Ceccuzzi: "l'arma letale della sinistra" e il buco da 17 miliardi
di Red- foto di Corrado De Serio
SIENA. L’ex segretario provinciale dei Ds (8 anni, poi coordinatore provinciale dell’Ulivo, poi deputato) Franco Ceccuzzi è stato presente stamattina a una trasmissione televisiva, probabilmente poco vista a Siena anche perché in onda in un ora in cui la gente lavora (ore 11), “L’aria che tira”. Myrta Merlino ha introdotto Ceccuzzi dicendo: “D’Alema ha detto che lei è l’arma letale della sinistra: è stato Ceccuzzi a mandare via Mussari”. L’ex segretario provinciale del Ds ha risposto: “Io ho intrapreso un’azione forte per spingere al Fondazione e la banca a rinnovare al più presto il suo management. Abbiamo avuto delle tappe importanti: il 2 luglio è stato cambiato il provveditore della Fondazione, a fine anno per la prima volta è stato introdotto l’Amministratore Delegato, che è una figura importante di separazione dei poteri tra il Presidente e l’Amministratore Delegato”. Ora Viola è stato nominato AD di MPS il 3 maggio 2012, dal CdA appena insediatosi nella sua prima riunione, non a fine anno 2011; comunque il Ceccuzzi ha ampiamente dimostrato che il partito influiva su Fondazione e Banca, e lui ne era il tramite. O l’ispiratore?
Viene introdotto un filmato in cui Profumo racconta a Ballarò una verità completamente diversa rispetto a quanto disse nel famoso incontro estivo sponsorizzato dalla banca in Fortezza. A Floris infatti il presidente dice che “MPS ha comprato Antonveneta a un prezzo troppo elevato. Da lì si è mangiata molto capitale”. A Siena si prenda atto che Profumo ha scoperto quello che tutti i presenti nella serata estiva sapevano: che l’eccessivo portafoglio di BTp era la conseguenza e non la causa del dissesto di Rocca Salimbeni, come affermò. Certo è che è stato Ceccuzzi, come conferma Profumo, a metterlo a capo della banca (certamente non Mancini, che pure ne aveva il diritto/dovere): ciò per meglio rappresentare il distacco della banca dalla politica!
Un racconto interessante l’ha fatto Perluigi Celli che ricorda di essere stato invitato a fare formazione (tre incontri) ai massimi vertici. E che rilevò che le persone incontrate, legate alla cultura territoriale, si erano dimostrate onestamente “insufficienti” agli incarichi che avevano e che in un’altra banca non avrebbero potuto ottenere. A cominciare da Mussari, che era un avvocato, neanche famoso, senza alcuna conoscenza del mestiere di banchiere. Lo fece notare, e non fu più invitato a proseguire la formazione. Cicchitto si è prodotto in un ricostruzione di quindici anni di storia dei Ds-Pd partendo dal “quadrilatero” (D’Alema, Amato, Bassanini, Berlinguer Luigi) e continuando con l’acquisto della banca del Salento con l’avvento di De Bustis a Siena. Ceccuzzi: “difendere la senesità con l’autarchia della classe dirigente è stato sbagliato”. Senza arrossire, un’autocritica che vale diciassette miliardi di euro e la fine della ricchezza diffusa della città. Ma dimentica sempre di dire a tutti chi era il tramite del partito nella scelta delle persone da nominare. O l’ispiratore.