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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Trattamento accessorio per i dipendenti dell’Università: i sindacati scrivono

Il Rettore in campagna elettorale ha promesso la valorizzazione del personale con risorse aggiuntive: ora chiediamo che vengano onorate le promesse fatte

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al Magnifico Rettore, Francesco Frati, al Dg Marco Tomasi e al Prefetto di Siena Gradone dai sindacati:  RSU di Ateneo, CISL, UIL_RUA, FLC- CGIL, CISAL, USB Pubblico Impiego, UGL, CISAPUNI

 

“Al Magnifico Rettore Prof Francesco Frati Al Direttore Generale Dott. Marco Tomasi e p.c. A sua Eccellenza il Prefetto di Siena Dott. Armando Gradone.

Oggetto: piano di recupero delle somme di trattamento accessorio del personale dell’Università di Siena e avvio della contrattazione integrativa anno 2017

“La Rappresentanza Sindacale Unitaria, RSU, e le sottoscriventi Organizzazioni Sindacali intendono, con la presente, chiedere l’avvio della trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo integrativo sulla ripartizione delle risorse del fondo articolo 87 del CCNL, tenendo conto dei tempi previsti dall’articolo 5 del CCNL in vigore. Le parti hanno un tempo definito per presentare le proprie piattaforme e la nota di oggi è una prima base per la piattaforma di parte sindacale. Riteniamo che non vi sia tempo per perdersi in discussioni estenuanti e la realtà delle relazioni sindacali di questi ultimi mesi danno un quadro fosco con poche riunioni, incontri rarefatti e poche certezze.

Partiamo innanzitutto dalla questione della costituzione e certificazione del fondo art. 87 per le progressioni economiche e per la produttività collettiva e individuale. Come è ben noto, il personale contrattualizzato dell’Ateneo subisce dal 2012 una decurtazione del fondo per il salario accessorio, dovuta al recupero di somme erogate in eccedenza negli anni 2000-2010. Non entriamo nel merito della questione bene conosciuta anche dalla Prefettura, già coinvolta in questi anni più volte sulla questione. Se il Prefetto lo riterrà necessario ci rendiamo disponibili per un confronto sulla questione anche con la controparte. Quindi ricordiamo solo alcuni dati. Nel 2010 viene rilevata una eccedenza di spesa avvenuta negli anni 2000-2010 per euro 5.087.116,00. Il recupero è cominciato nel 2012, incidendo in questo modo sui fondi per il salario accessorio dal 2012 al 2016: 2012 2013 2014 2015 2016 2017 Fondo disponibile 1.289.230 1.332.442 1.325.203 1.378.923 1.115.905 946.000 Recupero 663.393 650.000 650.000 450.000 450.000 Fondo disponibile dopo il recupero 625.837 682.442 675.203 928.923 665.9051 I dati sono presi dai contratti collettivi integrativi pubblicati sul sito dell’Ateneo 1 La forte differenza nei fondi tra il 2015 ed il 2016 è dovuta alla riattivazione delle procedure di progressione economica orizzontale nell’Ateneo dopo otto anni di blocco. Otto anni in cui con il mancato rinnovo dei contratti nazionali il personale ha perso anche la possibilità di avere una crescita interna. Sommiamo l’effetto che questo ha avuto sul personale.

Si noti bene che dopo così tanti anni le parti hanno concordato nel garantire le risorse solo per una parte del personale, non si è trattata di un’operazione a pioggia. Indubbiamente, per cercare di reperire risorse aggiuntive le parti hanno, negli anni, trovato soluzioni condivise e costruttive al fine di mantenere la funzionalità e l’efficienza dell’Ente. Siamo tutti a conoscenza, infatti, degli effetti del blocco dei rinnovi contrattuali nazionali, degli effetti delle prescrizioni delle Leggi di Stabilità sul contenimento delle risorse destinabili alla contrattazione integrativa, e vogliamo solo richiamare questi dati di fatto di livello nazionale, soffermandoci sulla tabella sopra riportata per evidenziare l’effetto che tutto questo ha avuto sul personale. La parte sindacale è riuscita nondimeno ad essere realmente costruttiva nella gestione della situazione complessa creatasi col recupero, tenendo anche conto della difficile situazione finanziaria di bilancio dell’Ateneo che ha attraversato gli anni del recupero e che sembra oggi superata, stando ai dati del bilancio e alle notizie date dal Magnifico Rettore. Si tenga conto che il testo del contratto integrativo del 2012, che di fatto riavviò la contrattazione di secondo livello, ferma dal 2008, fu presentato dalla parte sindacale: giusto per ricordare quanto sia stato il senso di responsabilità della parte sindacale in questi anni. La situazione in cui ci troviamo nel 2017 risulta essere grave e di difficile soluzione senza un intervento politico del Rettore e del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo. Il fondo disponibile risulta essere di circa 946.000 euro.

Con il recupero previsto dal piano in vigore fino al 2016 si dovrebbe decurtare la somma di 450.000 euro. L’Amministrazione ha accolto la richiesta di parte sindacale di dover rivedere il piano di recupero stante la situazione di insostenibilità evidente del fondo. Solo a febbraio risulta essere stata inviata una richiesta al MEF da parte dell’Ateneo, nota prot. n. 14197 del 14.02.2017 e ad oggi risulta essere arrivata anche la risposta da parte del Ministero, nota prot. n. 102463 del 19.05.2017, da cui abbiamo preso i dati riportati in tabella: Fondo disponibile 2017 Ipotesi recupero Ateneo Ipotesi recupero MEF 946.000 250.000 320.000 Totale a seguito di recupero 696.000 626.000 Rileviamo che la revisione del piano di recupero non è stato minimamente discusso con la parte sindacale, cosa che forse vista la condivisone degli anni passati di molti passaggi avrebbe reso il tutto più facile e risparmiato tempo. Infatti, ad avviso delle scriventi la somma che viene resa disponibile in seguito al recupero nell’ipotesi avanzata dall’Ateneo, 696.000 euro, non può in alcun modo garantire al fondo di rispettare la sua funzione definita dal D.Lgs 165/2001 e dal CCNL, e di conseguenza garantire la funzionalità dell’Ente.

Il fondo serve per remunerare le indennità di rischio e disagio, le responsabilità, la produttività e l’IMA di 850 dipendenti; 696.000 euro non sono in alcun modo sufficienti. Nello stesso giorno in cui veniva inviata la risposta da parte del MEF veniva emanata la versione definitiva del Testo unico del Pubblico Impiego. La RSU e le sigle sindacali chiedono di applicare immediatamente quanto previsto dal Testo Unico all’articolo 11, cioè le modifiche all’articolo 40, comma 3-quinquies del D.Lgs 165/2001. Richiamiamo quanto previsto dalla modifica. “Al fine di non pregiudicare l’ordinata prosecuzione dell’attività amministrativa delle amministrazioni interessate, salvo che l’amministrazione non disponga la proroga dei piani di recupero ai sensi della legislazione vigente, la quota di recupero non può eccedere il 25% delle risorse destinate alla contrattazione integrativa ed il numero di annualità di cui al periodo precedente, previa certificazione degli organi di controllo di cui all’articolo 40-bis, comma 1 [per l’Ateneo il Collegio dei revisori dei Conti], è corrispondentemente incrementato.” È evidente che le somme destinate al recupero da parte dell’Amministrazione e del MEF superino di gran lunga il 25% del fondo, ma il legislatore ha chiaramente scritto che non deve eccedere il 25%, quindi si può assumere una decisione che tenga conto della sostenibilità del fondo e si attesti al 18% fino ad esaurimento della somma rimanente, euro 2.223.723,30, prevedendo un recupero di 170.000 euro all’anno, rivedibile con il miglioramento delle risorse a seguito della firma del CCNL o la sospensione delle previsioni di contenimento delle risorse riportate nella legge di Stabilità.

Appare evidente che l’Amministrazione, nella persona del Rettore insieme al Consiglio di Amministrazione, debba immediatamente intervenire sulla questione presso il Collegio dei Revisori dei Conti, così come stabilito dal Decreto, e non venga più coinvolto sulla questione il MEF. Chiediamo di applicare la norma, ma di farlo tramite una decisione politica piena e forte del Rettore. Sorge il dubbio che altrimenti si sia in qualche modo sotto tutela del MEF e ciò risulterebbe inspiegabile con i dati positivi di bilancio che da tre anni questo Ateneo conferma. Si ritiene che un fondo minore di 800.000 euro non garantisca la sostenibilità del salario accessorio e l’efficienza amministrativa dell’Ente.

L’Amministrazione può con la nuova previsione normativa intervenire per riguadagnare un minimo di funzionalità reale. Il Rettore in campagna elettorale ha promesso la valorizzazione del personale con risorse aggiuntive: ora chiediamo che vengano onorate le promesse fatte, non tanto con risorse aggiuntive, quanto con le risorse he ci spettano e che oggi la nuova normativa in parte ci restituisce. Richiamiamo un dato, l’errore nato dalla spesa in eccesso negli anni 2000-2010 nasce da un’errata costituzione del fondo fatta dall’Amministrazione. Il personale non ha in alcun modo determinato l’entità delle risorse, e oggi forse, usciti dalla crisi di bilancio dell’Ateneo in modo certo, sono tre anni di bilanci positivi, è arrivato il momento di poter dare un poco di benessere al personale assumendo una posizione forte che tuteli noi e l’Ente. Come scritto per fare questo basta una chiara volontà politica, ma, vista la situazione delle relazioni sindacali degli ultimi mesi, relazioni stagnanti e lente, chiediamo il rispetto del Contratto nazionale e pretendiamo tempi certi di contrattazione. Abbiamo voluto coinvolgere il Prefetto da subito quale garante e osservatore. Di modo che, nel caso dovessimo rilevare una posizione di chiusura verso la discussione di una proposta di parte sindacale che rispetta le norme, tutela il personale ma anche l’Ente, e dovessimo rilevare il mancato rispetto dei tempi di contrattazione, il Prefetto potrà ricevere con cognizione di causa, ai sensi della dalla legge 146/90 e successive modifiche con legge 83/2000, da parte della RSU e delle OO.SS., la procedura di avvio dello stato di agitazione del personale tecnico e amministrativo dell’Università di Siena.

Distinti saluti

La RSU di Ateneo, CISL, UIL_RUA, FLC- CGIL, CISAL, USB Pubblico Impiego, UGL, CISAPUNI

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