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Gli sviluppi della questione geotermica

di Fabrizio Pinzuti

AMIATA. Ripensamento, se non proprio cambiamento di rotta, della Regione, delle forze politiche e perfino del Governo in tema di geotermia? E’ solo una domanda, ma che sorge spontanea di fronte ad alcuni elementi nuovi.

Recentemente il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, in reazione a chi gli rimproverava di aver sacrificato l’Amiata, ha risposto: “La risorsa geotermica è preziosa per l’Amiata e anche per la Toscana. Ma il suo sviluppo deve essere compatibile con le ragioni dell’ambiente, della salute e delle altre vocazioni economiche del territorio. E quando questo equilibrio è sembrato compromettersi, siamo intervenuti con determinazione, come abbiamo fatto con la moratoria. Questa è la politica della Regione. Con questo e non con altro occorre confrontarsi”. Dopo la moratoria voluta da Rossi non c’è stato peraltro il temuto via libera ai tanti progetti rimasti in frigo, anzi si è registrata un’insolita apertura alle esigenze dei territori. «È finita la moratoria – ha detto Rossi – e ci sono tutte le condizioni perché cambino le politiche regionali e per chiedere alla geotermia di essere volano vero di sviluppo che crea occupazione».

Le novità passano per una proposta, che è stata presentata dal capogruppo del Pd Leonardo Marras «che ci consentirà – ha spiegato Rossi – di fare un valutazione più appropriata delle domande che ci prevengono: vogliamo che la domanda di ricerca sia corredata da un progetto che ci faccia capire che cosa avviene nel giorno in cui si trovasse qualcosa. Quando, poi, andremo all’eventuale domanda di apertura di un impianto, dovrà essere condizionata a una conferenza dei servizi che coinvolga anche i Comuni. E la valutazione dovrà tenere conto «non solo della congruità urbanistica, ma anche dell’impatto paesaggistico, dell’impatto ambientale e anche dell’impatto occupazionale. Sull’Amiata la geotermia non produce quegli effetti di sviluppo e di occupazione che ci aspettiamo» e le ricadute solo in termini compensativi per i Comuni non convincono più Rossi. Sicuramente hanno pesato in queste aperture l’opposizione dei cittadini e delle amministrazioni comunali dell’Amiata e della Val D’Orcia, dove si vorrebbe installare il secondo dei dieci impianti geotermici pilota del piano Berlusconi-Scajola, Né la Regione sembra essersi limitata alle dichiarazioni di principio. Centinaia sono state le osservazioni al progetto inviate al Ministero dell’Ambiente da parte di cittadini ed anche dei comuni (che pure in passato avevano accettato la invasiva geotermia dell’Amiata) in difesa di uno dei distretti agroalimentari più importante del Paese e in una area tutelata dall’Unesco. Anche la Regione Toscana, da anni in difesa strenua della geotermia, invia preoccupate osservazioni al Ministero e dichiara per bocca del suo assessore all’Ambiente che la Regione, di fronte alle numerose richieste (foraggiate da elevatissimi incentivi pagati sulle bollette elettriche dei cittadini e delle imprese italiane) “sta elaborando una proposta di aree non idonee per la geotermia … distinguendo le zone della Toscana dove sarà possibile presentare progetti, da quelle in cui sarà sconsigliato farlo”.

Dal canto suo il capogruppo PD in regione Marras specifica: “Lo sfruttamento dell’energia geotermica non è una materia nuova da governare attraverso continue pause e rinvii. È da tempo arrivato il momento di elaborare una norma chiara che ne tracci le regole nella nostra regione. Ho preso un impegno con il mio territorio in campagna elettorale e voglio portarlo avanti fino in fondo. In accordo con i sindaci della provincia di Grosseto, e i consiglieri regionali delle province di Pisa e Siena abbiamo elaborato e depositato una risoluzione che presenteremo presto in Consiglio”.

“Da troppo tempo si discute di geotermia buona o cattiva – prosegue Marras -, ma non è questo il punto. Credo, piuttosto, che la risposta al dilemma ce la dia la legislazione regionale recente e si incentri su una delle nostre risorse principali: il paesaggio … È importante riaffermare il valore strategico dell’energia geotermica, anche dal punto di vista delle ricadute economiche e occupazionali che ha sui territori interessati, ma – continua Marras – sono convinto che sia necessario coniugarne lo sviluppo della produzione con la sua integrazione con il territorio, definire norme omogenee di gestione dei programmi di ricerca e coltivazione della geotermia, che siano compatibili con  le caratteristiche del paesaggio e con la normativa che ne disciplina la conservazione e la trasformazione. Bisogna, insomma, scegliere individuando consapevolmente le compatibilità e le tolleranze degli interventi”. “Oltre alle dovute valutazioni di carattere ambientale – conclude Marras -, si compie anche un importante passo in avanti. Prevedendo l’utilizzo della conferenza di pianificazione, così come accade per le altre attività che si insediano nel territorio aperto, si rimettono al centro i Comuni, perché non è possibile generalizzare con una risposta, di concessione o negazione, per tutta la regione; ogni territorio ha le proprie caratteristiche e il Comune è l’ente che meglio può valutare l’opportunità di permettere o meno la costruzione di impianti per lo sfruttamento geotermico. Le ricchezze dei nostri territori stanno proprio nelle differenze. Rispettarle non vuol dire assumere atteggiamenti conservatori, ma saper integrare la macro programmazione economica con la micro differenziazione, saper cogliere e valorizzare i punti di forza delle singole aree”. Il Pd, in qualità di partito di maggioranza, ha prodotto un documento (risoluzione) che è stato discusso nell’ultima seduta dell’Assemblea (22 e 23 settembre), per impegnare la Giunta a definire quali saranno i pozzi esplorativi ed i criteri per la loro corretta distribuzione sul territorio.

Per questi motivi Vittorio Fagioli, della rete NOGESI (no alla geotermia speculativa e inquinante) attiva nella zona dell’Alfina e dell’Orvietano, chiede che anche la Regione Umbria adotti orientamenti e misure analoghe a quella della Toscana. Sulla base dei numerosi contatti avuti con il Governo, Fagioli ritiene inoltre che proprio da parte dell’Esecutivo si stia valutando il fallimento del piano Berlusconi-Scaloja del 2010. “Non si può infatti portare avanti un piano di espansione della geotermia che appare procedere in modo frettoloso, improvvisato e per giunta a dispetto delle popolazioni locali. Non ci si può basare solo sul consenso di strutture politiche spesso troppo sensibili al lavoro lobbistico delle imprese. Serve una nuova normativa, sia a livello nazionale che regionale, che pianifichi le aree di sfruttamento geotermico e definisca le zone a rischio e quelle non adatte a tali insediamenti industriali a salvaguardia delle economie già esistenti, nelle quali questo sfruttamento non può avvenire … limitiamo l’uso della geotermia alla bassa entalpia (pompe di calore) ed ai fini termali, non c’è alcun bisogno di produrre ancora energia elettrica da tale fonte né da altra, essendo una delle cose che oggi in questo Paese, in calo di consumi, non manca. Non possiamo permetterci di affossare le economie già realizzate e l’ambiente dei nostri territori per ingrossare, dentro la crisi che attanaglia il Paese, i conti in banca di aziende interessate solo ai lauti guadagni garantiti dal piano Berlusconi-Scajola”.

Da ultimo ricordiamo che, a livello nazionale, il Governo Renzi ha impugnato – tramite un ricorso alla Corte Costituzionale – il provvedimento di moratoria di Rossi, con la motivazione che si tratta di atto “contrastante con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia” e se da un lato non è ancora dato sapere come finirà il “contenzioso”, nei fatti non ha inciso sui termini della moratoria, che è giunta a regolare scadenza. I soliti maliziosi dicono che moratoria e nuove posizioni vanno ricondotte alla corsa in atto per la segreteria del PD, a cui Enrico Rossi si è candidato. Non sembra però si tratti di una disputa Renzi-Rossi. Infatti su tutta la questione geotermia il Parlamento ha manifestato interesse attraverso numerose audizioni delle commissioni competenti, riservandosi di varare quanto prima un nuovo strumento normativo.

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