Contrabbando di ultraleggeri: 31 denunce della Finanza

Due piloti senesi dichiaravano redditi di 15mila euro

Il tutto trae origine, nel luglio del 2010, dalla sinergia fra la componente aerea e quella territoriale della Guardia di Finanza Toscana le quali, mutuando le reciproche competenze, hanno effettuato un costante controllo economico del territorio della Provincia di Siena, che ha permesso di individuare nella Valdelsa un’avio superficie con la presenza di due aerei ultraleggeri “T7” ossia aerei immatricolati presso il Registro aeronavale della Repubblica di San Marino.

Nella preliminare attività d’indagine, la Sezione Aerea di Manovra di Pisa oltre ad aver individuato l’avio superficie ed i due ultraleggeri è riuscita a fornire i cognomi dei piloti che avevano nella disponibilità gli aeromobili in questione. A quel punto è stata interessata la Compagnia della Guardia di Finanza di Siena, la quale ha provveduto a generalizzare compiutamente i piloti dei velivoli in argomento e a proseguire le indagini attesi gli indubbi indizi di pericolosità fiscale in capo agli stessi. Infatti, per entrambi è apparsa subito evidente l’ampia sproporzione fra il reddito dichiarato e il possesso di un bene di lusso come un aeromobile ultraleggero del valore di oltre 100.000 euro.

Pertanto il predetto Reparto ha richiesto alla locale Procura della Repubblica l’autorizzazione ad eseguire accessi domiciliari per fini fiscali sia presso il proprietario dell’avio superficie che presso i proprietari dei due aerei. Negli appartamenti dei due piloti senesi è stata rinvenuta documentazione utile per la ricostruzione della provenienza degli aerei. In particolare sono state reperite e-mail, certificati assicurativi e tracce di bonifici bancari in favore di alcune società finanziarie sedenti nella Repubblica del Titano. Gli elementi raccolti ed esaminati in questa prima fase dell’indagine sono stati sufficienti per provare il reato di contrabbando ed evasione dell’Iva all’importazione. Per tali motivi la Compagnia ha potuto procedere al sequestro di iniziativa dei due velivoli e, l’attività di Polizia Giudiziaria in argomento non solo è stata avallata dalla Procura della Repubblica di Siena ma è stata anche convalidata in sede di riesame. Le indagini hanno permesso di accertare l’identità dei piloti, due senesi residenti in provincia e anche la loro posizione con il fisco.  Secondo  la Finanza è risultata evidente la sproporzione tra il costo dell’ultraleggero del valore di 100 mila euro con il reddito dichiarato di circa 15mila euro.

Il passo successivo è stato quello di individuare le società da cui i due indagati senesi avevano di fatto acquistato i velivoli con il fine di meglio chiarire tutti i passaggi del complesso meccanismo fraudolento. Un filone portava gli operanti verso la Lombardia, e l’altro verso l’Emilia Romagna. Quest’ultimo è stato quello che ha portato maggiori risultati aprendo la terza fase delle indagini.

Infatti, l’attività di Polizia Giudiziaria svolta in Fidenza, provincia di Parma, e su Rimini presso le abitazioni di alcuni soggetti italiani rappresentanti legali delle società finanziarie nella Repubblica di San Marino hanno confermato in toto l’ipotesi di partenza degli operanti ossia che vi fossero società in accordo tra di loro che attraverso un giro di fatture e altri documenti riuscissero ad immatricolare l’aeromobile in uno Stato extra comunitario per venderlo a prezzi assolutamente concorrenziali aggirando la normativa fiscale risparmiando indebitamente l’Iva all’importazione.

L’esame della documentazione rinvenuta nella perquisizione eseguita a Fidenza ha consentito di collegare ulteriori 17 aerei ai relativi acquirenti.

La società italiana, infatti, conservava una cartellina per ciascun aereo venduto, nella quale erano meticolosamente conservate e-mail e documentazione varia inerente la triangolazione in essere e i rapporti sia con il cliente, fin dalla fase della prenotazione, che con le società di San Marino. Infatti il cliente anche dopo l’acquisto, per qualsiasi problema, continuava a mantenere rapporti con il rappresentante della società di Fidenza.

In particolare il modus operandi era sempre più o meno lo stesso. La società italiana stimolava il possibile acquirente dell’aereo reclamizzando i vantaggi fiscali sottesi all’operazione. La proposta in genere si formalizzava fornendo tre opzioni: acquistare l’aeromobile in Italia scontando l’Iva al 20%; acquistarlo direttamente in Germania con aliquota del 16% oppure utilizzare lo schermo formale di uno “Stato extra comunitario” pagando solo una piccola provvigione (6/7%).

L’ultima ipotesi consisteva nella schermatura dell’operazione tramite una società finanziaria sammarinese che si intestava il mezzo e lo immatricolava nella Repubblica del Titano. Contestualmente il velivolo veniva consegnato dalla società italiana quasi a domicilio all’effettivo proprietario che lo utilizzava in Italia. Il tutto avveniva con l’emissione di una fattura di vendita non imponibile fra la società italiana e quella sammarinese, mentre l’utilizzatore finale versava una cospicua caparra alla società italiana e avviava un leasing per la rimanente quota con la società sammarinese.

Ampi i vantaggi economici e non per l’acquirente:

Le indagini sono proseguite con l’emissione di diciassette ulteriori avvisi di garanzia e al sequestro dei nove aeromobili ancora nella disponibilità degli indagati sparpagliati, a macchia di leopardo, in tutta l’Italia centro – settentrionale.

Durante la progressione delle attività svolte la scorsa settimana è stato inoltre rilevato come sei degli aerei ricercati fossero stati, nel frattempo, ceduti a terzi talvolta previa reimmatricolazione in Italia. Poichè la reimmatricolazione in Italia non libera l’acquirente dall’onere di dover comunque sdoganare il mezzo e pagarne l’Iva dovuta sono stati emessi ulteriori sei avvisi di garanzia da parte della Procura di Siena che hanno portato al sequestro di altri cinque velivoli. Il totale complessivo del’intera operazione ammonta a 16 aerei ultraleggeri posti sotto sequestro.

L’attività non finisce qui in quanto a breve verranno analizzate anche le posizioni fiscali dei singoli acquirenti. Già facendo un preliminare screening, soprattutto sugli indagati senesi, è stato rilevato come gli stessi, pur possedendo un aereo del valore di oltre centomila euro, dichiarassero meno di quindicimila euro all’anno. Quanto agli altri indagati sono sicuramente spiccati alcuni di essi che già erano stati segnalati dai Reparti centrali del Corpo per delle incapienze del reddito, altri perché iscritti all’anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero.