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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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Consegnato il premio Mangia 2018 a Tommaso Fabbri

Medaglie di riconoscenza a Massimo Biliorsi e Lelio Grossi

SIENA. Questa mattina, festività di Maria S.S. Assunta in cielo, Patrona e Regina di Siena, il sindaco Luigi De Mossi, durante la solenne cerimonia svoltasi al Teatro dei Rozzi, ha consegnato il “Premio Mangia 2018” a Tommaso Fabbri (candidato dall’Imperiale Contrada della Giraffa); Medaglia di civica riconoscenza a Massimo Biliorsi (candidato dal Gruppo Stampa Autonomo di Siena), e a Lelio Grossi (candidato dalla Contrada della Torre).

“E’ un onore – ha detto il sindaco Luigi De Mossi –  poter premiare i nostri concittadini che con umiltà, passione e coraggio si sono distinti nel corso della propria vita tenendo alto il nome e la reputazione di Siena nel mondo. Sono loro che oggi ci fanno sentire orgogliosi di essere senesi”.

“Oggi consegniamo il Premio Mangia a Tommaso Fabbri – ha proseguito – perché ha dedicato e continua a dedicare la sua vita ad aiutare il prossimo. Le Medaglie di Civica Riconoscenza vanno quest’anno a due persone che, in ambiti diversi, hanno contribuito in modo impeccabile alla vita culturale e sociale di Siena.

A Massimo Biliorsi perché grazie alla sua passione e alla conoscenza profonda della musica ha portato ad esibirsi a Siena artisti ben noti al pubblico, concerti ricordati ancora oggi in tutto il mondo; e a Lelio Grossi perché è  un uomo che ha fatto della legalità e della solidarietà il suo principio di vita”.                                           

La presentazione di Tommaso Fabbri è stata fatta dal giornalista Alessandro Lorenzini che ha ricordato come, da sempre, Fabbri “abbia avuto qualcosa negli occhi, una sorta di energia diversa, accumulata anche in anni non semplici, e distribuita in un percorso di studi che, nello sguardo di chi non lo conosceva così bene, poteva sembrare una montagna insormontabile. Quel corso di Farmacia all’Università di Siena non era però che il primo passo verso quel sogno coltivato e partito proprio da via dei Rossi, dove è nato. Ma a lui non importava vendere aspirine e rimedi per il mal di pancia. I suoi interessi erano altrove. Ad attirarlo erano la geopolitica e le problematiche umanitarie”.

Lorenzini ha ripercorso l’impegno dell’amico iniziato nel 2006 con  Medici Senza Frontiere: Iran, Palestina, Yemen, Pakistan. “Un grande viaggio, da uomo di pace. Partito da quella Piazzetta della Giraffa, arrivato nella piazza più grande di tutte, quella del mondo. E della pace, dell’esaltazione della diversità: di colore della pelle, di vedute. La piazza del confronto e dell’integrazione. Poi le responsabilità in Francia e in Italia”. Dalla prima missione in Malawi per occuparsi della farmacia in un contesto di malati di Aids, all’approvvigionamento di farmaci  in una Liberia post conflitto. Poi in Niger, dove il drammatico problema della malnutrizione infantile può essere affrontato con l’aiuto di un panetto da succhiare a base di farina di arachidi, zucchero, grassi vegetali, latte in polvere, sali minerali e vitamine.

“In Ciad – ha proseguito – arriva la sua prima esperienza come coordinatore di progetto e la prima volta in una situazione di conflitto, quindi: patologie particolari, epidemie. L’impegno da pratico è diventato più strategico. I progetti successivi lo portano in Yemen, Pakistan, Iran. Nel 2014 è capo missione a Gerusalemme, dove Msf opera nella Striscia di

 Gaza tra bombardamenti che si susseguono, ospedali saturi di pazienti, sale operatorie attive giorno e notte, e la popolazione terrorizzata per il dover muoversi sotto le bombe per trovare aiuto”. Ed è con la paura che Tommaso Fabbri si è abituato a convivere, perché quando si lavora in situazioni di conflitto o di alto rischio il rischio zero non esiste mai. “Perché si deve decidere se un’operazione deve continuare, essere fermata, quando e come intervenire, cercando di stabilire un ambiente di lavoro sicuro, un santuario come definito nella convenzione di Ginevra, dove l’incolumità dei pazienti/beneficiari e degli operatori è la prima priorità.  E si devono prendere decisioni molto importanti in tempi brevi e sotto pressione. Non solo. Tommaso ha avuto la forza di incontrare diplomatici e attori influenti, nonché denunciare pubblicamente ciò che testimoniamo con le nostre operazioni”.

L’80% del personale umanitario molla dopo due, quattro missioni. Tommaso Fabbri sono 12 anni che non molla. Dodici anni consecutivi in mezzo alla sofferenza e alla ricerca della pace. “L’ultimo incarico è stato quello di capo missione in Italia.  Da lui dipendeva l’organizzazione sia di interventi di assistenza sul territorio italiano sia di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale con le tre navi di Msf. Come responsabile anche del programma di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale il dramma dei naufragi l’ha vissuto di persona, come quando, fra le tante altre volte, ha partecipato direttamente a un salvataggio: più di 1.100 persone recuperate in poche ore. Un’esperienza incredibile, con i naufraghi che si agitavano e hanno iniziato a buttarsi in acqua, che è la cosa peggiore in queste situazioni. L’impegno più grande era nel calmarli. Non ne è stato perso nessuno.

Ed ancora il Centro di riabilitazione per i sopravvissuti a tortura e per le vittime di trattamenti crudeli e degradanti, aperto a Roma per assistere persone che hanno subito torture, abusi e violenze nei Paesi d’origine o durante il percorso migratorio”.

“Tommaso – ha concluso Lorenzini – è anche il simbolo di una generazione che vive costantemente in un limbo, fra coloro che più anziani l’hanno costruita, con tutti i pregi e i difetti, e coloro che la vogliono cambiare o modificare, e in questo Fabbri ha insegnato. Ha insegnato a esplorare ed esplorarsi, ad aprire il proprio cuore. Farlo in Africa, nelle zone di guerra di tutto il mondo, ma anche qui fra Porta Camollia e Porta Romana. Voglio pensare, anzi sono sicuro, che tanto di questo è cresciuto lì, sotto Piazza Provenzano. Perché quei concetti di solidarietà, comunità, vicinanza e mutuo soccorso Tommaso li porta nel cuore. Per questo o anche per questo è arrivato questo Premio, fortemente voluto dalla Contrada, fortemente voluto dal popolo senese”.

 “E’ difficile – ha aperto il docente dell’Università di Siena Duccio Balestracci – tracciare il profilo di Massimo Biliorsi, nato nel Drago, anzi in Pallaccorda. Il Biliorsi che fa il Biliorsi – è il solo modo di definire la poliedrica personalità intellettuale di quest’uomo, appartato e schivo, che fa della sobrietà locutoria la sua cifra. Quando deve parlare in qualche contesto – di rado e regolarmente con l’aria di chi preferirebbe farne volentieri a meno – i suoi interventi sono sintetici, essenziali, privi di qualsiasi gusto per il fronzolo retorico. Più o meno come quando elabora un filmato (la sintesi è tutto, sostiene giustamente), o quando scrive”.

Il suo interesse maggiore è la musica, e fin da giovanissimo segue i più significativi eventi e concerti. “E’ così che acquisisce la competenza nella materia – ha sottolineato Balestracci – e soprattutto acquisisce un metodo che applica ai suoi filmati: partire dalla musica; costruire attraverso essa il filo delle emozioni e rivestire l’una e gli altri di immagini. Nei suoi vagabondaggi musicali conosce Mauro Pagani e quando nel 2001 Massimo Biliorsi sviluppa un’idea di spettacolo particolare, Pagani (che intanto ha lasciato la Premiata Forneria Marconi dal 1977 e ha iniziato un percorso  originale di ricerca) lega il suo nome a Siena. Biliorsi, infatti, si inventa un progetto di evento di grande interesse”.

Nasce “La città aromatica” che conterà 11 edizioni e che per due volte  vince il riconoscimento di Concerto dell’anno. Tra le tante attività di Biliorsi c’è anche la radio. “Entra ventenne ad Antenna Radio Esse e l’anno seguente  è già direttore dell’emittente. Nel 1982, l’esperienza con la radio si conclude, e lui esporta la sua idea in uno studio di registrazione autonomo – “Diana recitazione” –  che continua a produrre romanzi radiofonici venduti in tutt’Italia, grazie anche alla collaborazione di “fini dicitori” quali Carlo Borgogni, Rita Ceccarelli, Lucia Donati ed altri ancora. Il mondo della comunicazione è il suo mondo: con Riccardo Domenichini cura i video delle cene della vittoria delle Contrade. Ecco, forse la chiave che ho faticato a individuare per definire il lavoro di Massimo Biliorsi è davvero questa: lui è un narratore di emozioni. Lo fa con la musica, lo fa con le immagini, lo fa con le parole. Lo fa con i format che inventa per il Canale Civico”. L’esperienza incrociata di scrittore di testi teatrali e di conoscitore del linguaggio del cinema porta Massimo Biliorsi a cimentarsi con una prova particolarmente ambiziosa: scrivere la sceneggiatura di un film. “La conoscenza con Luca Verdone gli serve per farsi conoscere nel mondo del cinema e Biliorsi, proprio per la regia di Luca Verdone firma la sceneggiatura del film “La meravigliosa avventura di Antonio Franconi”. L’attore principale è Massimo Ranieri e con lui recitano Elisabetta Rocchetti, Orso Maria Guerrini e Sonia Aquino. E infine, il Massimo Biliorsi comunicatore di emozioni con la scrittura. Le emozioni del Palio, con il suo “Le stagioni del Palio”. Le emozioni della storia più inconsueta di Siena, con “1799”. Le emozioni che nascono dal contatto con il mondo dell’irrazionale, del magico, dell’inquietante, calato dentro una Siena inconsueta, raccontata nella cifra fiabesca delle leggende popolari. Concludo con il Biliorsi giornalista: lui che è stato dal 1988 al 1992 addetto stampa dell’Università per Stranieri e che affianca il mestiere di commentatore culturale a quello di addetto ai preziosi e delicati archivi di Siena Jazz; lui, dicevo, sulle pagine de “La Nazione”, con la quale collabora dal 1985, addita in precisi, sintetici e godibili camei le persone che, in vari campi e a vari livelli, si danno da fare per questa città. Un piccolo famedio di chi, con il suo lavoro e il suo impegno, si sforza quotidianamente di contribuire a fare della nostra città, della nostra piccola patria senese un posto migliore.

Era giusto che questa comunità, questa città nella sua interezza, oggi e in questa occasione, un grande grazie lo dicessero a Massimo Biliorsi per quello che ha fatto e per aver contribuito, lui, ad arricchire Siena”.

Lelio Grossi – ha illustrato Massimo Bianchi ,presidente ASP Città di Siena –  nato nel rione della Torre, fin da giovanissimo si impegna in Contrada, concorrendo a costituire il gruppo “Piccoli Torraioli”, oltre a ricoprire importanti ruoli operativi fino a diventare Priore tra il 1994 e il 1995, e per dieci anni Presidente del Collegio dei maggiorenti”.

Bianchi dopo aver ripercorso le tappe della vita lavorativa di Grossi “un senese “doc” che ha dato sicuramente, come molti altri, il proprio contributo per mantenere vive le tradizioni e le Istituzioni proprie della città, ma è tuttavia per il suo costante impegno nel sociale, mai troppo esibito o gridato, che il Concistoro del Monte del Mangia gli ha conferito quest’oggi all’unanimità la Medaglia di civica riconoscenza”.

Come, infatti, ha sottolineato Bianchi: “Risale al 1996 il suo primo impegno nel volontariato, nello specifico nel servizio di “Microcredito di Solidarietà”, promosso dalla Arciconfraternita di Misericordia di Siena, uno dei primissimi interventi del genere in Italia, ancora oggi operante, che consente di intervenire concretamente a supporto delle persone in difficoltà finanziaria. L’anno successivo Lelio Grossi presenta alla Misericordia di Siena e poi realizza un progetto che, utilizzando le opportunità previste dalla legge 108/96, consente di contrastare il fenomeno del sovra indebitamento e dell’usura. Creare dal nulla una struttura nuova che, sia dal lato organizzativo che amministrativo non poteva avvalersi di precedenti esperienze non fu cosa facile, ma l’iniziativa trovò comunque attuazione, dimostrando da subito tutta la sua validità, testimoniata dall’alto numero delle richieste ricevute già nei primissimi mesi di attività. Fu deciso così di allargare, progressivamente, la competenza territoriale da Siena ad altre provincie toscane cercando e trovando la disponibilità di altre Misericordie locali per la costituzione presso le loro sedi di Centri di Ascolto. Immediato fu anche il supporto delle istituzioni. E’ del 1998 il primo protocollo d’intesa voluto da Lelio Grossi con la Regione Toscana e, quasi determinante, fu il ruolo della Banca MPS che erogò i finanziamenti nel primo anno di attività, regolati da una specifica convenzione che servirà poi da guida per definire l’operatività con tutti gli altri istituti bancari che seguiranno nell’esperienza”.

Nel 2006, per il notevole volume di interventi richiesti ed effettuati, la Misericordia di Siena, su richiesta di Lelio Grossi, istituisce una specifica onlus in cui far confluire l’attività di prevenzione usura: la Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura onlus, riconosciuta dalla Regione Toscana. Fondazione, amministrata da un cda, è dotata di una struttura di tipo bancario in cui i Centri di Ascolto possono essere assimilabili a delle filiali che interagiscono con la sede di Siena articolata su una segreteria, un settore fidi, un settore legale e uno amministrativo. La Fondazione ha tra i suoi principali scopi quello di assumere iniziative a favore di soggetti in situazione di sovra indebitamento e a rischio usura mediante il rilascio di garanzie a banche convenzionate per permettere la concessione di finanziamenti destinati alla estinzione di passività pregresse. Oggi i Centri di Ascolto sono ormai ben 44 nelle maggiori città della Regione Toscana in cui operano oltre 200 volontari con specifiche professionalità in campo economico finanziario. In venti anni dal 1998 al 2018 si sono rivolti ai Centri di Ascolto oltre 25000 tra famiglie e piccoli imprenditori in difficoltà finanziarie. La Fondazione è inoltre impegnata nel contrasto al gioco d’azzardo, spesso causa e anticamera di usura”.

Per questi motivi la Fondazione viene unanimemente considerata come un’eccellenza del volontariato toscano in campo nazionale.

“E’ il valore umano e sociale di questa iniziativa che Lelio Grossi ha creato e ancora dirige – ha rimarcato Bianchi – che occorre sottolineare con forza: in primo luogo perché è una storia che è nata qui, a Siena, e da qui parte per produrre, in breve tempo, fattori di moltiplicazione impensabili. Oggi Lelio Grossi riceve un premio significativo da parte della sua città: quella Medaglia di civica riconoscenza che Siena offre ai suoi figli migliori. Ed è bello considerare questa Medaglia come un riconoscimento ideale a tutti gli uomini e le donne che hanno lavorato e collaborato nei vari anni con lui per costruire nel tempo un meccanismo di indispensabile aiuto anche per tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute, costituendo una fonte di orgoglio e di vanto per la città intera”.

Le pergamene che hanno accompagnato i riconoscimenti sono state realizzate, a titolo gratuito, da Michela Bacconi e Stefano Pellati.

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