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Due diverse posizioni sulla geotermia

di Fabrizio Pinzuti

AMIATA. Per riassumere le diverse posizioni sulla geotermia, crediamo utile il raffronto fra due articoli: Il primo, apparso su Fonti Alternative del 12.1.16, è di Diego Vitali, che si definisce comunicatore di territorio e sviluppo, e porta il titolo “gli ambientalisti contro l’energia pulita”.                                                                                    

“Il buon Albert Einstein diceva sempre “solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”. Forse avrebbe dovuto aggiungerne una terza: i No degli ambientalisti. Infatti sembra che non ci sia limite ai “No” che si possono dire in Italia: dai No Tav ai No Triv, dai No Tap ai No Oil, dai No Expo ai No Post Expo (sembra una battuta, ma è vero). Per non farci mancare nulla, all’elenco dei gruppi contrari a opere di pubblica utilità si aggiungono i No Geotermia, che si oppongono ai nuovi progetti di sfruttamento dell’energia geotermica in Italia. La cosa buffa è che quella geotermica è una fonte di energia rinnovabile, e quindi verde, ancora non molto diffusa nel mondo ma in crescita. La geotermia si basa sullo sfruttamento del calore naturale che proviene dal suolo ed è molto sfruttata da paesi il cui territorio è ricco di vulcani, come l’Islanda, dove arriva a coprire il 30% del fabbisogno nazionale e a scaldare ben l’85% delle case. Da noi siamo ancora molto indietro, praticamente l’unica regione ad ospitare delle centrali geotermiche è la Toscana, anche se proprio qui sorge il più grande impianto al mondo, quello del Monte Amiata. Ed è proprio qui che si combatte la battaglia. «Il nemico è l’ignoranza, fermiamoci, riflettiamo e variamo le regole perché sia garantito che il dilagare delle trivelle non causi terremoti, subsidenza, inquinamento delle acque» dice Vittorio Fagioli, portavoce della Rete nazionale No Gesi – (sic!) – (Geotermia elettrica speculativa e inquinante). Accuse che tuttavia non sono mai state dimostrate, ma questo non sembra disturbare nessuno. Il monopolio era sempre stato detenuto da Enel Green Power, mentre negli ultimi anni due decreti, il 22 del 2010 e il 28 del 2011, hanno liberalizzato il settore, autorizzando 10 progetti pilota di sfruttamento geotermico. Ovviamente la cosa ha scatenato le ire degli ambientalisti, che come sempre paventano la distruzione dell’ambiente da parte di biechi affaristi senza scrupoli. Mi sembra un tipico caso di “darsi da soli la zappa sui piedi”, dato che l’energia geotermica, che è considerata pulita e ad emissioni zero, potrebbe aiutare a incrementare il peso delle fonti alternative e a ridurre la dipendenza del nostro paese dal carbone, che è in assoluto la fonte più inquinante. E infatti Paolo Frankl, direttore dell’unità rinnovabili dell’Agenzia internazionale dell’energia, ammonisce: «I lavori delle centrali devono essere fatti a regola d’arte, vanno rispettate le procedure di impatto ambientale, ma la geotermia è e resta energia pulita. E noi abbiamo un disperato bisogno delle tecnologie pulite per fare passi avanti verso la decarbonizzazione». Ça va sans dire, non si possono permettere progetti di sviluppo che violino le severe normative ambientali italiane. Le opere devono essere realizzate nel rispetto delle leggi e dell’ambiente, che è patrimonio di tutti. Ma detto questo, perché essere sempre e comunque contro qualunque nuovo progetto energetico, anche quelli realizzati nel rispetto dell’ambiente? La mia opinione è che ormai nel nostro paese sia quasi diventato un riflesso condizionato. Vuoi realizzare una grande opera pubblica in grado di creare posti di lavoro e ricchezza e magari ridurre la dipendenza energetica dalle fonti inquinanti e dall’estero (e alleggerire così anche la bolletta della corrente)? Non puoi! Perché? Perché no, ecco perché! E intanto che si perde tempo a fare ostruzionismo, l’economia italiana stenta a riprendersi e i giovani fuggono all’estero. Ma questo al grande e trasversale partito del No non interessa.

Assai pacata la risposta di Roberto Barocci, di SOS Geotermia.

“Le emissioni degli impianti geotermici variano notevolmente da zona a zona, a seconda sia della natura mineralogica del bacino geotermico, che delle tecnologie utilizzate. Pertanto non si può mai generalizzare. Le altissime temperature, con cui risalgono in superficie i vapori, fondono di norma i minerali, i cui elementi vengono rilasciati in atmosfera dalle centrali ENEL di più vecchia generazione, come quelle in Amiata. Esse immettono, nonostante il discreto abbattimento dei filtri per alcuni inquinanti, quantità rilevanti di CO2, ammoniaca, H2S, mercurio, arsenico e altri materiali. Come si può constatare da articoli recenti (1) di scienziati autorevoli (2), le emissioni della geotermia dell’Amiata rappresentano il 17,7% per l’ammoniaca e il 42,5% per il mercurio di tutte le emissioni italiane relative ai settori industriali. Per quanto riguarda le emissioni climalteranti delle centrali geotermiche dell’Amiata, il prof. Riccardo Basosi scrive in un recente studio (3), validato dalla comunità scientifica internazionale, che: “dal punto di vista dell’ACP [potenziale di acidificazione], l’impatto derivante dall’energia prodotta dalle centrali geotermoelettriche del Monte Amiata è in media 2,2 volte maggiore dell’impatto di una centrale a carbone. Il valore medio dell’ACP di Bagnore 3 è 4,3 volte più alto di una centrale a carbone e circa 35,6 volte più alto di una centrale a gas“. Come definire coloro che chiedono di continuare a finanziare tali produzioni di energia come rinnovabili e pulite? Dall’Amiata si emettono, come detto, alte quantità di ammoniaca, che contribuiscono alla formazione delle polveri sottili Pm10 e Pm 2,5; sono trasportate a molte decine di Km di distanza e in atmosfera subiscono varie reazioni chimiche. Sulle più autorevoli riviste scientifiche americane (4) (5) è aperto un dibattito sia sul costo sanitario delle emissioni di ammoniaca, stimato di recente pari a 100 dollari al kg, che sulla convenienza o meno di incrementare le produzioni agricole in USA per l’esportazione di cereali e carne, che richiedono dosi notevoli di concimi ammoniacali. L’ammoniaca è infatti universalmente riconosciuta come un precursore del particolato inorganico, i cui effetti pericolosi e nocivi per la salute umana sono ormai accertati da almeno un decennio. Le polveri sottili sono costituite chimicamente, per circa il 70%, da sali ammoniacali: Nitrato di Ammonio e Solfato di Ammonio. Mentre dalle aree industriali e dalle città provengono per lo più gli ossidi di zolfo e di azoto, l’ammoniaca di solito proviene dalle attività agricole di concimazione e di allevamento del bestiame. In Italia anche dalla geotermia dell’Amiata. Ciò nonostante, il danno sanitario alla popolazione non viene considerato. A denunciare tale situazione, è ancora il prof. Basosi, che scrive: “Paulot e Jacob, chimici dell’Harvard University (tiny.cc/PaulotJacob), descrivono le modalità di interazione dell’NH3 in atmosfera per formare particelle nocive e calcolano che l‘impatto sulla salute umana (secondo l’EPA) negli Stati Uniti è pari a 100 $ al kg di NH3 emesso in atmosfera. Il problema dell’ammoniaca è stato discusso nel 2014 anche da Eric Stokstad sulla rivista Science giungendo alle stesse conclusioni (tiny.cc/Stokstad). A livello europeo, il CAFE (tiny.cc/CAFE) aveva quantificato nel 2005 i danni generati dall’NH3 specifici per l’Italia in media pari a 20,5 euro/kg di NH3“. Pertanto il costo sanitario annuo delle emissioni di ammoniaca dalle centrali geotermiche dell’Amiata, che sono ammontate nel 2010 a 4.334 tonnellate, è stimato solo per quell’anno in oltre 90 milioni di euro. Cifre simili vengono invece date al gestore degli impianti sotto forma di incentivi per le energie rinnovabili. Uno studio epidemiologico del CNR del 2010, aggiornato nel 2012 ha accertato che in Amiata per 54 patologie ci sono evidenti correlazioni statisticamente significative (6) tra l’aumento dei casi accertati di tali malattie e le concentrazioni crescenti di mercurio, arsenico, acido solfidrico… misurate nei paesi geotermici e prodotte in gran quantità anche dalle centrali geotermiche. Dall’analisi dei dati prodotti in suddetti studi emerge che nei maschi residenti nei comuni geotermici dell’Amiata si registra un eccesso statisticamente significativo (7) del + 13% (2010) e +10% (2012). Per tutti i tumori sono segnalati eccessi statisticamente significativi intorno al + 30% in diversi comuni. È accertato anche in tali studi che non hanno rilevanza i presunti “diversi stili di vita” delle popolazioni locali, inizialmente ipotizzati dalla Giunta della Regione Toscana. Per questi motivi chiediamo che le centrali geotermiche in Amiata siano chiuse”.

Note

(1) Riccardo Basosi e Mirko Bravi: “Geotermia d’impatto” pubblicato sulla rivista QualEnergia del Giugno/Luglio 2015

(2) Riccardo Basosi, ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Siena, è stato nominato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, quale Rappresentante italiano per le innovazioni energetiche nel Comitato di Horizon 2020, Programma quadro della ricerca europea per il periodo 2014-2020

(3) M. Bravi-R. Basosi, Environmental impact of electricity from selected geothermal power plants in Italy, in “Journal of Cleaner Production”, 66 (2014), pp. 301-308

(4) F.Paulot e D.J.Jacob, Hidden Cost of U.S. Agricultural Exports: Particulate Matter from Ammonia Emissions” in Environmental science & technology, 2014, 48 (2), pp 903–908

(5) Erik Stokstad, Ammonia Pollution From Farming May Exact Hefty Health Costs, in Science 17 January 2014: Vol. 343

(6) Si legga l’Allegato 6 dal titolo “Correlazione Ambiente e Salute: dati significativi” a questo documento.

(7) Pag.162 dello Studio ARS

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