Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto

Porta Salaja e dintorni (tra leggenda e verità)

Se ne parla la prima volta nel 1067...

di Augusto Codogno

SIENA. (Prima Puntata)Sebbene non ve ne sia fisicamente più traccia, il toponimo di Porta Salaja, appare numerose volte nella documentazione storica, tanto da aver dato adito a numerose leggende ed errori anche negli studiosi più affermati. Per questo approfondimento, oltre alle varie cronache del Tizio, del Tura, del Dei, di Neri di Donato, del Villani e ai testi storici dei sempre interessantissimi Benvoglienti, Pecci, Gigli, Malavolti, Tommasi, Repetti, abbiamo scomodato anche il Tommaseo ed il Milanesi che in un’appendice all’Archivio Storico Italiano edita nel 1847 ci danno alcune interessanti delucidazioni. Per non farsi mancare nulla, ci siamo avvalsi anche delle considerazioni di alcuni studiosi attuali come il Prof. Pellegrini, Paolo Brogini, Fabio Gabbrielli, Federico Cantini e di documenti d’Archivio tratti dalla Biccherna, dall’Opera Metropolitana, dallo Statuto dell’Arte della Lana, dalle carte della Badia di Passignano e dal Bollettino Sanese di Storia Patria. Spero che il risultato di questa ricerca sia all’altezza delle aspettative.

La notizia più antica di Porta Salaja è dell’Agosto 1067 e proviene dall’Archivio di Stato di Firenze (Diplomatico di Passignano), dove un atto riporta la frase “Porta que dicitur Salaia”. Questo toponimo però è quasi sempre stato “Salaja” o in alcuni casi “Solaja”. L’ubicazione di questa antica porta sembra essere stata alla fine di Via di Galgaria (oggi Via di Città) e nei pressi della Costarella dei Barbieri (oggi Costarella). Per “Porta Salaja” ebbe nome anche una Compagnia Militare (a volte denominata Porta Salaja e Galgaria) e una Contrada con lo stesso nome, poi detta del “Gallo” e soppressa nel 1685.

Secondo le antiche scritture, il suo territorio “s’estende dalla Costarella fino a casa Accarigi per la strada detta Galgaria, e poi voltando per Diacceto imbocca nella strada di S. Pellegrino, dove tengono la residenza i quattro Consoli dell’Arte della Lana, e poi per il Vicolo Codennacci entra nella strada degli Uffiziali, e ripassando per la Costarella, va a terminare al Vicolo di Mattasalaja, detto Chiasso del Bargello, fa insegna campo rosso con una Porta bianca a due archi, con un gallo bianco sopra”.

Secondo la toponomastica più moderna (per i più giovani), il suo territorio comprendeva dunque la Costarella, Via di Diacceto, Via dei Pellegrini, Via di Città dal Chiasso del Bargello a Piazza Indipendenza dalla parte del Teatro dei Rozzi. Questa contrada, fu poi, secondo alcuni, detta anche “Gallaja”, e questo giustificherebbe il simbolo, perché nel suo territorio si svolgeva anche un mercato di pollame, ma per altri il nome originale deriverebbe da “Caligaria” e quindi riconducibile all’Arte dei Calzolai. Così come il toponimo di “Salaja” è per alcuni dovuto al fatto che qui si svolgesse il mercato del sale, mentre altri credono derivi da “Solaja”, quindi riconducibile di nuovo alla professione dei “Calzolai”.

Come recita un atto del Concistoro (Archivio di Stato di Siena, ASS n.2371,c.5v del 1 Luglio 1420), pubblicato da M. A. Ceppari Ridolfi e P. Turrini lo stemma di Porta Salaria era così definito:”Porte Salarie et Galgarie: campus rubeus cum ianua ad duos arcos cum gallo albo super ea

Il fatto che nel 1067 questa porta esistesse, accredita l’opinione che essa fu una delle più antiche della città e probabilmente una di quelle appartenenti al cosiddetto primo o secondo circuito di mura. Dai più recenti studi archeologici infatti sembra confermata la versione secondo la quale Siena si sviluppò in origine nella zona di Castelvecchio, poi comprese la platea di Piazza del Duomo e dell’Ospedale Vecchio (S. Maria della Scala). Recenti scavi hanno confermato anche l’esistenza di un tempio antico in prossimità del Duomo e di una sua strada. L’ Urbe di Siena, che in origine era posta dove detto, si espanse inizialmente fino a comprendere grossomodo il cosiddetto “Terzo di Città”. Anche le mura, molto probabilmente, dovevano formare un circuito che partiva da Castelvecchio, Stalloreggi, con le cosiddette “Due Porte”, il fosso di S. Ansano dietro il Santa Maria della Scala, Via Franciosa o Via di Vallepiatta, Via dei Pellegrini fino a Piazza del Campo, che ancora non esisteva. Qui, nei pressi della Costarella, si trovava Porta Salaja, dalla parte opposta di Porta Stalloreggi (oggi Due Porte). Le mura proseguivano poi in Via del Casato, poi in Via della Murella e si ricongiungevano a chiusura. Ma se il lato est ed il lato ovest erano delimitati da Porta Stalloreggi e Porta Salaja, quali erano le altre porte antiche dalle quali si entrava in Siena? Molti studiosi sostengono che alla parte nord si accedeva da Porta S. Ansano in Vallepiatta, testimoniata già agli inizi del 1200 e che un’altra fosse agli inizi del Casato e di Via delle Murella (confermato anche da recenti approfondimenti ). Quest’ ultima porta, fu in seguito spostata più a sud e nacque Porta all’Arco, ma anticamente doveva trovarsi ancora più a nord verso la chiesa di S. Pietro (Arco di Castelvecchio). Anticamente erano presenti anche altre porte come la Postierla (nell’omonima Piazza), nome corrotto che significa piccola porta e Porta Verchione (chiavistello) che, se non fossero la medesima cosa, sarebbero comunque vicinissime l’una all’altra. Anche la cosiddetta Porta Oria (Aurea), non lontano dall’inizio di Via delle Murella e di probabile origine romana, potrebbe essere stata una delle entrate della città vecchia. Di questa sappiamo che esisteva ancora nel 1230 “…Porta que dicitur Oria de Castelvecchio”, ubicata fra l’oratorio di Sant’Ansano e il convento di Santa Margherita, all’inizio della discesa che da Castelvecchio conduce nel Piano dei Mantellini e a Porta San Marco.

La similitudine invece tra Porta Stalloreggi e Porta Salaja è impressionante. Entrambe, l’una visibile ancora oggi, l’altra deducibile dal suo stemma, erano formate da un cosiddetto “doppio fornice”. La prima, situata in fondo a Pian dei Mantellini e non a caso denominata Due Porte, ha attualmente uno dei due ingressi tamponato, mentre dell’altro sappiamo essere stato ristrutturato negli anni 1230/1231 durante la cosiddetta “Guerra dei sei anni” contro Firenze, dopo la rovinosa sconfitta di San Vito (15/06/1230).

La costruzione di questo tipo di porta a doppio arco è uno stilema architettonico (cit. P. Brogini) risalente alla tarda romanità e precisamente alla fine del III° secolo d.C., ai tempi dell’Imperatore Aureliano (270-275).

 

Ma dov’era di preciso Porta Salaria?

Sappiamo che era ubicata grossomodo alla Costarella, ma possiamo essere più precisi. Da un documento di pagamento ad alcuni maestri, tra cui spicca il celebre scultore Camaino di Crescentino (ASS, Biccherna n. 162, 1329Luglio-1329Dicembre, c.139v 20Dicembre) emerge che “Item II libras magistro Camaino et magistro Angelo Venture, magistero Dino Compagni e magistro Bertino Salvucci, videlicet decem soldos pro quolibet pro eorum salario, quia terminaverunt Campum Fori in pede Porta Salarie”. Il Campo (poi Piazza), terminava dunque ai piedi di Porta Salaja. Anche le antiche cronache possono essere utili nel circoscrivere la zona che ci interessa e cioè quella parte di Via di Città che va dal Chiasso del Bargello alla sede dell’Accademia dei Rozzi, compresi i caseggiati che danno su Piazza del Campo. Citando Giovanni Villani abbiamo alcune notizie su Palazzo Alessi “ E’ posto questo palazzo sulla Piazza del Campo, tra il Chiasso di Mattasalaja (nome corrotto di Matusalem), oggi più comunemente detto del Bargello, e la costarella dei Barbieri, chiamata un tempo la costa di Porta Salaja. Fu in antico abitato dagli Alessi, famiglia de’ Grandi, che mi do a credere essere stata di uno stesso ceppo de’Tolomei….finchè non fu aperta una prigione (pei malefizi), in una stanza a basso del palazzo medesimo degli Alessi, dove fin dal 1291 dimorava ancora il Capitano della guerra”. L’ 8 Maggio del 1299, secondo alcune cronache “s’apprese il fuoco nel Palazzo degli Accarigi di Porta Salaja e arse tutta la Buttiga d’Ambruogio Casini Speziale” . Dal Bullettino senese di storia patria (Vol. 109, pag. 93), sappiamo che “…pagavano infine tre soldi le botteghe che stavano nel fondaco dei Mattasalaja (un vicolo oggi scomparso tra l’attuale vicolo del Bargello e la Costarella) detto anche vicolo della Vacca per la presenza di numerose botteghe di calzolai”. Secondo il Malavolti (Historia), Porta Salaja faceva parte del primo circuito di mura e precisamente “…fu fatto il secondo circuito di muraglia, che pigliando a capo il Casato, dove si univa col muro vecchio, dietro alla chiesa di S. Pietro, continuando, secondo che si accomodava al sito, sino alla Costarella, che già vi era la Porta detta Salaia, dove sono ancora alcuni residui di muraglie antiche sotto la chiesa di S. Desiderio, nella casa di Enea Savini…” . Secondo Giugurta Tommasi “…Porta Salaia in Galgaria nel Palazzo degli Alessi, che furono poi detti Ranucci, e che fu poi de’ Franzesi, ed è ora de’ Cerretani….”

Altri documenti ci parlano di porta Salaja a partire dal 1195, compreso lo Statuto de’ Lanajuoli al capitolo XXII, ma senza darci indicazioni più precise. Agli inizi del trecento (anno 1309), “Porta Salaia e Galgaria” fa parte delle 42 Contrade di Siena rimaste dopo la scrematura fatta togliendo di mezzo le casate dei “Nobili”; prima erano 59.

A metà del trecento, le cronache del Tizio (anno1355), riportano alcune notizie sulle Compagnie Militari alle quali era demandata la custodia delle Porte, ma tra queste non c’è Porta Salaia, in quanto, essendosi espansa la città, essa non dava più all’esterno e non necessitava di farvi la guardia. Nello stesso anno infatti bisogna tenere “ad custodiam et defensionem” alcune entrate come “Portae Fontis Blandi”, demandata agli uomini della Compagnia di Sant’Antonio o “Portam S. Ansani” demandata alla Compagnia di “Vallis Plactae” (Vallepiatta) per non citarne altre delle trentuno che secondo lo stesso cronista vi erano nell’anno 1301.

Secondo P.Rossi in “Le origini di Siena”, (cit. pagina 47), la Porta Salaja era rivolta in direzione di Fontebranda”, mentre per V. Lusini (Note cit. p. 245) era “negli orti dietro le case di Piazza San Giovanni”. Di quest’ultima opinione anche P. Nardi ne “I borghi di San Donato e di S. Pietro a Ovile in BSSP (1966/1968) pag. 9, n.9. Secondo altri studiosi, la porta si trovava nella via che dalla Costarella scende a Fontebranda (Via di Fontebranda), nel punto dove scendendo verso la Fonte, ci troviamo un arco sopra la testa. L’ ultima ipotesi, quella che voleva l’antica porta, nel Palazzo dell’Accademia dei Rozzi, tramontò al termine degli scavi archeologici che furono fatti sotto le fondamenta del citato caseggiato, nonostante il rinvenimento di alcuni interessantissimi oggetti di epoca etrusca e romana.

Alla fine di tutte queste ipotesi però, l’unica certezza rimane quella che Porta Salaja fosse nei pressi della parte alta del vicolo cosiddetto “della Costarella”. E cos’era Mattasalaja? Apparentemente era un nome di un vicolo, ma… (segue)

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