di Augusto Mattioli
SIENA. Quasi tutti pensano che il governo avrebbe dovuto intervenire prima sulla questione Montepaschi, soprattutto in considerazione che la banca è stat ifesa più dai piccoli risparmiatori e che gli investitori istituzionali si sono sfilati dall’operazione di aumento di capitale. Nonostante tutto i cittadini guardano con rinnovato ottimismo al futuro della banca anche se sottolineano che “il Monte non è più della città”. “Siamo arrivati alla presenza dello Stato nella banca – sottolinea Romolo Semplici, azionista molto critico da anni, fin dai tempi della gestione Mussari -, ma si è perso del tempo. Questa operazione andava fatta tre o quattro anni fa. E la responsabilitè è dei governi che si sono succeduti da Berlusconi in poi e delle autorità di vigilanza”.
“Ero sicuro che andava a finire così – aggiunge non senza un filo di amarezza Bernardino Bartalini, ex dipendente della Banca -, si è fatto di tutto per arrivare alla nazionalizzazione. Ho lavorato 40 anni al Monte ed ora ho perso tutto il valore delle azioni che avevo. Ma ho sostenuto la banca fino in fondo”.
” Ho davvero un gran magone per come sono andate le cose in generale”. Non nasconde il suo stato d’animo Elvio Nenci, piccolo imprenditore senese, che realisticamente aggiunge: “era scontato fin dall’inizio che intervenisse lo stato. Hanno tirato la corda fino in fondo bene che ci si sia arrivati a questo risultato. Credo che questa possa essere una lezione al nostro paese per i tempi che verranno”. “Se l’operazione fosse stata fatta nei tempi giusti non si sarebbe arrivati al completo disfacimento di Mps”, conferma Mauro Borghi, pensionato montepaschino che ha seguito gli eventi di questo anni con molta preoccupazione. E che non manca di rivolgere dure critiche al ruolo della Fondazione Mps ai tempi in cui era proprietaria di oltre il 50% delle azioni della banca. “Bisognerebbe chiedere a chi la guidava cosa stessero facendo, prendendo in considerazione i personaggi che c’erano allora e come agivano. Inoltre, sarebbe interessante sapere chi ha ricevuto il credito dalla banca e non l’ha restituito”.
Ci sono però quelli che cercano di guardare con fiducia al futuro di Mps: “La nazionalizzazione – dice Luca Virgili, imprenditore nel settore immobiliare – spero riesca a riportare un po’ di ordine nella banca e una maggiore tranquillità, anche se in tempi lunghi. Incidendo su chi ci lavora, sulla direzione centrale che non deve andare via da questa cittè. In questi anni bisogna ricordare che Siena ha avuto notevoli danni economici da quello che è successo, comprese le aziende private che lavoravano con la banca”.
“Ho delle buone speranze che l’intervento del Tesoro possa migliorare il quadro complessivo -dice Paolo Bocci, ex dipendente di Mps -. Soprattutto nei confronti dei dipendenti lo stato abbia un maggiore riguardo. Penso c he il piano industriale da fare debba tener conto da una parte degli aspetti contabili e finanziari ma dall’altra agli aspetti sociali”.
Pier Luigi Piccini, già sindaco di Siena, che la banca la segue da anni (ne è stato anche un dirigente a Parigi), riporta con le sue considerazioni alla sostanza del decreto. “Ho seguito questa notte ciò che ha detto il ministro Padoan. Non mi ha tranquillizzato.Il decreto contiene delle linee generali. La verità finale deve ancora venire fuori: lo sapremo tra qualche mese”.