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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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MPS: il cda approva il risultato al 31 marzo. Utile netto pari a 93 milioni di euro

Riduzione dei crediti deteriorati netti (-0,4% rispetto al trimestre precedente) e incremento del coverage al 49% (+59 p.b.)

Piazza Salimbeni

SIENA. Il Consiglio di Amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. ha esaminato ed approvato i risultati al 31 marzo 2016.

I principali risultati consolidati di Conto Economico (confronto rispetto al 4Q15):

  • Margine di interesse pari a 548 milioni di euro in crescita dell’1,3% t/t, grazie alla riduzione del costo del funding – per effetto di azioni commerciali intraprese, della ricomposizione dei volumi con riduzione della raccolta commerciale onerosa e dell’incremento dei pronti contro termine con controparti istituzionali a tassi più vantaggiosi – che ha più che compensato la riduzione del rendimento degli attivi fruttiferi, soprattutto connessa al calo dei tassi di interesse di mercato.
  • Commissioni nette pari a 457 milioni di euro, in crescita dell’1,2% t/t, sostenuta dalla crescita delle commissioni derivanti dai servizi di credito (circa +13% t/t).
  • Altri ricavi della gestione finanziaria[1] pari a 185 milioni di euro (+43 milioni di euro t/t), al cui interno si registrano gli effetti positivi derivanti dall’ottimizzazione del portafoglio in AFS, del risultato netto delle attività/passività valutate al fair value e dell’attività di negoziazione di MPS Capital Services.
  • Oneri operativi pari a 645 milioni di euro, in calo del 2,5% t/t. Le spese del personale sono pari a circa 418 milioni di euro in aumento del 5,4% rispetto al quarto trimestre 2015 che aveva beneficiato di componenti non ricorrenti (conguagli di fine anno). Le altre spese amministrative, pari a circa 177 milioni di euro (-14% t/t), sono condizionate dalla stagionalità.
  • Rettifiche su crediti pari a 346 milioni di euro (il valore più basso degli ultimi 4 anni), in calo del 40,1% t/t grazie alla stabilizzazione dei flussi di ingresso nelle esposizioni deteriorate nonché all’incremento dei crediti deteriorati ritornati in bonis. Il costo del credito del primo trimestre 2016 si attesta a 122 bps rispetto ai 179 bps registrato a fine 2015. Le coperture medie dei crediti deteriorate sono pari al 49% (+59 p.b. rispetto a dicembre 2015).
  • Componenti non operative negative per 69 milioni di euro, che includono la contabilizzazione del contributo annuale al Single Resolution Fund (SRF) per 71 milioni di euro.
  • Utile netto del primo trimestre 2016 pari a 93 milioni di euro.

 

 

I principali risultati consolidati di Stato Patrimoniale (confronto rispetto a dicembre 2015):

 

  • Impieghi verso clientela a 114 miliardi di euro, in aumento di circa +2,2 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2015 (+2,0%), invertendo il trend negativo che ha caratterizzato gli ultimi anni, con segnali di crescita sia della componente commerciale che istituzionale.
  • Raccolta diretta a 120 miliardi di euro, +0,2% rispetto a dicembre 2015, su cui incide la crescita dei PCT che compensa la riduzione registrata sulle altre forme tecniche. La raccolta commerciale, diminuita a inizio anno, ha ricominciato a crescere nei mesi di marzo e aprile.
  • Raccolta indiretta pari a 105 miliardi di euro, in calo dell’1,2% rispetto a dicembre 2015, sulla cui dinamica incide l’effetto mercato negativo, che è superiore ai flussi netti positivi registrati nel risparmio sia gestito che amministrato.
  • Counterbalancing capacity libera pari a circa 18,5 miliardi di euro a fine marzo (pari al 10,6% del totale attivo) e in continuo miglioramento nel periodo successivo.
  • Crediti deteriorati lordi pari a 47 miliardi di euro, in aumento nel primo trimestre di 377 milioni di euro (414 milioni di euro nel quarto trimestre 2015) sui livelli più bassi registrati negli ultimi due anni (escludendo gli impatti delle cessioni di crediti deteriorati). Lo stock di crediti deteriorati netti risulta in flessione rispetto a dicembre 2015. Su tali dinamiche hanno positivamente influito le variazioni registrate negli ingressi/uscite dal bonis verso i deteriorati, l’incremento dei recuperi delle sofferenze e ulteriori azioni di ottimizzazione dello stock di credito deteriorato (chiusure/cancellazioni e incassi su unlikely to pay).
  • Common Equity Tier 1 su base transitional all’11,7% (12% a dicembre 2015) impattato dall’incremento del phasing-in e dei Risk Weighted Assets derivanti soprattutto dall’aumento del portafoglio impieghi.

I risultati di conto economico di Gruppo nel primo trimestre 2016

Nel 1° trimestre 2016 il Gruppo ha realizzato ricavi totali pari a circa 1.186 mln di euro in flessione di 188 mln di euro (-13,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, scostamento concentrato nel margine di interesse (-59 mln di euro circa) e nell’aggregato “Risultato netto dell’attività di negoziazione” (-116 mln di euro) influenzato positivamente nel 2015 dal restatement dell’operazione “Alexandria” (+106 mln di euro).

Il margine di interesse dei primi tre mesi del 2016 è risultato pari a circa 548 mln di euro in flessione del 9,6% sul 1°Q2015 per effetto della dinamica negativa degli attivi fruttiferi (contrazione dei volumi medi e calo dei relativi rendimenti) in parte attenuata dai minori interessi passivi conseguenti al rimborso dei Nuovi Strumenti Finanziari (NSF) e dalla riduzione del costo della raccolta. Rispetto all’ultimo trimestre del 2015 l’aggregato registra invece una crescita dell’1,3% sulla quale incide la riduzione del costo del funding (per effetto di azioni commerciali e di una ricomposizione dei volumi a favore dei pronti contro termine con controparti istituzionali, conseguente al calo della raccolta commerciale, a tassi più vantaggiosi), che ha più che compensato il calo del rendimento degli attivi fruttiferi sia per effetto del volume medio che del tasso, quest’ultimo principalmente riconducibile all’indicizzazione rispetto ai tassi di mercato.

Le commissioni nette, pari a circa 457 mln di euro, registrano una crescita su base annua del 3,1% su cui incide anche la riduzione del costo della garanzia statale sui c.d. “Monti Bond” (+10 mln di euro circa, scadenza di circa 6,5 mld di euro tra febbraio e marzo 2015). Nel trimestre si è riscontrata una contrazione delle commissioni da collocamento ascrivibile in gran parte alle dinamiche dei mercati finanziari, compensata da una dinamica in crescita dei proventi derivanti dai servizi di base e credito. Il confronto con il 4° trimestre 2015 evidenzia una crescita dell’aggregato dell’1,2%.

I dividendi, proventi simili e utili (perdite) delle partecipazioni, ammontano a circa 19 mln di euro (a fronte dei 24,3 mln di euro contabilizzati nel 1° trimestre 2015) e sono sostanzialmente coincidenti con il contributo di AXA-MPS consolidata con il metodo del patrimonio netto.

Il risultato netto da negoziazione-valutazione-riacquisto di attività/passività finanziarie del 1° trimestre 2016 è risultato pari a circa 166 mln di euro, in riduzione rispetto allo stesso periodo del 2015 (-116 mln di euro circa) per effetto di una flessione dell’attività di trading, riconducibile sia all’effetto restatement dell’operazione “Alexandria” (impatto per circa +111 mln di euro al 31 marzo 2015) sia alla contrazione dei proventi rivenienti dalla cessione/riacquisto (-101 mln di euro in prevalenza su titoli classificati AFS), nonché per l’incremento del risultato netto dell’attività/passività valutate al fair value (+100 mln di euro circa).

Contribuiscono alla formazione dei ricavi le voci:

  • risultato netto dell’attività di copertura sostanzialmente nullo nel trimestre (positivo per circa 16 mln di euro nei primi tre mesi del 2015);
  • altri proventi/oneri di gestione negativi per circa -5 mln di euro a fronte del saldo positivo di 1,4 mln di euro del 1° trimestre 2015.

Nel 1° trimestre 2016 gli oneri operativi del Gruppo risultano pari a circa 645 mln di euro in flessione dell’1,3% rispetto ai valori registrati nei primi tre mesi del 2015 e del 2,5% rispetto a quelli contabilizzati nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

Le spese del personale, che ammontano a circa 418 mln di euro, registrano una flessione annua dello 0,4% dovuta, tra l’altro, alla riduzione degli organici che ha contribuito a compensare gli effetti economici incrementali per il Gruppo derivanti dall’accordo sulla contrattazione di secondo livello del 24 dicembre 2015.

Le altre spese amministrative hanno chiuso il trimestre ad un livello pari a circa 177 mln di euro in flessione del 4,5% sul corrispondente periodo dello scorso esercizio grazie soprattutto alle iniziative di contenimento strutturale della spesa che hanno interessato, in particolare, la gestione del comparto immobiliare/sicurezze (-14% t/t, dinamica tuttavia non particolarmente significativa in quanto condizionata da effetti di stagionalità).

Gli ammortamenti sono pari a circa 50 mln di euro in crescita del 3,8% sul 1° trimestre 2015 per effetto di maggiori ammortamenti su immobilizzazioni immateriali (-15,4% sul 4°Q2015).

Per effetto delle dinamiche sopra descritte, il risultato operativo lordo del Gruppo risulta pari a circa 541 mln di euro (720 mln di euro nel 1°Q2015, 456 mln di euro nel 4°Q2015).

Nei primi tre mesi del 2016 il Gruppo ha contabilizzato rettifiche nette di valore per deterioramento di crediti per circa 346 mln di euro, in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-26,1%) soprattutto in relazione al rallentamento dei flussi di credito deteriorato (la variazione dello stock dei crediti deteriorati lordi, intervenuta nel 1° trimestre 2016, è risultata inferiore del 70% rispetto a quella che ha caratterizzato lo stesso periodo del 2015). La dinamica annua risulta in flessione anche escludendo, dai valori del 1° trimestre 2015, le contabilizzazioni effettuate per la Credit File Review.

Il rapporto tra le rettifiche del 1° trimestre 2016 annualizzate ed i crediti verso clientela esprime un tasso di provisioning di 122 p.b., a fronte di un valore di 179 p.b. registrato a fine 2015.

Le rettifiche di valore nette per deterioramento di attività finanziarie e altre operazioni risultano negative per -3,3 mln di euro da ricondurre a rettifiche su posizioni AFS (circa -11 mln di euro) sostanzialmente compensate da rilasci su esposizione per firma (circa +7,5 mln di euro).

Conseguentemente, il risultato operativo netto del Gruppo ammonta a circa 191 mln di euro in flessione rispetto al 1° trimestre 2015 (-27,9%). Escludendo la componente riconducibile all’effetto restatement dell’operazione “Alexandria” la dinamica è positiva ed il miglioramento è ascrivibile alle migliori dinamiche creditizie.

Alla formazione del risultato di periodo concorrono poi:

  • accantonamenti al fondo rischi e oneri pari a -5 mln di euro, prevalentemente concentrati su contabilizzazioni per cause legali, comunque in riduzione rispetto ai livelli registrati nei primi tre mesi del 2015;
  • utili (perdite) da partecipazioni, pari a circa 7,5 mln di euro (praticamente nullo il valore 1° trimestre 2015) riferito essenzialmente alla plusvalenza realizzata a fronte della cessione di Fabrica Immobiliare SGR. Il 4° trimestre 2015, pari a -7,1 mln di euro, includeva la riduzione del patrimonio di alcune partecipate (in particolare Marinella e Terme di Chianciano);
  • rischi e oneri connessi a SRF, DGS (Deposit Guarantee Scheme) e schemi similari, pari a circa -71 mln di euro, relativi all’intero contributo annuale a carico del Gruppo per il SRF;
  • utili da cessione di investimenti, saldo sostanzialmente nullo.

Per effetto delle dinamiche sopra evidenziate, nel 1° trimestre 2016 il risultato dell’operatività corrente al lordo delle imposte del Gruppo si attesta a circa 122 mln di euro. Il calo del 48,2% a/a, corrispondente a circa -114 mln di euro, è riconducibile ai maggiori ricavi sul 2015 attribuibili all’effetto restatement dell’operazione “Alexandria” (+106 mln di euro).

Le imposte sul reddito dell’esercizio dell’operatività corrente ammontano a -21 mln di euro a fronte di un valore negativo di circa -79 mln di euro riferito allo stesso periodo dell’anno precedente che includeva un onere straordinario, pari a circa 22 mln di euro, conseguente all’esito negativo di

un’istanza di interpello presentata da Banca Monte dei Paschi di Siena all’Agenzia delle Entrate ai sensi dell’art. 11, Legge 27 luglio 2000 n. 212, per la quale è stata notificata la risposta in data 21 aprile 2015.

Considerando gli effetti netti della PPA (circa -8 mln di euro) e l’utile di pertinenza di terzi (0,5 mln di euro), l’utile consolidato del Gruppo relativo al 1° trimestre 2016 ammonta a 93 mln di euro a fronte di un risultato positivo di circa 144 mln di euro realizzato nei primi tre mesi del 2015 (di cui circa 71 mln di euro relativi agli effetti del restatement dell’operazione “Alexandria”).

Gli aggregati patrimoniali di Gruppo nel primo trimestre 2016

Al 31 marzo 2016 i volumi di raccolta complessiva del Gruppo sono risultati pari a circa 224 mld di euro (-0,5% sul 31 dicembre 2015) con una sostanziale stabilità della raccolta diretta (+0,2% su fine 2015) ed una contrazione di circa 1 mld di euro della componente indiretta (-1,2%) ascrivibile interamente all’effetto mercato negativo.

Per quanto concerne la composizione della raccolta diretta, che ammonta a circa 120 mld di euro (+0,2% sul 31 dicembre 2015), l’analisi delle forme tecniche evidenzia una crescita dei pronti contro termine che compensa una riduzione registrata su tutte le altre forme tecniche. Tale dinamica è riconducibile alla fuoriuscita di raccolta commerciale avvenuta principalmente nel corso del mese di gennaio 2016 a seguito della reazione della clientela in coincidenza con le turbolenze dei mercati finanziari (in particolar modo del settore bancario). Relativamente ai segmenti di clientela, il fenomeno è più marcato sul segmento Corporate che, per le sue caratteristiche, è più sensibile agli effetti della nuova normativa “bail-in”. Da evidenziare che tale evento si è concentrato particolarmente nel mese di gennaio 2016 per poi progressivamente stabilizzarsi. Il ricorso alla forma tecnica dei pronti contro termine con controparti di mercato è stato possibile grazie all’utilizzo delle disponibilità in termini di counterbalancing libera che al 31 dicembre 2015 aveva raggiunto il valore di 24 mld di euro; peraltro nel corso del trimestre sono state ricostituite disponibilità aggiuntive (cartolarizzazioni, Abaco etc.) che hanno portato il livello al 31 marzo 2016 a circa 18,5 mld di euro, valore ben al di sopra del livello di contingency ed in continuo miglioramento nel periodo successivo.

La quota di mercato[2] del Gruppo sulla raccolta diretta si è attestata al 4,45% (dato aggiornato a gennaio 2016).

La raccolta indiretta, che a fine trimestre si è attestata a circa 105 mld di euro, è diminuita dell’ 1,2% rispetto a fine 2015 a causa dell’effetto mercato negativo superiore ai flussi netti positivi registrati sia nel risparmio gestito che nell’amministrato. Nell’ambito del risparmio gestito, che incide per oltre 55 mld di euro, si registra nel trimestre una riduzione pari a circa -0,3 mld di euro; la flessione è concentrata nell’ambito dei fondi (-0,4 mld di euro) penalizzati dai corsi azionari, mentre gestioni patrimoniali e bancassurance sono caratterizzati da una dinamica positiva (rispettivamente +1,3% e +0,3%).

Al 31 marzo 2016 i crediti verso la clientela del Gruppo si sono attestati a circa 114 mld di euro, in aumento di circa +2,2 mld di euro rispetto al 31 dicembre 2015 (+2,0%) invertendo il trend negativo che aveva caratterizzato gli ultimi anni.

La dinamica trimestrale è da ricondursi in parte alle componenti non commerciali (circa +1,4 mld di euro prevalentemente su pronti contro termine) oltre ad un’espansione anche della componente commerciale.

Da evidenziare, inoltre, che prosegue il trend di riduzione dei crediti deteriorati netti (-85 mln di euro; -0,4% t/t).

La quota di mercato[3] del Gruppo risulta pari al 6,92% (ultimo aggiornamento disponibile gennaio 2016) in aumento di +7 p.b. rispetto a fine 2015.

L’aggregato è stato sostenuto nel trimestre da nuove erogazioni sul comparto a medio-lungo termine per oltre 2 mld di euro, superiori a quelle registrate nello stesso periodo dello scorso anno (+7% circa) che hanno riguardato sia le famiglie che le aziende.

Al 31 marzo 2016 il Gruppo ha registrato un’esposizione netta in termini di crediti deteriorati pari a circa 24 mld di euro, con dinamica in riduzione rispetto al 31 dicembre 2015 (-85 mln di euro). All’interno dell’aggregato, nel trimestre aumentano le sofferenze nette (+4,6%) mentre si riducono le inadempienze probabili e le esposizioni scadute e sconfinanti deteriorate (rispettivamente -2,8% e -9,3%). 

L’esposizione dei crediti deteriorati lordi del Gruppo al 31 marzo 2016 è risultata pari a 47 mld di euro, con una crescita nel trimestre pari a circa 377 mln di euro, inferiore del 70% rispetto a quella del primo trimestre 2015 e sui livelli più bassi registrati negli ultimi due anni (escludendo gli impatti delle cessioni di crediti deteriorati). Su tale dinamica hanno positivamente influito le variazioni registrate negli ingressi/uscite dal bonis verso il default, l’incremento dei recuperi sulle sofferenze e ulteriori azioni di ottimizzazione dello stock di credito deteriorato. Proseguono le iniziative volte a ridurre il livello del non performing exposure (NPE) anche attraverso specifiche operazioni di cessione. 

Al 31 marzo 2016, la percentuale di copertura dei crediti deteriorati si è attestata al 49,0% in crescita di 59 p.b. rispetto al 31 dicembre 2015. All’interno dell’aggregato il coverage delle sofferenze risulta pari al 63,3% in calo rispetto al 31 dicembre 2015 (-17 p.b.). Relativamente alle inadempienze probabili, il coverage a fine trimestre è pari al 29,1% (-9 p.b. sul 31 dicembre 2015) mentre quello delle esposizioni scadute/sconfinanti deteriorate è salito a 27,2% dal 26,1% di fine dicembre 2015 (+109 p.b.).

Al 31 marzo 2016 le attività negoziabili del Gruppo si sono attestate a circa 40 mld di euro con una

crescita su fine 2015 di circa +4,8 mld di euro, di cui +4,5 mld di euro relativi alla negoziazione mentre +0,3 mld di euro sono riferiti alle attività classificate in AFS. La crescita della componente di negoziazione è prevalentemente riconducibile all’attività della controllata MPS Capital Services ed è posizionata sostanzialmente in egual misura sul portafoglio di titoli di debito (Governativi Italia su cui la società agisce in qualità di primary dealer) e sui PCT di mercato. Relativamente alla crescita della componente AFS, la dinamica è concentrata sulla Banca Monte dei Paschi di Siena ed è conseguente alle azioni di ottimizzazione del portafoglio che hanno interessato significativamente il 4° trimestre 2015.

A fine marzo 2016 la posizione interbancaria netta del Gruppo si è attestata a 10,7 mld di euro in raccolta, con un ampliamento di 1,4 mld di euro rispetto al saldo netto registrato al 31 dicembre 2015 (in miglioramento la posizione rispetto alla fine del 1° trimestre 2015, -4 mld di euro).

Al 31 marzo 2016 la posizione di liquidità operativa presenta un livello di counterbalancing capacity non impegnata pari a circa 18,5 mld di euro, in calo di circa -5 mld di euro su fine dicembre 2015, su cui hanno inciso le dinamiche della raccolta diretta precedentemente descritte, ma in crescita di oltre 1 mld di euro a/a.

Al 31 marzo 2016 il patrimonio netto del Gruppo e di pertinenza di terzi risulta pari a circa 9,7 mld di euro in miglioramento di circa 78 mln di euro rispetto ai livelli di fine 2015 (dovuta all’utile di periodo), con la variazione in aumento delle riserve conseguente all’allocazione dell’utile d’esercizio 2015. La crescita dell’aggregato rispetto al 31 marzo 2015 (+3,5 mld di euro) è dovuta all’aumento di capitale effettuato da Banca Monte dei Paschi di Siena nel mese di giugno 2015.

Rispetto al 31 dicembre 2015, il CET1 subisce una lieve riduzione (-62 mln di euro) riconducibile di fatto all’incremento della percentuale di phasing-in sulle poste in deduzione che passa dal 40% del 2015 al 60% del 2016.

L’impatto positivo dell’utile netto generato nel trimestre, che per la componente relativa alla variazione del fair value delle proprie passività non ha effetto sul patrimonio, viene definitivamente compensato dall’incremento delle deduzioni Basilea 3.

Il Tier1 si riduce (circa -113 mln di euro), oltre che per effetto indotto del CET1, principalmente per il grandfathering applicato agli strumenti di Additional Tier 1 che ne riduce il contributo al capitale.

Il Tier2 (circa -193 mln di euro) è, invece, in diminuzione per lo più per effetto dell’ammortamento regolamentare dei titoli subordinati previsto da Basilea 3.

Complessivamente il livello di Total Capital diminuisce di -306 mln di euro rispetto al 31 dicembre 2015.

Gli RWA risultano complessivamente in aumento di 1.285 mln di euro, rispetto al 31 dicembre 2015, prevalentemente per l’incremento registrato nel portafoglio standard del rischio di credito, guidato dall’aumento del portafoglio impieghi, e nel rischio di mercato.

Alla luce di quanto esposto i ratios patrimoniali, su base transitional, al 31 marzo 2016 risultano quindi in riduzione rispetto al 31 dicembre 2015, rimanendo comunque ben al di sopra delle soglie minime richieste nell’ambito dello SREP dall’Autorità di Vigilanza.

Si segnala che in data 3 maggio 2016 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n. 59/2016, entrato in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione.

Tale Decreto prevede, fra l’altro, disposizioni in materia di imposte differite attive (“DTA”) in base alle quali le società potranno continuare ad applicare le norme vigenti in materia di conversione in crediti d’imposta delle attività per imposte anticipate, a condizione che esercitino apposita opzione irrevocabile entro 30 giorni dalla pubblicazione del Decreto stesso e versino un canone annuo da corrispondere con riferimento a ciascuno degli esercizi a partire dal 2015 e successivamente, se ne ricorreranno annualmente i presupposti, fino al 2029. Come chiarito nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 29 aprile u.s., tale norma permetterà di superare i dubbi sollevati dalla Commissione Europea sull’esistenza di componenti di aiuto di Stato nel quadro normativo attuale relativo alle DTA.

Più in dettaglio, il canone è determinato annualmente applicando l’aliquota dell’1,5% ad una “base” ottenuta sommando alla differenza tra le DTA trasformabili iscritte nel bilancio dell’esercizio di riferimento e le corrispondenti DTA iscritte nel bilancio 2007, l’importo delle trasformazioni di DTA operate dal 2008 fino all’esercizio di riferimento, e sottraendo le imposte previste dal Decreto e versate con riferimento ai predetti periodi di imposta.

La Banca ha proceduto a stimare l’ammontare del canone riferito all’esercizio 2015 per il Gruppo nella misura di circa 80 mln di euro, al lordo dell’effetto fiscale (ai sensi del Decreto, il canone è deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’IRAP). Tale stima è stata effettuata sulla base della attuale migliore interpretazione delle indicazioni direttamente desumibili dal testo del Decreto e, quindi, sono fatte salve tutte le eventuali ulteriori valutazioni, inclusi i relativi profili contabili, che potrebbero scaturire anche dalle disposizioni attuative demandate dal Decreto ad un successivo Provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.

 

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