La visita ad "Untiled" sarà possibile fino al 27 ottobre
SIENA. Martedì (13 ottobre) alle ore 18:00 nel Giardino della Biblioteca di Area Umanistica di via Fieravecchia, sarà inaugurata l’installazione dell’artista Arturo Pagano, Untitled che segna il primo dei due appuntamenti autunnali con i quali si chiude la rassegna di installazioni site specific IL GIARDINO DELLE MUSE, organizzata dalla cattedra di Arte Ambientale ed Architettura del Paesaggio, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali, dalla Scuola di Specializzazione in Beni storico artistici e della Biblioteca di Area Umanistica dell’Università di Siena.
Coordinata da Massimo Bignardi, docente di Storia dell’arte contemporanea, la rassegna propone le esperienze di curatela affidate a studentesse e studenti del corso di Laurea magistrale in Storia dell’arte, Ilaria Conte, Martina Franchi, Roberta Giuliani, Alice Ioffrida e Martina Soricaro. La rassegna le cui prime tre installazioni, sono state realizzate tra maggio e luglio, da artisti quali De Mitri, i Plutino2 ed Angelo Casciello, prosegue in autunno proponendo Untitled una grande installazione “architettonica” di Arturo Pagano, curata da Ilaria Conte, e un poetico intervento Rose di sottobosco di Teo De Palma a cura di Roberta Giuliani.
«Un modo, spiega Bignardi, per sollecitare l’immaginazione e, al tempo stesso da parte degli studenti, di mettere in gioco le conoscenze acquisite durante il corso di Arte ambientale».
Arturo Pagano, ha di recente proposto le sue esperienze, costruite tra dimensione pittorica e quella scultorea, nella mostra promossa ed allestita dall’Istituto Italiano di Cultura di Colonia, dopo esser stata ospitata al Centro di documentazione d’arte contemporanea “Luigi Di Sarro” di Roma. La scultura che ripropone a Siena, in una versione che si rapporta con lo spazio del giardino, testimonia di quanto sia impregnata la sua pittura di valori architettonici, qui esposti con estrema chiarezza. Se da un lato ricorrere a dichiarate soluzioni minimaliste, dall’altro il richiamo è all’elemento archetipo, alla radice di una architettura che vive sostanzialmente nella dimensione immaginativa e simbolica.
«L’opera, accolta oggi nel giardino della biblioteca» scrive Ilaria Conte nel testo che accompagna la mostra, «apparentemente fredda ed impersonale, cela delle peculiarità che rendono possibile un dialogo silenzioso tra forme, luce e spazio. L’ambiente in cui l’opera è stata installata rende possibile anche la comunicazione tra opera e spettatore, creando una relazione tra gli elementi e un processo di immedesimazione tra l’uomo e la natura. Il giardino, è in questo contesto, un luogo di esperienza ma anche il tramite tra l’opera e lo spettatore che si apre a questo tipo di percezione e comprensione dell’esperienza artistica.
L’opera di Pagano, quindi, non gioca sull’emozione esplicita ma, l’impersonalità a cui giunge è un punto di arrivo nel lungo processo di ideazione e creazione. Il coinvolgimento soggettivo dell’artista, è legato infatti, al momento creativo-costruttivo dell’opera d’arte, quando traduce in materia, con le sue mani e con gli strumenti, la sua idea.»
La mostra è aperta fino al 27 ottobre.