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Direttore responsabile Raffaella Zelia Ruscitto
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La tutela del Monumenti Verdi: convegno al SMS

La due giorni, partendo dal caso della Quercia delle Checche, punta a sviluppare un nuovo modello di tutela

SIENA. La Quercia delle Checche ha una chioma gentile che si muove nel vento, e ai piedi del tronco ha due rami giganteschi, caduti a terra in questi ultimi anni. Un contrasto forte: la pianta rigogliosa che resiste, i segni dell’efferatezza umana a monito. Da una parte la bellezza assoluta, memorabile, di questo simbolo identitario della Val d’Orcia, così amato dalla comunità, dall’altra la leggerezza scellerata degli uomini, la loro incuria, causa delle cadute e delle ferite aperte che hanno messo a rischio la vita stessa della matriarca degli alberi, vecchia di almeno 370 anni.
Il convegno sulla tutela dei Monumenti Verdi e su un nuovo e necessario approccio ecologico al diritto, parte da queste contraddizioni e si terrà a Siena nel Complesso Monumentale del Santa Maria della Scala il 5 e 6 ottobre. Prende le mosse proprio dal caso della Quercia delle Checche, primo esempio di pianta monumentale di valore naturalistico, storico e culturale riconosciuta dal Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali nel giugno del 2017. Questa esperienza di tutela – con le sue luci e le sue ombre – sarà infatti il punto di partenza per una riflessione più generale, dove la Quercia diventa il paradigma di un nuovo modello di tutela per l’ambiente ed il territorio, fondendo gli elementi naturalistici con quelli culturali, nell’ambito di un nuovo concetto allargato di “abitare” e di paesaggio come fatto culturale. Questa riflessione si colloca, non a caso, nell’anno Europeo del Patrimonio Culturale, ed intende proporre l’Italia come Paese esportatore di un nuovo modello di tutela. Un modello che consideri gli alberi come esseri senzienti e come tali aventi diritti che
l’uomo è tenuto ad affermare e tutelare se ha a cuore la sopravvivenza dell’intero pianeta.
Oltre agli aspetti storico, naturalistico e giuridico che verranno esaminati con relatori estremamente qualificati e conosciuti come massimi esperti nel loro settore, la sessione del sabato mattina 6 ottobre del convegno, per esempio, si occuperà approfonditamente dell’aspetto gestionale, e del ruolo partecipativo dei cittadini nella gestione dei monumenti verdi, nel ventesimo anniversario della firma della Convenzione di Aarhus sul diritto di accesso all’informazione e alla partecipazione e accesso alla giustizia in materia ambientale da parte di cittadini e Associazioni. Sarà presente anche una specifica sessione storica che definirà quanto uomo e natura abbiano agito in sinergia in un territorio che, oggi come ieri, non può permettersi di prescindere dal rispetto e dall’interazione verso il paesaggio.
Il convegno si pone l’obiettivo di tracciare le linee guida nel settore della tutela dei Monumenti Verdi e del nuovo approccio ecologico al diritto, in una fase in cui il tema è fortemente percepito da cittadini e istituzioni ma il dibattito nazionale e internazionale ancora estremamente timido. L’idea è quella di trarre da questi lavori
una Carta di Siena, che possa rappresentare un riferimento culturale efficace e profondo per le comunità e per le istituzioni.

QUALCHE INFORMAZIONE IN PIÚ SUL CASO DELLA QUERCIA DELLE CHECCHE.

Questo albero non è solo un albero. Porta il segno delle mani callose che si sono appoggiate, del lavoro, degli incontri notturni magici e segreti di ogni tempo, ha il cuore ruggente della resistenza e l’energia che anima la magnifica terra in cui è cresciuto. Così parla della Quercia delle Checche Alfiero Mazzuoli, di Opera Val
d’Orcia, che per tanti anni ha lavorato con i marchesi Iris e Antonio Origo e ancora vive a La Foce. Quella corteccia, quei rami hanno fortificato le zolle del cuore di generazioni e generazioni. “Prima qui c’erano tante querce, le hanno tagliate per farci le traversine per la ferrovia – racconta –avrebbero tagliato anche questa se non fosse passato per caso nell’immediato dopoguerra il marchese Antonio Origo che di fronte ai tagli indiscriminati si arrabbiò non poco. Era un omone grande e imponente… Insomma, tagliarono quasi tutto, ma lasciarono questa qui…”
La Madre Quercia porta quindi inciso il segno identitario del coraggio di uomini e donne in carne e ossa che nel corso della storia recente si sono battuti perché il territorio non venisse spogliato del suo valore culturale, perché fosse vincolato e difeso dalla comunità. A maggior ragione dopo una notte di follia di Ferragosto del
2014.
Nasce tutto da lì, la crisi della Quercia, ma anche la rivolta umana e civile della popolazione. La distruzione di un simbolo di bellezza e la ricostituzione di un tessuto di valore attento e generoso attraverso la formazione di un comitato di cittadini SOS Quercia delle Checche, che nel corso del tempo si è trasformato in Opera Val d’Orcia.
Nell’evento drammatico di quattro anni fa l’albero subì un danno enorme. La grande branca orizzontale cadde anche in ragione delle tante persone che vi salivano, a volte anche simultaneamente, per scalare la pianta, dondolarsi o semplicemente per farsi foto. Fu poi determinato che le micro fratture con il tempo avevano prodotto il distaccamento.
Da quel 2014 sono successe tante cose. Poco sul piano della cura e della manutenzione. Tanto sull’auto-organizzazione della comunità per difendere dai  vandali e dall’incompetenza questo simbolo identitario della Val d’Orcia. Nessuno ha fatto niente per sanare la pianta storica, nonostante lo studio di Daniele Zanzi
spiegasse come a causa della ferita causata dal crollo del 2014 “la pianta avrebbe avuto necessità di una serie di interventi per consentirne la sopravvivenza, oltreché di un monitoraggio periodico”. Indicando anche in una relazione consegnata al Comune di Pienza nel marzo del 2015 quali fossero questi interventi urgenti; tra
questi la “messa in opera di sostegni e messa in opera di cavi in quota, laddove necessario”.
I mesi sono diventati anni…
Sull’onda della partecipazione responsabile e tenace e della passione civile il ministero del Beni Culturali nel giugno del 2017 ha riconosciuto la Quercia delle Checche come un bene immobile da sottoporre a tutela, come albero monumentale perché “di particolare interesse pubblico”. Di fatto diventando il primo Monumento Verde d’Italia e avviando una grande rivoluzione copernicana nel mondo del diritto rivolto ai monumenti opera della natura . 
Poi nell’agosto del 2017, nonostante l’impegno di cittadini e MIBACT, ha ceduto anche la grande branca orizzontale, probabilmente per recuperare il secolare equilibrio statico perduto con l’evento del 2014. Solo successivamente a questo ennesimo danno sono stati eseguiti i lavori di sostegno della Querciona. Alberomonumento con le stampelle, ma pur sempre simbolo di una rinascita civile comunitaria e seme di futuro.
SU OPERA VALDORCIA.
Partendo dal conflitto dialettico sulla Quercia delle Checche ferita e non curata i cittadini nel 2017 hanno fatto un passo in più, rispetto al comitato costituito da volontari SOS Quercia delle Checche, fondando Opera Val d’Orcia, congiuntamente alle locali Italia Nostra, Club Unesco, Legambiente. Non solo una nuova associazione,
ma un progetto di costruzione sul territorio di un agire culturale, per coniugare tradizione e contemporaneità. Un operare con le radici nella terra fertile della storia e i piedi poggiati in quello spazio dell’abitare consapevole toccato dalla vicinanza dell’essenza delle cose. Quindi per sua natura innovativo, sperimentale. Il nome
Opera racconta questa vocazione. Perché sta per Opera d’arte, per Opera della natura, Opera del lavoro, di quel lavoro millenario che ha disegnato il paesaggio e l’abitare di queste magnifiche terre. I contadini chiamavano opera o opra un mutuo sostegno, un servizio fatto per altri senza compenso.
L’associazione culturale, aperta è senza fini di lucro, attenta al territorio e alle dinamiche culturali,  antropologiche ed educative, desidera essere luogo di proposizione e progettualità anche nella direzione di buone pratiche e sostenibilità, immaginando che nelle piccole realtà si possa intervenire per sostenere la crescita di cittadini migliori e più consapevoli. Questo convegno, che prende le mosse da una vicenda come quella della Quercia delle Checche per discutere di nuove modalità di tutela dei monumenti verdi con un approccio nuovo ed ecologico al diritto, ne è un esempio.
Citando Marc Augè: “I paesaggi sono fatti culturali, poiché sempre abitati, percepiti e trasformati dall’azione e dalla presenza umana, e dunque doppiamente diversi e significativi in funzione della loro situazione geografica e delle società umane che li hanno plasmati”.

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