo secolo, ecco che il conflitto di interessi per la presenza della moglie di Profumo nell’Eni non è motivo valido per piazzarlo altrove. Secondo il board dell’Eni, ovviamente composto di pezzi individuati dalla politica, non c’è nulla che infici la nomina: “Con riferimento al rapporto di coniugio che il Consigliere Alessandro Profumo ha con una dipendente della società, – si legge nella nota del CdA – il Consiglio, confermando la valutazione del precedente Consiglio, ha ritenuto che questo non pregiudichi i requisiti di indipendenza previsti dal Codice di Autodisciplina, in considerazione del rigore etico e professionale e della reputazione internazionale riconosciuti al Consigliere, nonché del fatto che l’attività lavorativa del coniuge si svolge presso una fondazione, soggetto autonomo rispetto a Eni SpA”.
Quanto alla carica di presidente ricoperta da Alessandro Profumo in Banca Monte dei Paschi, finisce il 6 agosto prossimo e chi s’è visto, s’è visto.